DIARIO 15.06.12: Staffetta Pagoda-Pomaia Castellina-Poggibonsi-San Gimignano
Quinta Tappa 15 giugno 2012 giovedì
Da CASTELLINA in CHIANTI, passando per POGGIBONSI fino a SAN GIMIGNANO
Sembra impossibile: una tappa così lunga senza foto! Anche ieri è stato così per l’intensità degli incontri che mi hanno fatto dimenticare la macchina fotografica. Oggi invece perché mi sento a casa da queste parti.
Nel 2008, questo percorso ben tracciato, era una scoperta tassellata di foto, ora invece sono paesaggi, colori e profumi da interiorizzare. Filari di vigneti accompagnati da piante di ulivo schierate a confine e tanti casolari che ora compaiono ora scompaiono sull’onda delle colline.
Fuori da Castellina si scende, sulla sinistra, lungo il sentiero 80. Più in giù si volta, sempre lungo questo sentiero (che ora è diventato asfalto), sulla destra verso Leccio e da qui la strada prosegue fino a connettersi con una delle vie di accesso a Poggibonsi.
Nel 2008 durò moltissimo. Numerose furono le soste per gustare scorci che aprono gli occhi e permetto allo sguardo di accarezzare filari regolari e infiniti, la ragnatela di una vallata che ha nelle diverse sfumature del verde il suo fascino. L’attraversa una strada asfaltata in miniatura, rispetto alla spaziosità delle vigne. L’asfalto appare, in tutto questo paesaggio, come un filo che tiene assieme casolari che nascondo il fascino di una storia scritta a mattoni e calce.
Mentre i casolari rimangono tali, sul finire della mattinata, dopo Stieri, si vede pian piano comparire il segno di una presenza umana distratta e superficiale, incapace di vedere il paesaggio che ha alle spalle. Ai lati della strada rifiuti gettati, qualche deposito, qualche capanno con materiale edile, insomma l’ambiente stesso ti dice che sei prossimo ad una città e lontano da ulivi e vigneti.
L’ingresso a Poggibonsi è segnato da un fitto canneto che fiancheggia la strada. Una volta giunti si passa un ponte sullo Staggia e subito si gira a sinistra. Poco avanti si apre un ampio parco che permette, tenendosi sulla destra, di imboccare l’ascesa a San Lucchese. Prima di farmi il giro in città sento la nostalgia di questo Santuario francescano. Il fascino di questo luogo ci aveva attratti anche nel 2008. Il viottolo che vi conduce tira su, ma ormai senti un profumo familiare.
Mi affretto al campanello della canonica. In mattinata avevo cercato di contattare sia il frate sia l’oblata che curano il Santuario e la gestione della foresteria, ma senza successo. Vengo a sapere che il Fratello che ci aveva accolti quattro anni fa’ è stato trasferito a Castiglion Fiorentino. Padre Ivano, ora è lui a gestire il Santuario e l’accoglienza, non risponde al campanello, introvabile è anche l’oblata, entrambi occupati altrove nella cura spirituale dei fedeli. “Entrambi sono fuori” mi dice un signore interrogato a proposito, dovrebbero tornare nel pomeriggio.
La mia ascesa a San Lucchese lascia un punto interrogativo. Gironzolo per vedere qualche spazio idoneo per affondare nella terra i miei picchetti per trascorrere la notte. Ma dove ci aveva portati un’amica di Poggibonsi durante la Staffetta del 2008? Lei, di Poggibonsi, non aveva dubbi “Vi porto a meditare in un posto fantastico!”. Noi invece dubbi ne avevamo, non relativi all’invito, ma alle nostre … energie nel proseguire. Allora vinse la fatica e ci fermammo poco avanti le prime case.
Questa volta non ho resistito a proseguire il viottolo. Arriverà bene da qualche parte, … era così entusiasta di farci scoprire quell’angolo prodigioso per meditare. Pian piano la salita si apre, sia apre e ancor più in uno stupendo pianoro con alberi alti, un prato ombroso e ben tenuto, forse perchè ai primi di giugno non è ancora stato messo alla prova …
Giro, come alla cieca, in un posto che suggerisce ad ogni angolo: qui! Fermiamoci qua! E così ho fatto. Come sempre il fermarsi sa di yoga e meditazione. Non c’era bisogno di guardare lo zaino per vedere … che per pranzo mi sarei dovuto accontentare della meditazione! Sento che non mi può … bastare e decido di scendere giù dal poggio. L’orologio si approssima alle tredici, ma la discesa è regolare e presto sono per le vie del centro. Ho fatto prima del previsto e allora, rallentando il passo, ho cominciato a curiosare con lo sguardo. Giungo infine alla piazza del Teatro. Al di là della strada l’insegna di un supermarket mi permetterà di completare il pranzo già iniziato con una buona focaccia trovata tra i profumi di una panetteria. “Presto, stiamo chiudendo!” Non c’era bisogno di suggerimenti! … e ho permesso alle commesse di chiudere in orario … !!!
Ritrovo la piazzetta dove ci fermammo nel 2008. Mi ricordavo l’ombra che avvolgeva una fontanella e tutto era ancora li! Intanto escono fuori le carte dei sentieri ormai simili più a fazzoletti che a mappe topografiche… Riprendo un po’ di misure. E se lì non riesco a passare? E se la foresta di San Gimignano è intransitabile e devo tornare indietro? e se il passaggio verso Miemo risulta troppo lungo per una giornata? E se poi non avessi trovato posto al Santuario di San Lucchese? Insomma mi presero un po’ di timori, dovuti forse di più al fascino e al timore di dormire in quel bosco che resta nella mia mente. Qualcosa mi convince. Mi riposo un po’ poi riprendo la strada per San Gimignano. Dormirò, più al sicuro … dalle Suore del San Girolamo. Nel tardo pomeriggio lo zaino, il corpo e le gambe tornano a mettersi in moto verso San Gimignano.
Ho presente l’uscita da Poggibonsi, ma chiedere non fa male. La strada comincia a farsi ‘stretta’ per le abitudini ormai acquisite. Le macchine si inseguono in un senso e nell’altro. Un po’ strano vedere che alcune scappano dalla città come spaventate ed altre invece vi vogliano andare a tutti i costi. Viene da chiedersi perchè ognuno non rimanga dove è senza questo va e vieni.
Arrivo all’immancabile rotonda impossibile da attraversare ma scorgo là avanti un vicolo già noto. E’ meglio chiedere. E così faccio ad un chiosco di pane e porchetta lungo la strada. “Ma perchè non prende il pullman, arriva subito!” fa uno e l’altro gli risponde: “Ma non vedi che vuole camminare!” E mi indica la strada. “Ma stia attento che le macchine corrono”. Ho capito, nessuno dei due mi diceva ciò che volevo sapere: ‘la strada che cerchi e quella là di fonte!’
In realtà sembra proprio un vicolo che porti alle abitazioni della zona. Invece prosegue e mi accorgo che è proprio quello già percorso nel 2008, quello che sale verso Canonica e Casaglia. Mi accorgo che, nell’esaminare la carta, poco dopo Fulignano vi è un sterrata che scende verso la strada bianca de Le Torri. Da qui giungere a San Gimignano è molto più breve. Idea non felice. La strada scende e poi sembra proseguire al di là del primo borro. Di fatto scende ma l’attraversamento del borro non è dei più semplici. Si naviga in questa foresta tropicale giungendo in nuovi campi sterminati coltivati a grano. Di fonte, al di là dei campi, un altro passaggio si apre verso un casale più in alto.
Ormai si è capito che molte strade, non più transitate, vengono mangiate dalla vegetazione. E’ meglio allora seguire una bella strada di campagna transitata soprattutto dai quei trattori che hanno reso così biondi questi campi. Il percorso risale e risalendo ecco che sbuco poco più avanti da dove avevo imboccato la mia ‘scorciatoia’. Ho capito che è inevitabile proseguire lungo la strada bianca de I Vigneti.
Per fortuna non riesco a trovare l’altra scorciatoia che un’azienda agricola ci aveva indicato nel 2008. Proseguo lungo la strada bianca, rassegnato da un lato, ma sempre stupito dalla vastità del paesaggio con la sua altalena di colli e valli. Cancello dal mio sguardo altre potenziali ‘scorciatoie’. Ancora avanti, oltre Casale, e da qui ormai non resta che … un po’ di fiato per salire a San Gimignano. Un ultimo stradello ti invoglia a salire ed ecco che non lascia dubbi. Tira dritto verso il paese.
Appena le case si addensano preannunciando l’ingresso a San Gimignano vedo una signora affacciata al suo davanzale al piano rialzato. E’ l’occasione per chiedere: “Sapete di qualcuno che affitta una camere per questa notte?” Spero che siano loro stessi a dirmi “Non si preoccupi, può restare da noi!”. Non è stato proprio così, ma quasi. “Già c’è l’Evelina! Può aspettare? Chiamo subito l’Evelina?”. Al numero fisso non risponde, al cellulare nemmeno. “Aspetti proviamo a chiamare la figlia, guarda sull’elenco come si chiama Evelina di cognome – chiede al di là della porta e dal corridoio giunge una risposta negativa”. “Aspetti che telefono allora alla sua nuora”. Insomma si sembrava d’aver bussato al più efficiente ufficio d’informazione! Chissà quanto mi costerà … l’intermediazione!!! Un ragazzo con la palla sotto il braccio sale i quattro scalini ed entra a casa. “Vai ad accompagnare questo signore da Evelina, deve essere lì davanti a casa”. Sento lo sbuffare di una locomotiva, che però si piega alla volontà della mamma. Il figlio mi accompagna da Evelina ed effettivamente la troviamo davanti a casa. È contenta di tutto questo, vuole farmi vedere la camera a tutti i costi. “Prima della camera mi faccia ‘vedere’ quanto costa!”. “Non si preoccupi, venga a vedere quanto è bella, venga”. Scappa per il corridoio, attraversa un ampio androne e … non mi resta che seguirla. La coincidenza di aver trovato subito una camera, l’intermediazione appassionata attraverso il davanzale, il ragazzo che è andato via contento del piccolo pensiero che gli ho lasciato “E’ per il gelato, grazie!”, tutto mi fa correre appresso ad Evelina che, pur anziana, davanti all’affitto di una camera … diviene una gazzella.
“E’ questa! Lei oggi è l’unico affittuario! Oggi c’è solo lei è tutto suo!”. Si contratta un po’ sul prezzo “No trenta è il minimo che posso farle. Perchè non rimane anche domani? C’è la festa in paese, le faccio cinquanta”. Si discute e fa finta di cedere amareggiata di un po’ solo per mettermi nella condizione di essere io a volerle dare di più! E ci casco come un pollo e mi sa che i polli li annusa già dal piano terra!!! Per fortuna non più di trenta!
Un bellissimo bagno e la prima scoperta che faccio è la doccia! Oggi ne ho proprio bisogno. Una volta rinfrescato torno a vedere la camera. È lunga, con un letto matrimoniale, un appendi asciugamani lungo la parete, un armadio alle spalle. La finestra è chiusa. L’apro su un rincorrersi di tetti, dalla via giungono più vivaci le voci del bar sottostante.
Scendo per le vie di San Gimignano. Mi imbatto nelle prove generali per lo spettacolo di domani. Un gruppo di orchestranti tedesco sfila con mascotte, sbandieratori, figuranti, musicanti con i più vari strumenti. Molti giovani pronti a partire all’indicazione del direttore. Poco dopo è il momento di un gruppo di San Gimignano, mi ci volevo inserire anch’io! Una decina di persone che si rincorrevano disordinate, sia nei vestiti sia nel cercare il loro posto. Partono alla buona … speriamo che questa prova serva a disorientare l’altra banda per stupirli domani! Domani comunque io non ci sarò. Forse è il caso di andare a mangiare una pizza, che ne dici? Trovo chiusa quella pizzeria del ‘mordi e fuggi’, mi fermo ad un’altra lungo la strada che scende da Evelina. E’ tardi e aspettano me, senza incombere, per chiudere il locale.
Avevo le chiavi di casa. Salgo e dalla finestra giunge l’allegria di parole e commenti della partita. Il vocio non riesce a disturbare il mio sonno. Dalla finestra aperta si vede un quadro di cielo stellato.