search
top

Aspirazione al bene, riflessioni su Mantra&Meditazione di Swami Ritavan , Camaldoli maggio ’25 n. 1

Quanti “mantra” ruotano in senso inverso, sono sorti dall’egoismo e senza fatica invadono la mente con lo scopo di far proliferare contenuti non funzionali alla propria crescita interiore, per consolidare il senso del mio io, senza alcun scopo etico.

Se la strada è diversa, se è alimentata da una aspirazione al bene, ad una consapevole aspirazione al bene, allora tra il mantra e i pensieri prende forma una coscienza che via via si accende e si illumina. Tra mantra e pensiero può apparire, velato ancora dall’ombra del karma, la coscienza del ‘volto’ sfumato del Sè.

La coscienza porta in sé, nel coacervo karmico, i desideri più o meno maculati del proprio egoismo per trasformarli in qualcosa di diverso, di “nuovo”. La zattera che mi ha portato all’altra sponda si dissolve al mettere il piede su quest’altra terra. Questa zattera è il mantra, è la cresta dell’onda su cui restare in equilibrio per giungere sull’altra riva in cui anch’essa si dissolverà nell’esperienza del “tat tvam asi”, “tu sei quello”.

Le parole mi possono aiutare nel guardarmi. Lascio da parte le parole che pronuncio con superficialità e anche quelle che fischietto per accompagnarmi lungo la strada. Anche queste mi aiutano a guardarmi, allorché mi ‘accorgo’ della loro presenza, ma i mantra hanno tra tutte le parole che mi girano per la mente, un ruolo importante, scavano un solco nella mia mente così da far scivolare via i pensieri. Verso i pensieri tutte le pratiche yoga mi mettono in guardia, i pensieri assai spesso si intrecciano nella mia mente e quasi senza volerlo creano una matassa assai intricata.

I mantra sono un pensiero, sono una parola o poche parole amalgamate e fuse tra loro in una unità armoniosa. Nell’affacciarmi a questa realtà posso trovare una strada per intravedere una lucina da seguire. Tutti i mantra sono un supporto per allentare i pensieri radicati nella mente ma agiscono con potenzialità diverse.

Un maestro ti risolve il dubbio nella scelta ma nella società secolarizzata di oggi siamo sempre più spesso maestri di noi stessi, spesso però con la presunzione di essere finanche saggi. Come prima cosa dobbiamo orientare la mente così da farla scivolare in sintonia con la sorgente luminosa del mantra. La luce che li anima è in realtà null’altro che la nostra luce interiore che si riflette nell’intensità della nostra domanda.

Il mantra è un compagno di viaggio, dapprima ci chiama con una voce sonora, poi con un cenno, poi ancora con uno sguardo e infine ci cammina accanto, in silenzio. È una presenza che non si vede guardandomi attorno ma sento che è qui e diviene un’onda quieta di fiducia.
Dicevo degli svariati volti che assume. Può apparirci più densa all’inizio del nostro viaggio, poi via via si fa sempre più trasparente. Non sono qualità diverse che si acquisiscono con la pratica, sono tutte sempre presenti, coesistono assieme in una dimensione che non ha un prima e un dopo, sono una Matrioska in cui tutto coesiste, celato l’uno nell’altro. L’abilità del praticante consiste nel saper far emergere quella sonorità che sappia accompagnarlo.

 

Rodolfo S.

Comments are closed.

top