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La calma della mente

Shikantanza, o zazen, non è altro che essere se stessi. Quando non ci aspettiamo niente possiamo essere noi stessi. Questa è la nostra via: vivere pienamente ogni attimo di tempo. E’ una pratica che continua per sempre.
Si dice “ogni attimo”, ma nella pratica reale un “attimo” è gia troppo lungo, perchè in quell’”attimo” la tua mente si occupa già di seguire il respiro. Per questo si dice anche “in una schiocco di dita ci sono milioni di istanti di tempo”: così si può enfatizzare la sensazione di esistere in ogni singolo attimo. Allora la tua mente è molto tranquilla.
Cerca dunque di sedere in shikantanza per un certo tempo ogni giorno, senza muoverti, senza aspettarti niente, come se fossi arrivato al tuo ultimo istante di vita. Attimo dopo attimo percepisci il tuo ultimo istante. In ogni inspirazione e in ogni espirazione ci sono infiniti istanti di tempo: è tua intenzione vivere ognuno di essi.
Comincia espirando con delicatezza, poi inspira: la calma della mente è oltre la fine dell’espirazione. Se espiri con delicatezza, senza neanche cercare  di espirare, entri nella perfetta calma della mente. Non esisti più. Quando espiri così, poi l’inspirazione partirà da quel punto, con naturalezza. Il tuo corpo viene pervaso da tutto quel buon sangue fresco che vi porta tutto quanto, da fuori; ne sei totalmente rinfrescato. Poi cominci a espirare, a estendere alla vacuità quella sensazione di freschezza. In questo modo, attimo dopo attimo, senza cercare di fare niente, continui shikantanza.
Uno shikantanza completo puo essere difficile a causa del male alle gambe quando stai seduto nella posizione del loto; ma puoi farlo anche se ti fanno male le gambe. Anche se la tua pratica non è abbastanza buona, puoi farcela. Il tuo respiro svanisce poco a poco, sfumando nella vacuità: carta bianca, vuota. Quello è shikantanza. Il punto importante è l’espirazione: invece di cercare di percepire te stesso quando inspiri, svanisci nella vacuità mentre espiri.
Se pratichi così nel tuo ultimo istante di vita, non avrai nulla da temere. Di fatto, la meta a cui si mira è la vacuità: dopo aver espirato completamente con questo sentimento si diventa una cosa sola con il tutto. Se sei ancora vivo inspirerai di nuovo spontaneamente. “Oh, sono ancora vivo! Per fortuna, o per sfortuna!” E poi cominci a espirare e a sfumare nella vacuità. […].
Quando fai questa pratica non ti puoi arrabbiare più per un nonnulla. Se ti interessa di più inspirare che espirare, invece, ti arrabbierai con una certa facilità; cerchi sempre di restare vivo. […] Per noi la grande gioia è espirare, più che inspirare. […].
E’ molto importante prendersi cura dell’espirazione. Morire è molto più importante che cercare di restare in vita. Quando cerchiamo di restare vivi abbiamo problemi; invece di cercare di essere vivi o attivi, se riusciamo a essere calmi e a svanire nella vacuità allora staremo bene, naturalmente. Il Buddha si prende cura di noi. Poichè abbiamo abbandonato il seno di nostra madre non ci sentiamo più come il suo bambino. Eppure sfumare nella vacuità può dare la stessa sensazione di quando eravamo attaccati al seno di nostra madre: sentiremo che lei si prenderà cura di noi. Attimo dopo attimo non perdete la pratica di shikantanza. […].
Così siamo felici, siamo liberi. Ci sentiamo liberi di esprimere noi stessi perchè siamo pronti a sfumare nella vacuità. Quando cerchiamo di essere attivi e speciali e di compiere qualche cosa non ci possiamo esprimere: verrà espresso il piccolo sé, ma il grande sé  non comparirà uscendo , esso, dalla vacuità. Dalla vacuità compare soltanto il grande sé. E’ questo shikantanza, va bene? Non è poi così difficile, se ci provate. Molte grazie.

Shunryu Suzuki

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