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La meditazione sulla vacuità – Insegnamenti a Anathapindika

La meditazione sul vuoto è la meditazione più sublime e profonda. Non c’è niente che possiamo chiamare “io”, persona o anima, tutto ciò che esiste, si manifesta per cause e condizioni.

 

Discorso sugli insegnamenti al malato

 Ho udito queste parole del Buddha una volta che il Signore dimorava nel monastero del boschetto di Jeta, nel parco di Anathapindika, vicino alla città di Sravasti.

 A quel tempo il capofamiglia Anathapindika era gravemente malato. Quando il Venerabile Sariputra ne fu informato, andò immediatamente a cercare Ananda e gli disse: “Fratello Ananda, andiamo a far visita al laico Anathapindika”. Il Venerabile Ananda rispose: “Si, andiamo subito”.

 Il Venerabile Ananda indossò la veste, prese la ciotola e col Venerabile Sariputra si recò nella città di Sravasti per la raccolta delle elemosine. Ananda camminava dietro a Sariputra; si fermavano a ogni casa, finché giunsero a quella del laico Anathapindika ed entrarono a fargli visita.

 Dopo essersi seduto, il Venerabile Sariputra chiese al laico Anathapindika: “Come va la malattia? Il dolore si allevia o aumenta?” Il capofamiglia Anathapindika rispose: “Venerabili monaci, non mi sembra che la malattia stia migliorando. Il dolore fisico non si allevia, anzi si acuisce sempre più”. Sariputra disse: “Amico Anathapindika, ora è tempo di praticare la meditazione sui Tre Gioielli: il Buddha, il Dharma e il Sangha.

 Il Buddha è andato nella Realtà Ultima, è pienamente e realmente risvegliato, ha ottenuto la più sublime illuminazione. In lui comprensione e azione sono perfettamente realizzate, è arrivato alla vera felicità, comprende la natura del mondo ed è senza pari nella comprensione, ha vinto le afflizioni degli uomini, è maestro di uomini e deva, è il Risvegliato, colui che libera il mondo.

Il Dharma è l’insegnamento della compassione e della saggezza, ben esposto dal Tathagata. È profondo, degno del massimo rispetto e molto prezioso. È un insegnamento che non si può paragonare ai normali insegnamenti. È un sentiero di pratica per persone virtuose.

Il Sangha è la comunità di pratica guidata dagli insegnamenti del Risvegliato, che vive in armonia e nella quale si possono realizzare tutti gli aspetti della pratica. Questa comunità è rispettata e preziosa, pratica i precetti e realizza meditazione, comprensione risvegliata e liberazione. Il Sangha è il più nobile campo di meriti del mondo.

 Amico Anathapindika, se così mediti sul Buddha, sul Dharma e sul Sangha, i benefici saranno incommensurabili. Meditando in questo modo, puoi distruggere gli ostacoli delle azioni sbagliate e delle afflizioni. Puoi cogliere un frutto fresco e dolce come il nettare della compassione. Un uomo o una donna che praticano un retto stile di vita, che sanno come meditare sui Tre Gioielli, non rischieranno di cadere nei regni inferiori, ma rinasceranno come umani o deva.

Amico Anathapindika, ora è tempo di praticare la meditazione sulle sei basi (organi) dei sensi:

Questi occhi non sono me. Non sono catturato da questi occhi. Queste orecchie non sono me. Non sono catturato da queste orecchie. Questo naso non è me. Non sono catturato da questo naso. Questa lingua non è me. Non sono catturato da questa lingua. Questo corpo non è me. Non sono catturato da questo corpo. Questa mente non è me. Non sono catturato da questa mente.

 Ora continua la tua meditazione sui sei oggetti sensoriali:

 Queste forme non sono me. Non sono catturato da queste forme. Questi suoni non sono me. Non sono catturato da questi suoni. Questi odori non sono me. Non sono catturato da questi odori. Questi sapori non sono me. Non sono catturato da questi sapori. Questi contatti del corpo non sono me. Non sono catturato da questi contatti del corpo. Questi pensieri non sono me. Non sono catturato da questi pensieri.  

Ora continua la tua meditazione sulle sei coscienze sensoriali:

 La coscienza visiva non è me. Non sono catturato dalla coscienza visiva. La coscienza uditiva non è me. Non sono catturato dalla coscienza uditiva. La coscienza olfattiva non è me. Non sono catturato dalla coscienza olfattiva. La coscienza gustativa non è me. Non sono catturato dalla coscienza gustativa. La coscienza tattile non è me. Non sono catturato dalla coscienza tattile. La coscienza mentale non è me. Non sono catturato dalla coscienza mentale.

 Ora continua la tua meditazione sui sei elementi:

L’elemento terra non è me. Non sono catturato dall’elemento terra. L’elemento acqua non è me. Non sono catturato dall’elemento acqua. L’elemento fuoco non è me. Non sono catturato dall’elemento fuoco. L’elemento aria non è me. Non sono catturato dall’elemento aria. L’elemento spazio non è me. Non sono catturato dall’elemento spazio. L’elemento coscienza non è me. Non sono catturato dall’elemento coscienza.

 Ora continua la tua meditazione sui cinque aggregati:

 Il corpo (la forma) non è me. Non sono limitato dal corpo (dalla forma). Le sensazioni  non sono me. Non sono limitato dalle sensazioni. Le percezioni  non sono me. Non sono limitato dalle percezioni. Gli impulsi  non sono me. Non sono limitato dagli impulsi. La coscienza non è me. Non sono limitato dalla coscienza.

 Ora continua la tua meditazione sui tre tempi:

 Il passato non è me. Non sono limitato dal passato. Il presente non è me. Non sono limitato dal presente. Il futuro non è me. Non sono limitato dal futuro.

 Amico Anathapindika, tutto ciò che esiste, si manifesta per cause e condizioni. Tutto ciò che è, ha la natura di non nascere e di non morire, di non arrivare e di non andare via. Quando gli occhi si manifestano, essi si manifestano, ma non arrivano da alcun luogo. Quando gli occhi cessano di esistere, essi cessano di esistere, ma non vanno in alcun luogo. Gli occhi non sono non esistenti prima che si manifestino né sono esistenti dopo essersi manifestati. Tutto ciò che è, giunge ad essere per una combinazione di cause e condizioni. Quando le cause e le condizioni sono sufficienti, gli occhi sono presenti. Quando le cause e le condizioni non sono sufficienti, gli occhi sono assenti. E’ lo stesso per le orecchie, il naso, la lingua, il corpo e la mente; forma, suono, odore, sapore, tatto e pensiero; le sei coscienze basate su occhi, orecchie, naso, lingua, corpo e mente; i sei elementi, i cinque aggregati e i tre tempi.

 Nei cinque aggregati non c’è niente che possiamo chiamare “io”, persona o anima. L’ignoranza è l’incapacità di capire questa verità. A causa dell’ignoranza ci sono impulsi erronei. A causa degli impulsi erronei c’è una coscienza erronea. A causa della coscienza erronea, c’è una distinzione fra chi percepisce e quanto viene percepito. A causa della distinzione fra chi percepisce e quanto viene percepito, c’è distinzione fra i sei organi e i sei oggetti di senso. A causa della distinzione fra i sei organi e i sei oggetti di senso, c’è il contatto. A causa del contatto, c’è la sensazione. A causa della sensazione, c’è la sete. A causa della sete c’è l’attaccamento. A causa dell’attaccamento, c’è il divenire. A causa del divenire, ci sono nascita e morte e, di conseguenza, dolori ed afflizioni.

 Amico Anathapindika, hai meditato sul fatto che tutto ciò che si manifesta è dovuto a cause e condizioni e non ha un sé separato. Questa si chiama meditazione sul vuoto ed è la meditazione più sublime e profonda.”

 Dopo aver praticato, il laico Anathapindika pianse. Il Venerabile Ananda gli chiese: “Amico, perché piangi? La tua meditazione è stata forse poco efficace? Hai qualche rammarico?” Il laico Anathapindika rispose: “Venerabile Ananda, non provo affatto rammarico. La meditazione è stata molto efficace. Piango perché sono profondamente commosso. Sono stato così fortunato da poter servire il Buddha e la sua comunità per anni. Tuttavia non ho mai ascoltato un insegnamento tanto meraviglioso e prezioso quanto quello trasmesso oggi dal Venerabile Sariputra”.

 Il Venerabile Ananda disse al laico Anathapindika: “ Non sai, amico, che il Buddha offre sempre questo insegnamento a monaci e monache?” Anathapindika replicò: “Venerabile Ananda, ti prego, dì al Buddha che qui ci sono anche dei laici con la capacità di ascoltare, comprendere e mettere in pratica questi insegnamenti profondi e meravigliosi”.

 Dopo aver meditato secondo le istruzioni di Sariputra, Anathapindika si sentì libero e in pace. I Venerabili Sariputra ed Ananda lo salutarono e tornarono al monastero. Anathapindika morì e rinacque nel paradiso dei trentatré deva.

 Ekottara Agama 11,8   (Confrontato con Majjhima Nikaya 143 e Madhyama Agama 26) – a cura di Tae Hye sunim

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