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“Umiltà” Conferenza ven 11 maggio 12 ad Arezzo

“Le Parole Abitate” Le parole sono luoghi in cui la coscienza dimora

L’UMILTA’ – Riflessioni sull’etica buddhista

L’incontro si svolgerà venerdì 11 maggio’12

ore 17.30 – 18.30

Presso l’INFORMAGIOVANI Piazza S. Agostino – AR  – Ingresso aperto a tutti

Relatore Rodolfo Savini

 

La via dell’apprendimento

Il concetto di umiltà è spesso associato a una scarsa considerazione di sé e dei propri mezzi, alla depressione e al senso d’impotenza, se non a un complesso di inferiorità o alla sensazione di non meritare nulla.

In questo modo si sottovalutano però i benefici dell’umiltà.

Se la boria è appannaggio dello sciocco, l’umiltà è infatti la virtù di chi comprende quello che deve ancora imparare e il cammino che deve ancora percorrere.

Gli umili non sono persone belle e intelligenti che si danno da fare per sembrare brutti e stupidi, ma solo individui che non danno importanza al loro io.

da Matthieu Ricard, Il gusto di essere felici, 2008 p.186 Sperling & Kupfer – tratto da: canonepali.net

Il mondo, v. 168

Tratto dal Dhammapada -   Canone Pali tradizione orale dal V sec.a.C. -  redatto nel  I sec a.C.

Non atteggiarti a falsa umiltà.
Segui con fermezza la tua meta.
La pratica diligente
porta all’appagamento
sia nel presente che nel futuro.

 

 Mangala sutta – Il discorso sulle benedizioni  dal Canone Pali

 Essere umili e gentili,

contentarsi di una vita semplice,

mostrare gratitudine,

ascoltare il Dhamma a tempo debito.

Questa è la più elevata benedizione

 

L’inchino

Nella nostra società sta diventando sempre meno comune manifestare rispetto e riverenza. Una delle ragioni potrebbe essere la difficoltà che alcuni trovano nel distinguere tra un’espressione di rispetto e un’adulazione personale o il timore che qualcosa o qualcuno suscita. Alcuni pensano che chi si inchina di fronte ad un’immagine o a un’altra persona non abbia auto-stima e si voglia umiliare. http://www.saddha.it/come-inchinarsi/

 

Tornare alle qualità naturali dal Tao The  Ching , VIII (redatto intorno al 250 a.C.)
Il sommo bene è come l’acqua:
l’acqua ben giova alle creature e non contende,
resta nel posto che gli uomini disdegnano.
Per questo è quasi simile al Tao.
Nel ristare si adatta al terreno,
nel volere s’adatta all’abisso,
nel donare s’adatta alla carità,
nel dire s’adatta alla sincerità,
nel correggere s’adatta all’ordine,
nel servire s’adatta alla capacità,
nel muoversi s’adatta alle stagioni.
Proprio perché non contende
non viene trovata in colpa.

 

La valle dell’umiltà 

Uno degli ostacoli principali nel conseguire l’Illuminazione è l’arroganza: un senso di orgoglio che ci fa sentire molto importanti.

Le avversità tendono a sgonfiare questo atteggiamento pomposo, conferendo maggiore umiltà alla nostra pratica.

Spesso i tibetani paragonano l’arroganza alla terra che si trova in cima agli alti picchi della montagna, uno strato così fine dove non può crescerci nulla.

Ma quando il suolo della cima scivola, scivola giù nella valle, diventa una fertile base per il raccolto.

Così analogamente, è nella valle dell’umiltà che crescono le qualità dell’Illuminazione, non sui nudi picchi dell’arroganza.

 B. Alan Wallace

 

 

 

 

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