DIARIO 12.06.12 La Staffetta di Pace da La Pagoda a Pomaia – tappa n° 2 Campogialli-Cavriglia
Questo progetto riprende un’esperienza del 2008 in occasione delle Olimpiadi di quell’anno che segnarono un momento di forte tensione della Cina sulla popolazione tibetana. Ho ripercorso quei sentieri per delineare, anche sulla terra passo a passo, un ponte tra le due Comunità buddhiste, con l’intento di condividere questa esperienza con tutti gli amanti dei grandi valori della vita. Che questa esperienza possa essere di buon auspicio per le infinite vie di pace che attendono la nostra presenza. Un ringraziamento a Carla Freccero che mi ha incoraggiato a compiere questi passi.
12 giugno 2012 Tappa n° 2 da Campogialli a Cavriglia
Oggi è la giornata del girotondo … per evitare la strada asfaltata verso Terranuova Bracciolini mi sono divertito in questa specialità. Non solo. Ho trovato anche la pioggia e il fango per rendere più vivace questo gioco. Già nel percorso di quattro anni fa’ abbiamo cercato di fare la stessa cosa ma per fortuna era estate e con un tempo asciutto. Tuttavia neanche allora il tentativo riuscì appieno ma questa volta non sono riuscito neanche a superare un laghetto artificiale che taglia a mezzo il sentiero, mentre allora ci riuscimmo. Mi sono dovuto arrendere perché la vegetazione era nel suo pieno rigoglio (e anche le spine…) ma ancor più perché sarei affondato nelle sabbie mobili dei bei vigneti della Val di Chiana … se poi fosse venuto il caldo sarei rimasto con i piedi là dentro e allora … avrei assolto ad una importate necessità … quella dello spaventapasseri! Andiamo con ordine. Questa mattina, lasciata la ‘mia’ palestra, insieme alle chiavi nella cassetta portalettere della Laura (per fortuna i cani dormivano …) ho fatto un passo indietro così da volgere verso Comugni. Non ci vuole molto per trovare l’indicazione, sulla sinistra, per la “Forra 1a”. E’ solo una prima indicazione, dovrei proseguire per trovare la Forra 2 a e la Forra 3 a. La 1a la supero alla grande (è poco distante dalla strada …). Arrivare alla Forra 2 a già l’esperienza comincia a farsi ‘intrigante’, nel vero senso della parola. Ma arrivare alla Forra 3 a, che mi avrebbe permesso, come già nel 2008, di tagliare un bel pezzo di asfalto, è stato impossibile.
Strade e viottoli fangosi, un bel laghetto circondato da una vegetazione impenetrabile. Ho rescisso il contratto con la mia prosopopea e, ritornato alla Forra 2a, trovo un ragazzo cui chiedere. “Vai dritto per di qua, arriverai alla strada asfaltata per Terranuova”. Riguardo sospettoso la carta per capire qualcosa di questo girotondo e poi giù per la discesa.
Non era malmessa ma tutto aveva il colore marrone della terra, anche le piante sembravano marroni come l’acqua che scendeva accanto allo sterrato. Una foresta tropicale in piena Val di Chiana. Giunto più in basso mi immetto in una ‘strada’ degna di questo nome (senz’altro salirà a qualche agriturismo) e dopo poco eccomi sulla strada asfaltata. Rispetto alle mie intenzioni-aspettative, sarò indietro di un paio di chilometri, ma auto e camion non sono certo abituate a trovare ‘pellegrini del dharma’ in questi luoghi e quindi al pellegrino è necessario sviluppare un ‘terzo occhio’ (chiamiamolo così) che possa guardare anche … indietro. Concluso il primo girotondo, dal mio ‘subconscio’ è emersa la pulsione a farne … un altro!
Non ci vuole molto infatti per trovare poco più avanti, sulla sinistra, una bella stradina asfaltata che sale verso Castiglione Ubertini. Con la lente d’ingrandimento avevo individuato sulla carta delle linee tratteggiate e parallele (per chi è digiuno della materia indicano una sterrata!!!) . Seguendole si sarei trovato al Tasso da cui scendere, dall’alto, verso Terranuova. Mi dimenticavo di dire che di tanto in tanto, cioè quasi sempre, le nuvole si divertivano a regalare un raggio di solo così da farsi poi una bella risata scaricando una pioggia a catinelle. Il primo tratto è a tornanti (ergo … una bella salita!) ma poi una strada pianeggiante e dritta prosegue così fino al bivio, sulla destra, per il Podere Magherie. Da qui la carta, come dicevo, parla chiaro: si va al Tasso!.
Mi fermo a parlare con la famiglia di questo podere, aspetto una indicazione ma ricevo solo due occhi sgranati: “Ma che cosa va cercando? La strada per il Tasso? E con questa pioggia?!”. “Sarebbe dovuto venire vent’anni fa’ e l’avrebbe trovata bella pulita!”. Da queste parti non ci sono segni del Cai e ti devi affidare alla carta e alle indicazioni che sono spesso catastrofiche e, pensando al ‘negativo’, per avere meno seccature nella loro terra. La strada da più anni era dismessa, il bosco e i rovi se l’erano mangiata. Peccato sarebbe stata davvero una bella soluzione. Comunque verrò poi a sapere che gran parte delle strade segnate a tratteggio sono in realtà scomparse per l’incuria, il disinteresse a percorrere queste terre e per espansione dei campi coltivati. A Podere Magherie comunque sono molto cordiali e protettivi. Il nonno scompare dentro casa e torna con un ramo di ciliegio che aveva appeso al muro per far seccare i frutti. Ringrazio e la bimba, guardandomi con un senso di complicità, esordisce “Non ringraziare, non ce ne è bisogno, guarda là quante ne abbiamo!” . Mi giro e mi appare un enorme ciliegio con i rami rossi di belle ciliegione rosse e sode. “Vi verrò a trovare quando il tempo sarà più bello”. Facciamo qualche foto insieme e mi accomiato quando mi sento dire “Ma, a pensarci, non eri tu ieri che percorrevi Crocina? Noi stavamo andando a Talla per prendere il formaggio e ti abbiamo visto che scendevi incurante della pioggia!” “Sì, ero io!” Come può essere, nel posto più assurdo la cosa più assurda! Torno indietro verso valle con il ramo di ciliegie in mano che via via si alleggeriva del suo peso, lo getto in un prato, chissà, forse il prossimo anno vi crescerà un ciliegio … in questo luogo c’è da aspettarsi di tutto!
Mi sono divertito abbastanza con questi giro-tondo e ora, più mansueto, proseguo per la strada asfaltata, lasciando anche da parte il Tasso (ti regala una bellissima visuale sulla Val di Chiana, ma te la fa pagare anticipatamente …). Talvolta mi chiedo se non sia meglio il fango ad una strada asfaltata in cui devi muoverti con circospezione perchè ad ogni curva cambia qualcosa, ad ogni sorpasso qualche altra … ma sento ancora in bocca il sapore delle ciliegie. Ormai rassegnato, proseguo fino al trafficatissimo bivio in cui da Loro Ciuffenna le auto scendono veloci verso Terranuova.
Quella di prima era una strada deserta … rispetto a questa. Ma a Terranuova la tangenziale fa deviare quelle capoccione delle auto e permette solo a pochi prescelti (che purtroppo non sono poi così pochi) di percorrere la via centrale. Mi ricordo che per salvarsi da quelle rotonde micidiali che portano all’autostrada bisogna prendere un ponticello blù. Quando sento nell’aria di esserci vicino chiedo a degli addetti alle pulizie di questo ponte blù. Come si vede la creatività della donna rispetto al suo collega che rimase interdetto davanti a questo personaggio un po’ strano che chiedeva per di più del ponte blù. La donna capisce al volo “Certo, è qui vicino, venga che le indico la strada”, insomma bastava girare l’angolo per risolvere l’enigma.
Passato il ponte dalla ringhiera blù, subito a destra si scende nei sotterranei; si passa accanto a delle case che dal tetto appena vedono le macchine sbuffare e fischiare lungo la strada principale. Gira che ti rigira, ma ora so dove andare …, mi getto nella più ardua di tutte le imprese: superare il ponte sull’’Arno!!! Una strada strettissima in cui i macchine e camion strisciavano lungo una linea continua con un parapetto dietro il quale è impossibile proteggersi. Nessuna pedone penso che abbia il coraggio di muoversi abitualmente da un paese e l’altro e tanto meno le biciclette e dire che Montevarchi è il paese delle piste ciclabili … Qualcosa mi dice che non ci deve essere un grande sintonia tra le due cittadine. Superato il ponte, lascio da parte le auto costrette a proseguire sulla sinistra e vado dritto in cerca del cunicolo che passa sotto la ferrovia. Me lo ricordavo più in là e invece eccolo, con il piccolo giardinetto che ne nasconde l’ingresso. Bisogna chiudersi su se stessi per trovar modo di passare, una volta usciti un breve viottolo conduce alla strada al di là della ferrovia, mi sembra ovvio!, ma è da questo lato di Montevarchi che sale lo stradello per Ricasoli.
Lo trovo e proseguo dritto verso la montagna (nel 2008 avevamo girato a destra ed eravamo saliti lungo una parallela). Ad un primo casolare mi dicono di proseguire e fiancheggiare la casa del ‘dottore’. La tranquillità della padrona di casa mi dà la certezza di essere sulla buona strada. Giunto al parco di questa grande villa, ne fiancheggio la rete di recinzione. Vi sono delle persone, chiamo, ma sono troppo lontane e non voglio … sprecare la voce … intanto ho capito dove andare. Ecco la conferma, sapevo che sarei dovuto passare davanti ad una croce: ero sulla strada giusta. Poco avanti il pilone della luce e di fronte il sentiero percorso nel 2008.
Si cammina sulla cresta della lunga collina verso il paesino di Ricasoli, che già si scorge poco avanti. Lo attraverso, passando davanti alla chiesa. Chiedo e “Mi dispiace io non l’ho mai fatto il sentiero verso Cavriglia”. Effettivamente ècosì, i luoghi sono più conosciuti dai forestieri che da chi vi abita! È un bell’insegnamento di attenzione ‘de-polarizzata’. Scendo per il sentiero, ma Cavriglia mi appare un po’ troppo alta per i miei gusti e quindi preferisco il gusto di un buon pranzo … presso un ristorante, proprio lungo la strada. Un vento freddo soffia forte e quindi tutti i tavoli sono stati preparati dentro. Un cliente che viene da una ventina di chilometri di sali-scendi si fa notare se non altro per il ‘profumo’ che diffonde nella sala …
Dopo il pranzo una sosta nel giardino, ad riparo dal vento. È una buona occasione per contattare la signora Giulia che potrebbe risolvere il problema del pernottamento. La trovo e con una simpatia già nota (dall’esperienza del 2008) “Ti richiamo tra pochi minuti”. Passati i pochi minuti mi dà la conferma “Sì, prosegui su verso la parrocchia e chiedi di Samuele”. Superati quei due chilometri alquanto trafficati, incontro subito all’inizio della cittadina l’Oratorio di Cavriglia.
Qui si vive un’esperienza particolare, forse unica. Il luogo è arricchito dalla confluenza in una unità di due Sacramenti, quello del Matrimonio tra Alessandra e Samuele, con i loro numerosi figli e quella del Sacerdozio con don Maurizio. Il tavolone per la cena è luogo d’incontro tra la famiglia e il parroco e di accoglienza verso agli ospiti che possono essere un piccolo in affido, assistenti ai programmi estivi per i più grandicelli e … anch’io che mi ero inserito proprio quella era. Tutti vicini in un vincolo invisibile di solidarietà. Condivido con loro la Cena che mi viene di scrivere con la maiuscola perché sembra anch’essa un ‘sacramento’. Mi trovano un bellissima camera con la vista sul campanile della Chiesa, mi sembra che suoni l’ora del riposo.