search
top

Il sentimento del silenzio. Riflessioni su “Mantra&Meditazione” di Swami Ritavan Camaldoli maggio ’25 n. 6

6

Il mantra risiede silente nel cuore e risuona in ogni cellula del corpo, tutto il corpo “canta”. L’atman e il brahaman, nel mio cuore e nel cosmo tutto, sono l’eco profondo del mantra che risuona: Om tat sat. Questo mantra, che guarda all’Assoluto, è accompagnato dal neti, neti, la disentificazione da ogni addensamento egoico. Namah, lode a Dio, nulla è mio, tutto appertiene al Signore. Come dice la Bhagavad Gita (VI,6): “Il Sè è amico di colui per il quale il sè è stato vinto dal Sè”.

Il sentimento è un punto nevralgico. Sviluppiamo il sentimento del silenzio: io-mantra-Dio. Si placano le onde agitate nel lago della mente ed emerge l’eco della profondità, un silenzio senza parole. Il sentimento, accendendosi a queste profondità, diviene sentimento dell’unità.

La meditazione non è qualcosa da fare, è qualcosa da essere, essere nella meditazione. La preghiera è il grande mantra vedico: “Dal non essere fammi andare all’essere/ dalla tenebra fami andare alla luce/dalla morte fammi andare all’immortalità” (Brihad-aranyaka Upanishad, I,3,27).

In realtà non sono io a meditare, la meditazione mi ‘prende ‘, è il mantra che mi conduce, invitiamolo allora a guidarci. Tutte le cellule del corpo danzano in unità con il divino. Io appartengo a Dio; io sono tuo, ti guado faccia a faccia; io in te, tu in me affinché si sia perfetti nell’unità. Il mantra si dissolve nel corpo, il corpo è animato dal mantra. Tat tvam asi.

 

Comments are closed.

top