Bhagavad Gita, introduzione e traccia per una sua lettura
La Bhagavad Gita è un testo che dagli anni ’80 mi ha accompagnato con gli insegnamenti di Krishna ad Arjuna. Il testo approfondisce tre vie spirituali, la via della conoscenza, la via dell’azione e la via della contemplazione
Nel seguire i temi che più mi coinvolgono traccio queste linee guida che via via affronterò, in gran parte raccogliendo i passi che ne parlano:
1 Il contesto: la guerra tra i Pandava e i Kaurava
2 Il dubbio: ruolo di Arjuna e l’insegnamento di Krishna
3 I guna
4 Dio
5 Bhakti yoga
6 Jnana yoga
7 Karma yoga
Ogni argomento è aperto da una citazione pertinente, eventualmente da ripetere anche alla fine della riflessione. Questi brevi passi, o anche una sola parola, diventa un Likhita Japa, una occasione per una meditazione scritta. Questo Japa spoglia ogni parola, ogni lettera finanche l’inchiostro stesso da ogni oggettività e aiuta a cogliere il segreto che la parola vela.
Ci siamo trovati a La Pagoda ad approfondire la lettura della Bhagavad Gita. E’ un testo che delinea, come dicevo, tre percorsi principali di pratica. O la Via della conoscenza, lo Jnanayoga, o la Via dell’azione il Karmayoga, o quella della devozione, Bhaktiyoga.
Via della conoscenza, lo Jnanayoga, è la prima ad essere presentata nel libro. E’ l’essenza più profonda ed essenziale in cui il mio sé, la mia identità, si scopre essere parte del Sè. E’ un percorso arduo, con tante insidie. Arduo: per la fermezza della concentrazione che viene richiesta; insidie: per i facili fraintendimenti che affascinano il praticante.
La Via del Karmayoga si avvicina di più all’esperienza quotidiana ed è relativamente più immediata da seguire. Non sei più in meditazione al cospetto dell’essenza della realtà, ma sei nel quotidiano. Qui il praticante deve trovare la chiave per trasformare il modo di porsi davanti a quel coacervo karmico che caratterizza il samsara, il divenire. Imparo ad agire non tanto mirando ad un risultato, sbilanciandomi cioè in avanti spinto dal mio egoismo. Sono chiamato a cogliere che già nell’agire stesso posso scorgere quel dono che la vita mi offre per rendere ad essa omaggio. In questa pratica si diffonde, implicita in essa, la gratitudine del poter agire in vista del bene. Questo bene può prendere l’aspetto del mio quotidiano o quello di un agire altruistico, fino anche ad operare per il bene di ogni essere.
La terza Via, quella della devozione, ci dice la Bhagavad Gita che è la più semplice e immediata per incontrare il divino. Può essere colta, praticata e vissuta in ogni momento. Non mi occorre uno studio, nè coglierla come l’ombra vitale di ogni mia azione. La Via della Bhakti è presente ogni momento, è uno slancio del cuore, domanda e risposta assieme, è dono che sgorga da un’intima amicizia con questo Amico per eccellenza. E’ un dialogo con il creatore, come un amante con il suo amato. Richiede di sgretolare il muro dell’arroganza e della presunzione. Vivo di una gioia che non si oppone al male ma che travalica sia il male che il bene. E’ la gioia di essere ogni momento al cospetto del divino, che è velato dalle vicissitudini del quotidiano o dai limiti della razionalità o dalla stessa idea che ho di fede. Eppure è una intuizione del cuore che mi fa procedere oltre ogni ostatolo, oltre ogni piacere, per incontrare Lui.
La cesura dei capitoli indica la rilevanza degli argomenti: dopo il primo capitolo che introduce al tema dell’opera, Jnana e Karma yoga si sviluppano nei cinque capitoli successivi, dal secondo al sesto. Dal settimo al diciottesimo capitolo l’autore si sofferma sulla devozione e sul Bhakti yoga.
Pur essendo usualmente attratti dai primi capitoli, bisogna tener presente il peso (dodici capitoli, i due terzi dell’opera) dato alla via della devozione. E’ alla luce di queste considerazioni che ho articolato la mia riflessione in una chiarificazione del contesto in cui si sviluppa l’opera. Quindi sul tema del dubbio da cui è pervaso Arjuna. Al peso che già in queste letture assolvono i guna, un coacervo di abitudini assieme alle aspirazioni da esse prodotte. Lo sguardo divino di Krishna che dapprima si manifesta come amico e compagno di Arjuna per rivelarsi poi nella sua smisurata potenza e grandezza che ammutolisce interlocutore. Ho cercato quindi in primo luogo di cogliere il senso del Bhakti yoga, e a seguire il ruolo dello Jnana yoga e del Karma yoga, cui usualmente si dà più rilievo.
Rodolfo S.