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Gioia dove – Samararatne, riflessioni di rs

Godwin Samararatne ci introduce allo studio della preziosa virtù della gioia non egoistica, che, insieme ad altre tre “amiche”, vivono nelle Dimore Divine.  Queste quattro bellissime amiche si aiutano a vicenda lungo il cammino di un vivere più aperto. Hanno una profonda esperienza delle ombre e delle luci della coscienza e quindi sono molto … pericolose: possono essere contagiose!!! Una è la benevolenza, metta, l’altra è  karuna, la compassione;  mudita è invece la gioia condivisa – su cui Godwin  riflette nelle righe sottostanti – l’ultima  è  upekkha, l’equanimità.

Soffermandoci su mudita possiamo dire che Godwin ci ha permesso di individuarne alcuni sviluppi. Da un lato essa si diffonde, assecondando la sua natura, come capacità di superare invidia e gelosia, accogliendo gli altri ed esprimendo un sorriso d’intesa, con un riservato messaggio: “esser presenti”.

E’ ancora, al di là di questo suo ruolo avvalorato dalla tradizione,  quell’onda salutare che allenta quel sottile compiacimento che può emergere dai fallimenti altrui.  In questo caso mudita si volge verso di me, la leggerezza di mudita può riuscire a sciogliere questo nodo. C’è comunque la compassione, karuna pronta a  sollevare la coscienza da questo giudizio in modo che la gioia comprensiva possa scorrere. In questa direzione, divenuta matura,  è anche un’energia che sa toccare il disagio e la sofferenza seminandovi quell’incoraggiamento amichevole  che si diffonde accendendo il lume della fiducia.

In un altro senso ancora è un impulso che sa comunicare gioia e fiducia al nostro animo, sia quando neghiamo le nostre potenzialità “Come posso essere felice, io che sono una persona così inetta!”, sia quando ci poniamo mete molto alte che siamo incapaci di raggiungere, restando intrappolati da un senso di sconfitta “Come posso essere felice quando intorno a me c’è tanta sofferenza? Quando sperimento momenti di gioia, mi sento colpevole di questo”.

Attorno a mudita ci sono altri spazi da osservare, tante ricchezze da riscoprire sempre in una prospettiva relazionale. Gioire della propria felicità, della propria gentilezza, nello scorgere la positività della propria esistenza. Quando si sperimenta questa profonda felicità dentro se stessi allora sì che mudita si diffonde nella sua libertà e pienezza.

I momenti di ritiro possono essere  occasioni per coltivare questa qualità. Sono l’occasione per prendere un impegno con se stessi, la determinazione di volerne apprendere la ricchezza attraverso l’incontro con le nostre stesse esperienze spiacevoli e con lo strascico che permane nel nostro intimo. E’ proprio da qui, da questa immersione nel nostro disagio e nei suoi sviluppi che mudita pone le proprie radici. Allora si comprende la bellezza del Fiore di Loto che effonde la propria ricchezza ma si nutre dell’oscurità che portiamo con noi. L’originalità di mudita  sta nella preziosità del donare questo Fiore dai Mille Petali al nostro stesso  io,  reso opaco dal grigiore dell’egoismo. Ma al contempo agli altri, affinchè le sue radici liberino dal peso del disagio e della sofferenze, alla natura stessa affinchè possa assolvere al proprio compito. Su tutto mudita  vola con le ali bianche del suo messaggio di pace.   La gioia di uno è la gioia di tutti.

Sull’autore: Acharya Godwin Samararatne (1932 – 2000) è stato uno dei più conosciti insegnanti laici di meditazione vipassana  in Sri Lanka. Svolse il suo insegnamento presso il Centro di Meditazione di Nilambe vicino a Kandy. I suoi insegnamenti  sono diffusi ovunque e testimoniano l’importanza del suo messaggio.          en.wikipedia.org/wiki/Godwin_Samararatne

Rodolfo

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