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Amore per la verità: letture&riflessioni

Amore per la verità

Letture e riflessioni sul Dharma  a La Pagoda – sabato 30 novembre e domenica 1° dicembre ‘13

Spunti da Neva Papachristou 5 ottobre ’12 . Intensivo all’ILTK – Pomaia

 

Già scrivere “verità” con la maiuscola o con la minuscola imprime già un senso a quello di cui si parla. Cerchiamo di renderci conto che quando la “V” diviene maiuscola, la verità acquisisce un valore incombente e a tal punto occorre vedere “chi” si fa carico di portare sulle spalle a testa alta questo peso.

E’ auspicabile che il peso che l’uomo si porta sulle spalle abbia la “v” minuscola, altrimenti più facilmente si può innescare  la presunzione di ritenere unica e vera la propria. Può darsi che la Verità sia un “luogo” in cui incontrarsi ma finchè i nostri piedi calcano la terra è meglio accettare un peso più lieve e farsi carico di una propria verità, più o meno condivisa, comunque tale da risvegliare dedizione, rispetto, entusiasmo, gioia e soprattutto libertà.

Lungo la strada del Buddha la verità si esplica nel Dharma, nel suo insegnamento e in particolare, e qui ecco la minaccia di cui si parlava…, le Quattro Nobili Verità. Lasciamo passare l’impennarsi di queste lettere, diciamo che nel buddhismo queste verità più che una luce da seguire sono una luce con cui confrontarsi in ogni momento delle nostre giornate.

“Quale” sia “veramente” la verità penso che possa affascinare chi si avvicina a queste riflessioni con la carta millimetrata per vedere chi più si avvicini alla vetta.  Negli insegnamenti del Buddha la verità è una indicazione, un sentiero ma soprattutto è una esperienza. Paradosso: la Verità è lì, ferma, immobile e immutevole, caposaldo irremovibile, come può essere un’esperienza?

E’ vero, il Buddha al cospetto di questo Valore assoluto, devia per una strada inusuale: dire che la verità insegnata dal Buddha è un’esperienza vuol dire che la si può trovare tutta intera ora e qui perché è proprio in questo momento che sto facendo un’esperienza, quella di scrivere, come voi quella di leggere.

La verità del Buddha si fa così minuscola da dissolversi in ogni più piccolo attimo, o meglio di ritrovarla nella sua pienezza in ogni singolo attimo. Allora non sarà certo una verità “oggettiva” né un dogma. E infatti la possiamo scorgere allorchè i nostri sensi “toccano” il loro oggetto. E’ una verità che volge verso l’umiltà, non per umiliarsi ma per rendersi conto che ciò che è “indubitabile” è proprio che di attimo in attimo i nostri sensi entrano in contatto con “qualcosa”, sia interiore che esteriore. Ogni contatto può divenire e spesso diviene un “seme” che ha molteplici frutti: l’ampio ventaglio dei nostri giudizi, delle nostre abitudini, dei nostri gusti, del variegato mondo del mi piace / non mi piace.

E’ proprio in quell’istante  che la verità viene tradita diventando apparenza. Dal punto di vista dell’io il suo valore via via scivola identificandosi con qualcosa di assai simile alla presunzione, spesso all’arroganza o alla paura, alla timidezza e così via. Nell’insegnamento del Buddha allorchè si ingenera questo slittamento la verità è già soggetta a una forte minaccia, quella di diventare una esclusiva “proprietà” dell’io. Se l’io riesce a ricordare la natura contingente di queste sue verità, allora, pur nel guazzabuglio dei pensieri e delle emozioni riuscirà a “vedere” tutto ciò quale frutto di una attività sensoriale e mentale irrequieta. Quando l’io diviene sicuro dei “propri” giudizi, della “propria” visione della realtà proprio allora scaturisce quell’amore oscurato dall’ego, pronto a divenire un amore possessivo o divisivo, fonte di stati d’animo conflittuali con gli altri e con se stesso.

In queste righe c’è una parola che vorrei sottolineare. Poche righe sopra ho detto “diviene sicuro”: è proprio qui che si annida il seme dello opposto dell’amore. Questa visione sicura ed esclusiva sceglie (ma talvolta non riesce a farlo volgendosi verso la rassegnazione) e dimentica che tutto scaturisce da un “contatto” sensoriale del tutto occasionale e contingente, mutevole e impermalente, ma immediatamente catturato dell’io che lo fa proprio.

La verità è nel non perdere, nell’identificazione con il particolare stato d’animo, la consapevolezza che essa si fonda su un terreno del tutto instabile e che può restare in equilibrio solo per un soffio. Queste ultime considerazione potrebbero, forse con più chiarezza, essere comprese in un termine: saper vedere, sapersi prendere con ironia, con un sorriso confidente che sa dare il giusto peso agli eventi, che sa riorganizzare le priorità.

C’è ancora da dire che una visione-verità che l’io condensa esclusivamente nella “propria” visione, nella “propria” verità non può che far sorgere una visione ristretta della realtà circostante, circoscritta ai propri gusti e preferenza. Vale a dire che si smarrisce la visione d’insieme in cui quell’evento contingente, avviene.  Si smarrisce la bellezza in divenire del tutto, si scambia per eternità i desideri dell’io.

Mentre lo sforzo dell’io è di prendere/respingere, l’attitudine della consapevolezza non consiste nel negare le strategie dell’io, ma nell’abilità di leggerle in una realtà che fluisce, con ritmi diversi in continuo divenire, è un’eterna sorpresa e un mistero pervaso dalla nostalgia di ritrovare ciò che è già profondamente nostro.

L’amore è anch’esso un desiderio, un desiderio struggente per la verità che pervade la coscienza con la fluida leggerezza di acqua sorgiva che nutre la terra lasciandola libera di dare i propri frutti. Mangiare i frutti con riconoscenza per quell’acqua che ha nutrito la pianta, questo è amore. L’amore sa immergersi nella realtà contingente, per vederla per ciò che veramente è. Ogni attimo è una sorgente infinità di connessioni, lo stupore dell’amore che abbraccia senza soffocare.

Portiamo con noi la valigia pesante dei nostri ricordi e delle nostre aspettative e non ci accorgiamo che ogni momento insieme a questo fardello portiamo il carico leggero, ma per lo più sconosciuto e trascurato, di una consapevolezza della totalità della totalità della vita che ci pervade, ci passa accanto e ci accompagna insieme ad ogni essere vivente. Questo è l’incontro concreto con la “terra” che il Buddha chiama a testimone del suo insegnamento. Questa è la verità del qui ed ora. Questa è la verità nascosta in ogni momento. E’ la meraviglia. A noi la pazienza di trasformare la curiosità in interesse e questo in una esperienza.

Traccia stesa da Rodolfo

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