Pagoda-Pomaia, un ponte di pace
Abbiamo concluso un cammino. La via per l’Istituto Lama Tzong Khapa ha un carattere cui siamo particolarmente affezionati. E’ veramente un segno importante di un buddhismo che si incontra lungo la strada, non solo in occasioni e cerimonie importanti.
La strada è il luogo in cui il buddhismo diviene visibile, accarezza le persone, coinvolgendole o suscitando domande (non si sono mai verificate resistenze apriori), sale sulle montagne , ammira i paesaggi, soffre del sole, gode dell’ombra dove prende riposo, si ripara dalla pioggia (per fortuna mai incontrata), apprezza le nuvole che alleggeriscono il passo nei luoghi scoperti.
Con immediatezza i piedi percepiscono il fluire e in questo un divenire che si rinnova, come un’onda che rincorre l’altra, in un’esperienza che la consapevolezza sa decodificare, mentre la mente ne viene presa, quasi immobile, bloccata dalle proprie connessioni pur rinnovate negli ingredienti.
Qualcosa si è fatto.
Ci siamo conosciuti e riconosciuti, il percorso solo un’occasione. La meditazione, lo yoga, la strada il nostro tempo. La Pagoda colma di tappetini;
il Pratomagno lassù che nel pomeriggio è divenuto in ‘qui’, un bivacco, due tende e un rifugio; nel
bosco giù per Loro dove amici hanno aperto la loro casa (e sono riusciti anche a chiuderla … tanti si era!). Il rumore delle auto che sopraffà le spume dell’Arno, le porte dell’Oratorio ci attendono aperte e accoglienti a Cavriglia. Lo sguardo verso l’alto, dove appare la Badia a Coltibuono, l’arrivo a Radda in una pensione tutta-per-noi (salvo qualche intruso). Per casolari fino a Castellina in Chianti, un teatro ci accoglie, noi stessi pubblico e attori. La discesa verso Poggibonsi e un salto per giungere nel chiostro di San Lucchese. Dalla bianca senese ogni auto
imbianca i pellegrini, da Poggio Alloro una vista aperta invoglia a tuffarsi giù nella valle dove le vigne stanno aspettando che si sia passati per imbiondire le proprie uve. San Gimignano, un Monastero vallambrosiano custodito da una sguardo tra il severo e l’ironico, ingresso libero dopo le 19 alla Torre Grossa, scalini su scalini per arrivare in vetta alla vallata. I Boschi fuori san Gimignano. A metà verso Volterra una macchina, forse un dito l’ha fermata, monta quattro zaini e quattro non-so-che (dopo tanta strada…) sino alle Monache di Volterra. In città una festa medievale, ore piccole. Meditazione verso Montecatini, paesaggio inespressivo, muto, raso prende forma nel salire a Montecatini, appena sfiorata per la piscina de La Miniera. In acqua per sciogliere le spalle, sulla sdraio per
riposare. All’interno dell’Albergo appartamentino proprio per noi. Colazione di buon’ora tralascia i tempi di meditazione e yoga. Verso le eoliche, attraverso la riserva, eccoci alla fonte di Miemo. L’asfalto scende, poi una carrareccia comincia a salire e su e giù e su sino al Vitalba eppoi ancora verso valle a pochi lunghissimi chilometri per Castellina
Marittima. Una palestra si apre a sportivi desiderosi solo di un riposo scosso da lampi e tuoni che di dormire non hanno alcuna voglia. Gli ultimi cinque per Pomaia. Pochi per farci reagire e la colazione si protrae per esorcizzare l’ultimo sforzo che si assomma ai precedenti. I tempi si protraggono. All’Istituto la Ruota delle Preghiere spinta da tre giri continua a girare. Nell’accoglienza il pranzo e nella gioia dell’amicizia negli angoli più belli dell’Istituto, angoli sconosciuti si rivelano, angoli conosciuti si ravvivano nel pacato e fermo entusiasmo che gli occhi a stento riescono a contenere.
Tiimbri e due mani d’artista