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1° luglio, Rosanna e Gianluca, matrimonio buddhista e battesimo al piccolo Ernesto Tai

 

 

 

 

 

Una giornata di quel caldo sole di fine giugno ’12  illumina il Musang Am, il Tempio dell’abate Tae Hye sunim. Alle spalle di Lerici, una stretta valle sale nel verde dei boschi. Nessuno scorge che cosa stia succedendo lassù, al Tempio. Vi si giunge seguendo una sterrata e si avverte nell’aria l’eco di quel premuroso fermento che sa dare forma all’accoglienza. Tutto è già pronto.

 

 

Tra i profumi e i colori di incensi e candele, di fiori e aromi troviamo Rosanna  e Gianluca. Il piccolo Ernesto Tai è la presenza che regala freschezza e innocenza, ora tra le braccia del babbo, ora tra quelle della mamma che legge nelle sue espressioni l’ora del confidente dialogo.

 

 

Si sorride, sono le rocce che contengono il tempio a volerlo,  è l’aria a volerlo, sono amici ancora sconosciuti  pronti a conoscersi in una stretta di mano, in un abbraccio.

 

 

 

 

La musica fa emergere più sonora la voce della natura. Nelle mani del ven. Kushalananda  il piano vibra, le note si diffondono  e lentamente entrano in confidenza con i ritmi cadenzati della vita monastica e dalla gioia dell’evento. Kushalananda suona. Le sue dita accarezzano i tasti, la sua musica accarezza Rosanna e Gianluca, il piccolo Ernesto per giungere a noi che, nell’inaspettata armonia, la restituiamo allo spazio che ci accoglie.

 

La musica nell’aria

 

La porta della sala di meditazione si apre e sono gli sposi, insieme ad Ernesto i primi ad entrarvi al seguito dei monaci. L’inchino, la recitazione dei Tre Gioielli,  la presa dei Rifugi, avvolgono Rosanna e Gianluca in un crescendo di intimità.

 

 

 

WppRvgZBWTE     Il Sutra del Cuore

 

         

Tae hye sunim li invita  a dar voce all’intento che li fa ritrovare qui, insieme, insieme a noi, al Musang Am.  Quel cordino colorato che si legano al polso l’un l’altro è un impegno con se stessi, un legame reciproco che l’abate amplifica facendone scorrere uno più lungo tra le mani di ogni partecipante. Non siamo più degli invitati, siamo soltanto l’ombra del  loro essere qui.

 

 

 

Sui tavoli scivolano giù dalla cucina pietanze che parlano della gioia del momento.  Divengono offerte al Buddha, cibo per i monaci, occasione per scambiarsi complimenti e ricette.

 

   

Nel pomeriggio, protetti dal muro del Tempio, come ragazzi che cercano il luogo del loro parlare, si comincia a scherzare, a suonare ritmi orientali, a cantare ritornelli e canzoni rimaste nella memoria collettiva. Anche i monaci partecipano e pian piano tutto sembra trovare una religiosità che sorride, che è amica della semplicità, di una amichevole complicità.

 

 

    

 

 

 

 

 

Un altro suo di campana ci riporta ai tempi della pratica meditativa. Un equilibrio delicato percorre il giardino nel saluto che riporta alla vita di ogni giorno. Tra i monaci e gli amici, tra Rosanna, Gianluca e i piedini nudi di Ernesto scorre l’intensità del messaggio che la giornata ha diffuso tra noi.  Entrando nel  Tempio, scendendo per la sterrata qualcosa all’apparenza si lascia, qualcosa nell’intimità rimane.

 

Pensieri del giorno
il sentiero del mare
 l’anima antica nelle voci delle onde
 trame che si perdono
 in un solo silenzio abissale
 come se tutto sparisse
 e il fuoco che adesso dona e si nasconde
 nutre la terra e il suo calore
accende le stelle
 apre il mondo di altra luce
 risvegliando e richiamando gli esseri a sè
 non c’è distanza nel respiro del mondo
tra che gli occhi s’incontrano
là alla fine del mare nella nostra voce

 

poesia scritta a quattro mani da Lisa e Stefano

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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