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Pellegrino a La Verna – appunti

OMAGGIO a FRANCESCO    6 ottobre 2013 – IIa edizione

Appunti sparsi

Eccoci di ritorno da questa II edizione del nostro “Omaggio a Francesco” , sembrava fino alla tarda serata di sabato che tutto si dovesse rinviare o lasciare tra i progetti di un prossimo anno. Invece con stupore il mattino di domenica è entrato dalle finestre del Tempio con un inaspettato raggio di sole. Rassegnati al sonno, un modo come un altro  (… non certo il migliore!!!) per far passare la tristezza, abbiamo iniziato a far pazze capriole contenti di poter “prendere” la strada. Ci siamo pure dimenticati di preparare  la colazione con la cura di sempre e soprattutto (ma non ditelo in giro, per favore) anche di fare la nostra pratica meditativa mattutina. Ecco la nostra “pratica”!: è là fuori dove, dopo i temporali, tutto appare rinnovato nei propri colori e noi … nel nostro entusiasmo.

A Rassina, come già gli anni passati, sono entrato nel bar a lasciare un “caffè pagato” ad un carissimo amico che ora vedo di rado. So che arriverà alle 9 e invece è già lì: il caffè è stato lui ad offrirmelo!!! Buon auspicio.

Quel sentiero bagnato che mi aspettavo  non c’è stato e la salita nel suo complesso, con mezz’ora di pausa pranzo (e qualche stop! … ai semafori … biologici) è durata il giusto per farmi arrivare poco dopo pranzo su al Santuario.  Sei ore in tutto, con passi che si susseguivano senza rincorrersi.

Qualche sorpresa ha accompagnato la prima metà del percorso. “Ehi!, si faccia sentire, anche se li ho già avvisati!” Ehm, era una tuta mimetiche che compariva sul greppo. Un fucile in spalla … è periodo di caccia al cinghiale.  ”Stia attento là avanti! “. Già per strada avevamo “annusato” queste presenze. Troppe auto parcheggiate in punti dove solo a piedi si riesce a salire facilmente. Troppi “tuoni”  dal suono più secco e aspro giungevano su e giù dalla vallata. Troppi cani scodinzolanti  non sapevano se abbaiare o leccarti  nel loro correre qua e là.  Avevo iniziato a recitare e  cantare i testi che usualmente accompagnano la mia mattina, con un tono di voce che sperava di rispondere a tono ai sibili delle pallottole. Quando ho raggiunto l’ultimo cacciatore, con la radiolina, aveva già saputo della mia presenza e del mio arrivo … però niente aperitivo! Solo dopo molto si sentiranno ancora dei colpi, ma forse era il lontano rimbombo di quelli che avevo lasciato.

In vista del Santuario avevamo sempre svoltato sulla sinistra per immetterci nella strada che da Bibbiena sale a La Verna.  Questa volta ho tentato  l’esplorazione … andando dritto  verso la cima di una collina che si vedeva poco sopra.   Eccolo! E’ questo il sentiero che tanti anni addietro avevo fatto con Daniela, Edoardo e Silvia&Silvia, mi ricordo il prato su cui non avevamo resistito a sederci per contemplare l’irraggiungibile davanti al nostro sguardo. Facilmente si sale in vetta ma evidentemente, rispetto a tutti gli altri sentieri percorsi, questo non deve molto piacere agli escursionisti. Nell’ultimo tratto tutto si smarrisce un ampio spazio di erba dove solo qualche passo aveva tracciato un solco, più incerto che sicuro, in qua e in là. Di fatto poi si è sbagliato, si fa per dire, sino atterrato sulla provinciale un km prima del previsto … poco avanti un bel segnale indicava la via che … l’erba poco più in su aveva cancellato.

Al Santuario, “Sei un pellegrino?” mi sento dire ed è bastato uno sguardo dall’alto al basso per capire chi fossi. Alla Foresteria c’era posto e dopo qualche incertezza mi fanno salire. Non avevo con me pantofole, asciugamano, saponetta, sacco a pelo, eccccc. Ma ho trovato una bottega per aiutare i missionari e proprio lì c’era ciò che più mi occorreva: due belllllle lenzuola che completavano le esigenze … primarie! La coperta bella piegata già sul letto e tre zaini su altre brande è ciò che trovo entrando nello stanzone.  Dal bagno arriva un coppia che audacemente non sentiva … freddo. In Foresteria ci si aspetta di tutto.

Deciso a restare, ho tutto il pomeriggio per dedicarmi al silenzio di quello spazio. Qualche turista sta rifacendo bagagli e burattini per ritornarsene all’ovile. Pensavo anche di chiedere un passaggio, ma l’idea così sorta altrettanto semplicemente se ne va ed è stato bene.

Ho trovato qua e là il posto in cui sedermi a guardare lo spazio del tramonto, di una cappella, di una piccola cella. Questa era proprio ciò che cercavo, un angoletto quieto accanto alla Cappella delle Stimmate. “Fino alle 8 restiamo aperti” così mi dice una Frate prima d’entrare. Rimango in meditazione solo attento a quelle candele, che consumandosi lentamente ricordavano il passare del tempo. In realtà si è fatto tardi prima per il guardiano che per me!!! Infatti, dato che non  ”vedeva” più nessuno in giro  ha pensato bene di andar via anche lui prima del previsto. Verso le 19.30 faccio per uscire e la cancellata era chiusa. La guardo e l’esamino per trovare il punto debole che però quelle serrature secolari non lasciavano intravedere.

Sulla tavola del refettorio forse c’era già il cartellino che mi fissava il posto con tanto di nome e cognome ma  la mia notte sarebbe passata in un sano digiuno alla  luce tenue di quelle fiammelle che illuminavano la Chiesa. Oppure potevo rompere il silenzio chiedendo “aiuto”.  “Proviamoci!” mi sono detto – “C’è qualcuno che mi può aprire per favore”, “C’è qualcuno che mi può aprir ..” “C’è qualcuno che mi p…” “C’è qualcun …” Nessuno. Eppure qualche voce giungeva da lontano e allora perché la mia non poteva farlo! Mi schiarisco la voce rimasta a lungo quieta e silente e metto voce alle trombe! Qualcuno si muove, sento (non si vedeva, si poteva solo … sentire) dei passi lontani, mi rincuoro e lancio ancora il mio appello. “E’ un pellegrino!”, “Dove è il pellegrino?” … era rinchiuso dall’ultima cancellata del lungo camminamento della Via Crucis che conduce alla Cappella. Non si sapeva chi dovesse scusarsi e con chi. Il frate si scusava di aver chiuso prima dell’orario, io di non essermi accorto della chiusura della cancellata. Conclusione:  ora sì che potevo raggiungere la sala per la cena.

Effettivamente su un tavolo, il primo che incontro, c’è un biglietto “Rodolfo Savino”, non mi faccio tanti scrupoli, è il mio anche se il cognome è al … singolare!

A tavola chi vi incontro? Gli altri tre compari della Foresteria che ora appaiono in vesti “elaborate” dopo quelle essenziali … del primo incontro. Danesi  tutti e tre e l’inglese parlato più o meno bene fa da contorno alle buone cose che ci vengono portate. Quanta attenzione a chi è vegetariano e a chi non lo è! Compagni di tavola simpatici con cui la cena passa troppo in fretta. La coppia è partita  in primavera dalla Danimarca ed è in cammino fino a Roma “ancora poco più di un mese!” dicono tranquilli. All’inizio del loro pellegrinaggio erano con la tenda ma ora, giunta la pioggia e prossimi al freddo, hanno rispedito a casa “bagagli e burattini” e avevano adeguato il loro guardaroba … “Lo zaino senza tenda si è alleggerito, il mio 15 kg e il suo 12 kg”. Non pochi da portare fino a Roma. Nel parlare salta fuori che per giungere a La Verna hanno percorso da Bologna a Firenze la “Via degli Dei” !!! Proprio quella che avevamo seguito nel Cammino consapevole dell’anno precedente!!!!! Ancora qualcosa in più da condividere. L’altro compagno di foresteria e refettorio, anche lui danese, è partito da Losanna diretto a Roma per altre vie. Più riservato, ha solo accennato a qualche particolare, ma trovava più facile parlare con i suoi connazionali. La cena si conclude con un caffè, un thè e due orzi … offerti dalla casa!

Prima di rientrare in camerata ancora un po’ di cielo. Alcune nuvole sfilano basse e lambiscono le mura del Santuario. Chissà se il cielo ha deciso di regalarci questa carezza con le sue mani bianche e leggere, avvolgenti e sfuggenti. Nell’ampia terrazza c’è solo questa presenza e la mia che pian piano si ritira.

Domani alle 6.15 un frate mi aprirà il cancello (così ha fatto, puntualissimo!) per scendere a La Beccia. Il mattino è nebbioso e umido, qualche goccia cade, ma sono gli alberi a farla scivolare dalle loro foglie.

Nell’aspettare il bus per Bibbiena, tiro fuori il cellulare e scrivo “Sono tornato ancora su a La Verna per  salutare la nostra Marisa”. Angela mi risponde “Salutala anche per me”.

 

 

Domenica 6 ottobre

Avvio da La Pagoda ore 07.45

 Omaggio a Francesco

 

Percorso meditativo dal Tempio buddhista de La Pagoda

al Santuario de La Verna

 

San Francesco ha calcato le pietre che, giungendo La  Beccia, portano all’antico ingresso del Santuario. La natura gli ha reso omaggio con il dolce cinguettio di uccelli. La benevolenza del Padre lo accoglieva. La Verna è un luogo di  intensa preghiera, così intensa da incidere nel corpo stesso di Francesco la  presenza del Cristo sofferente. Con Gesù è avvenuto il miracolo di trasformare  la sofferenza in gioia, la gioia di sentirsi figli, accolti dal Padre e di questo miracolo Francesco ne è stato e ne è tuttora esempio per tutti.

 

Rendere omaggio a Fratel Francesco è inchinarsi a questo esempio di sincerità capace di riflettere la domanda interiore in una luce così intensa da giungere sino a noi.  Con questo cammino  è nostro auspicio condividere questo messaggio, vivere quell’impulso di pace che Fratel Francesco ha diffuso intorno a sé, nel suo colloquio con la natura e con gli uomini.

 

Sarà un cammino senza bandiere e senza credi, nudo di ogni sovrappiù, come Francesco ha fatto con la sua conversione. Eppure ci saranno molteplici bandiere dai più svariati colori, dai più luminosi ai più cupi, i colori che ogni animo, ogni coscienza porta con sé, frutto della propria storia.  Nella quiete di ogni passo l’ascesa a La Verna sarà un impulso di pace.  Sarà un impulso a far pace con il nostro corpo, con il suo orgoglio e la sua fragilità; a far pace con il nostro cuore, che non chiede, ma ascolta; con la nostra mente che la ricchezza della natura purifica da quel rimbombo di giudizi ed egoismi.

 

Le parole si ascoltano, sugli insegnamenti si riflette, ma nel cammino consapevole  accade l’incontro magico in cui le parole sono il canto della natura, gli insegnamenti divengono  l’intimità che condividiamo con lo spazio che ci accoglie e il senso del nostro essere si legge nelle orme che ogni piede lascia sulla terra.

 

Questo ‘fare’ diviene un messaggio che, come Francesco ci è stato di esempio,  va al di là di tutto questo, un messaggio di condivisione, di compassione e di gioia, che scaturendo dalla profondità di noi stessi, diviene una presenza più che una parola. “Eccomi Signore”, direbbe Francesco, “Qui e ora è la pace”, direbbe il Buddha.

 

NOTE PRATICHE: si può cenare e pernottare, con diverse opportunità, a La Pagoda la sera di sabato. E’ previsto il rientro da La Verna in auto. Contributo di euro 15.

Portare occorrente da trekking, pranzo al sacco, per la domenica. 

Riferimento Rodolfo 3293715815

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