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Musica da cavità vuote

“Gioia, rabbia, dolore, piacere, ansia, rimpianti, volubilità, rigidità, modestia, caparbietà, bellezza, insolenze sono come  musica da cavità vuote”
Chuang Tze

Tutto quello che noi facciamo, viviamo, sentiamo, le nostre emozioni, sensazioni sono come le note di una canzone. A volte sono stonate, a volte armoniche e melodiose, ma sono comunque la nostra vita e come gli strumenti dal tamburo, alla chitarra, alla tromba siamo capaci di suonare grazie al vuoto. Se questi strumenti fossero pieni non sarebbero capaci di suonare, allo stesso modo se dentro di noi siamo già pieni di convinzioni, giudizi e idee su come dovrebbe essere la nostra vita non saremmo capaci di suonare alcuna musica, ma sempre la stessa nota. Quando a causa delle nostre paure proviamo a darci una stabilità, una spiegazione della vita, ci sottoponiamo a dei forti attriti e finiamo nella confusione, la nostre emozioni inizialmente incatenate vengono fuori ancora più forti e violente.
Fare spazio dentro di noi a ciò che c’è, a ciò che è spontaneo, innato, naturale è la melodia della nostra vita. A volte ci sentiamo delusi da come stanno andando le cose per noi, ci saremmo aspettati altro. ma ecco che subito ci risvegliamo e lasciamo andare le aspettative che stavano riempiendo il nostro spazio interiore, il nostro cuore e la nostra mente di un’unica nota , di un’unica possibilità per la nostra vita. Così creiamo di nuovo uno spazio dove quella delusione sentita può sfumare come una nota pizzicata sulla corda di una chitarra che sfuma nella cassa armonica. E subito dopo un’altra nota, magari di felicità e cosi si compone la canzone della nostra esistenza.
A volte il nostro strumento può tirar fuori delle note che proprio non ci aspettavamo, che stentiamo a capire da quanto sono dissonanti e stonate, ed ecco che magari siamo spinti a fare della cose dalla brama dell’ego, dalla ricerca del piacere, dalla voglia di elevarsi al disopra della mediocrità, e questo non ci piace.
Ajhan Chah diceva che se non fossimo mossi da una qualche forma di desiderio, nessuno si sarebbe mai recato in monastero ad ascoltare le parole del Buddha e a meditare. Il desiderio, che a volte diviene brama egoistica sotto la forza della spinta di ciò che chiede di esprimersi, è parte fondamentale della vita di noi esseri umani, magari di una vita che abbiamo cercato di imbrigliare. Rendersi conto di ciò e cercare quindi di lasciar perdere tutte le nostre aspirazioni è un grave rischio perchè può farci sentire ancora più bloccati e sottoporci al pericolo che le aspirazioni represse possano esplodere ancora più violentemente. La pratica di meditazione stessa, se fatta senza essere intimamente in contatto con ciò che si muove dentro di noi, può divenire uno strumento di oppressione anzichè di liberazione.
Essere profondamente in contatto a ciò che si manifesta dentro di noi qualunque cosa sia, sentire ciò che si nasconde sotto a tali manifestazioni, non costringere la vita verso ciò che vorremmo che sia, non piegare la nostra pratica verso ciò che pensiamo debba essere. Così potremo conservare la cavità vuota.

 

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