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Rinuncia

In verità, non è
chi rinunzia al mondo
colui che si perde;
ma perde se stesso
chi non vi rinunzia

Perché rimpiangere
ciò che non è da rimpiangere
in questo mondo?
Nella rinuncia
sta la salvezza

Saigyo

Camminare in una città sconosciuta in mezzo a persone sconosciute, essere in quel luogo vedere, assaporare, scoprire ma non essere di quel luogo non essere coinvolti nei ritmi, nella vita di quelle persone. Essere li vivo, attivo nell’ascolto delle sensazioni suscitate ma non essere coinvolto in prima persona nelle vicende.
Essere in quel mondo ma non perdersi in esso. Quando siamo coinvolti nei tran tran quotidiano di un luogo che conosciamo ne siamo sommersi e perdiamo di vista noi stessi, la nostra profonda natura. Ciò che vediamo e viviamo come sensazioni ed emozioni, sono solo le reazioni stratificate nel tempo dalle esperienze. Profondamente condizionati dalla cultura e ritmi propri di quell’ambiente, non più liberi di essere.
Rinunciare a questi ritmi, a queste esperienze, a questi condizionamenti significa rinunciare a questo mondo. Significa non perdere la propria individualità tenuta insieme dalle esperienze, dalla consuetudine, dell’immagine che abbiamo di noi stessi e che gli altri hanno di noi, ma ritrovare se stessi, la propria profondità dell’essere libera finalmente dalla maschera di un’individualità condizionata e fittizia.
Camminare e vedere gli altri, sentire le vite che ti scorrono accanto, così simili alla tua. Come te gioiscono, soffrono, sperano, cercano; come te così profondamente perse in questo mondo. Sommersi e intenti a tenere in vita un’io traditore, usurpatore, assetato di tutte le energie possibili, gioia e dolore tutto va bene pur di conservare un posto che non gli spetta. Invidia di chi ancora crede; rimpianto di quando ancora credevi; speranza di tornare a credeci. E’ nella rinuncia a questa catena che sta la libertà, nella rinuncia alla ricerca della felicità sta la felicità.

 

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