search
top

DIARIO 11.06.12 La Staffetta di Pace da La Pagoda a Pomaia – tappa n° 1 Pagoda-Campogialli

Questo progetto riprende un’esperienza del 2008 in occasione delle Olimpiadi di quell’anno che segnarono un momento di forte tensione della Cina sulla popolazione tibetana. Ho ripercorso quei sentieri per delineare, anche sulla terra passo a passo, un ponte tra le due Comunità buddhiste, con l’intento di condividere questa esperienza con tutti gli amanti dei grandi valori della vita. Che questa esperienza possa essere di buon auspicio per le infinite vie di pace che attendono la nostra presenza. Un ringraziamento a Carla Freccero che mi ha incoraggiato a compiere questi passi.

Prima tappa: da La Pagoda a Campogialli

La Pagoda non vuole lasciarmi partire. Una mattina umida e piovosa, senza cielo né orizzonte invogliano a sedersi per lasciar fluire il raccoglimento. Ma i progetti sono energie che è difficile arrestare e così sarà.

 

 

 

 

 

Mi aspetta una leggera discesa ormai familiare verso Pieve a Socana e da qui, l’altrettanto familiare ascesa ad Ornina, alla mia Madonnina ormai abituata all’incontro con il buddhismo. Subito a sinistra una strada di terra sale verso l’alto, accanto un’altra, asfaltata, scende incerta verso delle case. Non l’ho mai fatta e chissà se mi permette di avvicinarmi a Salutio. Passo questo piccolo borgo e scendo lungo un sentiero Cai. Le indicazioni si scorgono solo perché sono dipinte alte sugli alberi … almeno al di sopra della vegetazione che sembra interessata a conoscerle.

 

 

 

Passando accanto ad un agriturismo scendo ancora per questa ‘foresta’ rincuorato dallo scorgere di tanto in tanto in segni bianco-rossi. Giungo, lungo questa viottolo,  ad Ornina Bassa. Da qui la carta parla chiaro, anche se alcune indicazioni ricevute ‘in loco’  non le danno credito. Le indicazioni che ricevo sono consone all’abitudine all’auto e proprio non pensano alle opportunità di chi cammina.  Ritrovo il sentiero che prosegue fino a reimmettermi sulla strada principale che scende verso valle. E’ stata solo una divagazione …

 

 

Passo Salutio e proseguo verso Talla con una pioggia che non lascia dubbi sulla sua natura, mi metto il telo-impermeabile. A Talla mi verrebbe voglia di passare da Pontenano ma vuol dire dedicare un giorno in più al percorso, ne varrebbe la pena per lo scorcio che offre su tutta la vallata, ma volevo confrontare questo percorso con quello della Crocina, indubbiamente più trafficato dell’altro anche se più breve.

Appena mi trovo alla salita verso la Crocina, su un muro il segno del Cai, ben dipinto: sentiero 32 e più avanti il disegno del sentiero 50 che potrebbe assolvere alle mie esigenze. Faccio qualche passo indietro  e chiedo ad una signora che mi guarda dall’alto. E’ lì ferma appoggiata alla ringhiera di un davanzale. Chissà perché le chiedo del sentiero, sembra che non si sia mai mossa da lì. In una tabaccheria vicina, tra le tantissime cose che hanno,  manca proprio la carta dei sentieri della zona “Non sono ancora arrivate e di quelle vecchie non ce ne sono più”.

 

 

Mi affido più alla curiosità che all’intuito. Il sentiero 50 sale, fiancheggia il caseificio e poco avanti, sulla destra, una indicazione Cai fatta e cancellata e poi rifatta insieme a quella di un maneggio mi sembrano una buona traccia per tenermi verso la Crocina. Il percorso sembra quasi un invito a visitare il maneggio, che effettivamente merita una visita tanto è ampia e attrezzati sono i campi anche per le gare. Un signore, che ha tutto l’aria di essere il proprietario data la dimestichezza col luogo, mi indica che per la Crocina e meglio ‘ri’-salire. Passo davanti alle stalle, sento delle voci ma nell’oscurità rimangono senza volto. Non è così per loro che, vedendomi passare, incuriosite e premurose escono a chiedermi se avevo bisogno di qualcosa e dove ero diretto. Certo che con quella pioggia … me lo stavo chiedendo anch’io! Gianluca e un suo amico mi spiegarono le varie direzione in cui proseguire. “Certo così attrezzato non puoi seguire il sentiero che sale con un giro più lungo versa la Crocina. Sì è vero, ti conviene risalire” e con precisione mi spiega dove proseguire e dove svoltare. Nel parlare scopriamo tante assonanze che ravvivano il desiderio di condividere il fascino mutevole della natura. Parlo del mio progetto e con Gianluca si avvia una “gara” sui nostri amori “pazzi” … triathlon, Campostela, Pomaia, 500 km a cavallo, atletica, corsa, nuoto … ma qui ho la meglio: non sa nuotare!!! Ma si prende la rivincita: “Ora ho degli ottimi risultati a livello mondiale nell’Orienting” e in quanto ad orienting … non eccello di certo! Anche l’amico ignora l’asfalto, ma i sentieri! Cammina seguendo i “suoi” sentieri ma in questo è bravo: ha raggiunto e trovato La Pagoda! “Allora è chiaro? Oltre le stalle la carrareccia scende, ma subito a sinistra si svolta in su verso la provinciale per La Crocina e … buona fortuna!” e ne avevo bisogno perché dopo la svolta non ho trovato non ho trovato l’ascensore …

 

 

 

Ci sono delle oasi nel verde e mi fermo per apprezzare il luogo e … le gambe che hanno retto. Ecco che sono all’asfalto. Se lo avessi imboccato subito da Talla avrei certo risparmiato quella ascesa, ma avrei perso l’occasione di conoscere Gianluca e il suo amico! Intanto continua la pioggia … e anche la salita. So che La Crocina è indicata sulla carta ma nella nebbia mi sembra solo un fantasma  ma infine eccola: allora di fatto effettivamente esiste! E quando raggiungo il valico incontro una Crocina di pietra che dà il nome al luogo. L’omonimo ristorante è nascosto sulla destra dalla vegetazione e dalla pioggia. Nel raggiungerlo trovo un piazzale di terriccio fatto apposta per campeggiare … quando c’è il sole, naturalmente!!! e l’unico albero che galleggia in questo parcheggio non ha alcuna intenzione di proteggerti dalla pioggia. Dai suoi rami cadono delle grosse gocce e ne basta una mandare a repentaglio il montaggio della tenda.  Neanche pensare quindi a montarla come era nei programmi! Dietro al ristorante sento rumori e movimenti, qualche tentazione di riparo viene in mente, ma il ‘profumo’ della discesa ha la meglio.

 

 

Pioggia e nuvole  sconsigliano di prendere il sentiero che porta più rapidamente verso San Giustino. Meglio l’asfalto ma nello scendere sfido impunemente la pioggia: ad una sorgente riempio le mie due boccette d’acqua!!! Si arriva  alla via dei Setteponti, San Giustino è ancora lontano. ’Cambiare marcia’ … e scelgo di camminare per la stanchezza e il traffico che si fanno sentire. Appena giungo a San Giustino un supermarket permette di fare un super-pieno.

 

 

 

Una difficoltà … tra tutti gli indirizzi che ho con me  … manca proprio quella della signora Laura di Campogialli che può risolvere il problema del pernottamento!  Dopo il pranzo, consumato con un miracoloso sole apparso proprio per ravvivare la mensa (… su un gradino!), percorro gli ultimi due chilometri verso il mio Campogialli. La abitazione della Laura è chiusa, il bar di fronte alla casa è chiuso! Non mi resta che aspettare il suo rientro. Non mi sono di aiuto le indicazioni di una signora che passa casualmente per la via. Tra un occhio che si chiude per la sonnolenza e l’altro che si apre in attesa del suo rientro aspetto. Nell’affondare un po’ più lo sguardo tra staccionata e siepe vedo un ragazzo. Mi precipito prima che scompaia: “Mia suocera è in vacanza al mare, aspetta che la chiamo” e subito “Ciao Laura c’è quel signore de La Pagoda che era già passato quattro anni fa’, vorrebbe dormire in palestra. Sì, va bene, allora gli do le chiavi”. Ringrazio e raggiungo la palestra che è sempre la stessa di quattro anni addietro.

Sembra che non sia accaduto nulla, salvo un particolare che mi era sfuggito. Nella sala infermeria c’è un lettino con tanto di materasso! Mi rincuoro e faccio il turista, ma rimango deluso. Nel precedente viaggio mi avevano detto che Campogialli sarebbe diventata la perla di Terranuova Bracciolini, avevano già i fondi per ristrutturarla. Tutto invece  era rimasto come allora. Nelle mura molte pietre erano cadute e la pavimentazione era idonea solo allo … zoppa galletto.

La cena è una sorpresa. Seduto al tavolino del bar osservo l’abbaiare  immotivato e instancabile dei due cani di Laura. Un vicino, incoraggiato dagli altri clienti del bar, ripropone un rituale ormai quotidiano: zuff e una secchiata d’acqua nel cortine allenta la loro musica assordante.

Al  tavolino, su un bel vassoio di cartone … bibita, pane e formaggio e via dicendo … Non resterò solo, poco dopo giunge un ragazzo che incontravo spesso alla fermata del bus ad  Anghiari. “Ciao, come va? Che cosa ci fai qui?” domanda precipitosa mossa dalla stupore e non diversa dalla … mia risposta! “Ho lasciato il lavoro di barista che avevo, guadagnavo bene, ma ero alle dipendenze e ho preferito la libertà”. Si è fidanzato e la ragazza è  di Campogialli, hanno in affitto una casa con tanto di giardino e si è reinventato il lavoro. Commercia con macchine usate e con un buon risultato. Anche lui è con me al tavolino con il suo vassoio di carta. “Ti offro un caffè”, dice, ma poi, tra una parola e l’altra mi saluta e nell’andar via “Ah, dimenticavo … ti ho lasciato un caffè pagato”.  Dire grazie è niente davanti alla sorpresa.

Entro a bere il caffè (di orzo!). La proprietaria del bar si apre in una serie di racconti e aneddoti su di sé e il paese. Ci sono tutti i presupposti per far tardi. Pian piano la stanchezza di questa prima giornata si fa sentire e mi congedo. Nel tornare alla palestra c’è una macchina davanti al cancello. Un signore briga all’interno, sembra quasi che tergiversi ad uscire. Poi si decide “Questa sera abbiamo una riunione per la festa del paese, domenica prossimo”, ma leggendo in me un’accondiscendenza preoccupata, aggiunge subito “Restiamo qui fuori, non preoccuparti, non durerà molto”. Sistemato il mio lettino non sento più nulla sulla preparazione della festa: o hanno già preso le loro decisioni o sono io ad aver chiuso la saracinesca. E’ proprio così.

 

Comments are closed.

top