Camaldoli – L’abbandono – incontro interreligioso 23 maggio 2015
Comunità monastica di Camaldoli
Pentecoste 2015
Veglia di preghiera ecumenica e interreligiosa
L’abbandono
Musica introduttiva
Saluto del Priore
Comunità cristiana cattolica
Inno
Vieni, o Spirito creatore, visita i cuori dei tuoi fedeli,
riempi di grazia divina le coscienze delle tue creature.
2 Qui paräclítüs dicëris,
donum Dei ältissïmi,
fons vïvüs, ïgnïs, caritas
ët spirïtalîs unctïo.
Il nome tuo è «Consolatore», dono di Dio altissimo,
la fonte viva, il fuoco, l’amore, l’unzione santa.
3 Tu septïformïs munëre,
dextræ Dei tü digïtus,
tu rïtë prömïssum Patris
sërmonë ditãns guttüra.
In molti modi ti doni a noi, o dito della mano destra di Dio:
sei la fedele promessa del Padre, per te fiorisce l’umana parola.
4 Accendë lumën sensïbus,
infunde amorëm cordïbus,
infïrmä nöstrï corporis,
vïrtutë firmãns perpëti.
Con la tua luce illumina i sensi, nei nostri cuori infondi l’amore,
le membra stanche ristora con il tuo eterno vigore.
5 Hostem rëpelläs longïus
pacemque donës protïnus;
ductörë sïc të prævio
vïtemüs omnê noxïum.
Da noi respingi l’antico nemico; senza indugio concedi la pace:
cammina avanti al tuo popolo perché non erri dal tuo sentiero.
6 Per te scïamüs da Pätrem
noscamus atquë Filïum,
te ütrïüsquë Spiritum
crëdamüs omnî tempöre. Amen.
Facci conoscere il Padre, svelaci insieme il mistero del Figlio,
fa’ che sempre in te noi crediamo, loro comune ed unico Spirito.
Dal vangelo secondo Luca (Lc 12, 22-32)
22Poi Gesù disse ai suoi discepoli: «Per questo io vi dico: non preoccupatevi per la vita, di quello che mangerete; né per il corpo, di quello che indosserete. 23La vita infatti vale più del cibo e il corpo più del vestito. 24Guardate i corvi: non séminano e non mietono, non hanno dispensa né granaio, eppure Dio li nutre. Quanto più degli uccelli valete voi! 25Chi di voi, per quanto si preoccupi, può allungare anche di poco la propria vita? 26Se non potete fare neppure così poco, perché vi preoccupate per il resto? 27Guardate come crescono i gigli: non faticano e non filano. Eppure io vi dico: neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro. 28Se dunque Dio veste così bene l’erba nel campo, che oggi c’è e domani si getta nel forno, quanto più farà per voi, gente di poca fede. 29E voi, non state a domandarvi che cosa mangerete e berrete, e non state in ansia: 30di tutte queste cose vanno in cerca i pagani di questo mondo; ma il Padre vostro sa che ne avete bisogno. 31Cercate piuttosto il suo regno, e queste cose vi saranno date in aggiunta. 32Non temere, piccolo gregge, perché al Padre vostro è piaciuto dare a voi il Regno.
Azione simbolica – Silenzio
Comunità Sikh
dal Guru Granth Sahib Ji
Dio è uno, Dio, il Vero Maestro, è sempre vittorioso.
Il Dio venerato ci possa aiutare sempre.
Lode al Dio venerato dal decimo re divino.
Prima meditare sul Dio venerato e riflettere su Guru Nanak.
Poi meditare su Guru Angad, Guru Amar Das e Guru Ram Das,
possano sempre aiutarci.
Meditare su Guru Arjan, Guru Hargobind
e sul venerato Guru Hari Rae.
Meditare sul venerato Guru Harikrishan
il cui sguardo allontana pene e sofferenze.
Meditare su Guru Teg Bahadur
e i nove tesori giungeranno quanto prima alle nostre dimore.
Possano essi aiutarci ovunque.
Possa il decimo re santo, il venerato Guru Gobind Singh,
aiutarci e guidarci ovunque.
Meditate sullo sguardo della Divina Luce dei dieci divini re
presenti nella forma dell’insegnamento del Guru Granth Sahib
e ricevete consolazione per mezzo del suo sguardo,
e invocate Dio il Vero Maestro (…)
Prima di tutto con tutto se stesso Khalsa offre questa supplica.
Fa’ che Khalsa con tutto se stesso ricordi il Nome del vero Maestro,
il Venerato Maestro, l’Amato Maestro.
Come uno che lo ricorda possa essere benedetto con ogni benedizione.
Possa Dio proteggere e benedire tutte le presenze di Khalsa
ovunque esse sono presenti.
Possano essere l’ospitalità e l’elemosina valori eterni,
l’onore dei fedeli possa essere mantenuto.
Il panth possa essere sempre vittorioso,
la spada di dio possa aiutare,
khalsa possa trionfare nell’invocazione di Dio, il Vero Maestro. (…)
Queste preghiere contenute nel (nome di Bani)
sono innalzate davanti a Te.
Mentre recitiamo il Bani scusaci per i nostri errori e i nostri limiti.
Sentitamente esaudisci i bisogni di tutti.
Donaci con la tua benevolenza l’amicizia di quelle persone d’amore per mezzo delle quali il tuo Nome possa essere ricordato.
Possa essere onorato il tuo Nome, possa essere onorato per Nanak
e ciascun vivente dell’universo possa avere vita
per mezzo delle tue benedizioni.
Khalsa appartiene al Vero Maestro (Dio).
Il Vero Maestro è sempre vittorioso.
Azione simbolica – Silenzio
Comunità islamica – tradizione sufi
di Mawlana Shaikh Nazim Adil (Lefke, Cipro 1922-2014)
Bismillahi ‘r-Rahmani ‘r-Rahim
Il Signore è Uno. Ha creato tutti quanti noi ed ha messo il Suo Amore Divino nel più intimo del nostro essere.
Dovete sapere che anche se quell’amore può essere temporaneamente nascosto, scorre attraverso i nostri cuori come un fiume che scorre verso un oceano. Può manifestarsi temporaneamente soltanto come transitorio amore umano, può anche sembrare che sia scomparso completamente, come un fiume che scorre sotto una montagna, ma che poi riemerge dall’altra parte. Non vi è però alcun dubbio che il nostro Signore ha posto in ogni cuore una corrente che scorre irresistibilmente verso i Suoi Oceani d’Amore in Presenza Divina.
Il Signore ci sta chiamando ad entrare in quell’Oceano d’Unità mentre siamo ancora in questa vita, perché ci sciogliamo cosi come lo zucchero si scioglie nel tè. Quando lo zucchero si è sciolto, non puoi più dire: “Questo è zucchero e questo è tè”.
L’invito del nostro Signore a partecipare alla Sua Unità è sempre valido ed è nostro destino soffrire fino a quando non gli rispondiamo. Fino a quando ci aggrappiamo alla nostra pretesa d’autonomia, dovremo sopportare il peso delle dure lezioni che questo mondo ha da offrirci e gridare nel dolore. Lasciala andare e nulla potrà farti del male.
Durante il giorno o la notte, fatevi una abluzione, sedetevi in tranquillità e dite in silenzio:
Mio Dio, io ho lasciato tutto, tutto eccetto Te.
Adesso sto con Te.
lo so che Tu non mi lascerai mai, che tu stai
sempre con me.
lo però non sto con Te e adesso mi piacerebbe
stare con Te, anche se solo per un momento.
Mio Dio, per un momento mi siederò qui con Te,
contemplandoTi, ascoltandoTi, facendo ciò che
faccio solo per Te ed esistendo solo per Te.
Questo è il significato di “Fana-fillah” (annullamento in Dio) e “Baqaillah” (permanenza in Dio): la vera esistenza nell’Oceano dell’Unità di Allah Onnipotente.
Realizzare questo amore, stare in contatto con gli Oceani di Amore Divino, è la sfida e il senso dell’esistenza umana.
Questa è una gran lezione per l’umanità, il Signore dei Cieli vuole dirci questo:
Se offri il tuo amore, devi darlo a Colui che mai abbandonerai e che mai ti abbandonerà. E questo è soltanto il tuo Signore. Egli non ti abbandonerà mai, né tu mai Lo abbandonerai. Qualsiasi altra cosa alla quale darai il tuo prezioso amore, sarà inutile, sarà senza valore, alla fine sarà nulla.
Questo amore è l’essenza del successo nel cammino di purificazione spirituale.
Ogni cosa che occupa il nostro cuore e lo trattiene dal nostro Signore rende il nostro cuore impuro.
Dovete cercare di mantenere lontano dal vostro cuore tutto ciò che non è Allah.
Noi diciamo che il cuore è soltanto per Allah.
L’essere umano è stato creato per l’amore di Allah l’Onnipotente.
L’amore è la cosa più preziosa, con più valore, più cara, che sia stata data ai figli di Adamo e dare il nostro amore permanente è una delle pratiche più importanti del nostro tempo.
Così, aprite le vostre mani mentre sono ancora calde; questo è meglio per le vostre anime, poiché la pratica di vivere a mani aperte vi preparerà a vivere la vostra esistenza nella sublime Unità Divina. Questo è il più alto livello di bene in questo mondo e l’Onnipotente promette una grande ricompensa: “Qual altro compenso del bene se non il bene?” (Corano, 55,60).
Il Signore onnipotente accetterà la vostra esistenza e vi darà da Se stesso. L’Amore di Dio per l’uomo precede l’amore dell’uomo per Dio. Dio ama il servitore, prima che il servitore Lo ami.
Di questi tempi, pratiche, preghiere e regole non servono a nulla senza questo amore, perché l’ego si attribuisce facilmente le pratiche e le utilizza di maniera tale che soltanto servono alla nostra vanità. L’essere inferiore dell’uomo, il ‘nafs’ egoista, non vuole mai concedere a nessuno del proprio amore permanente, tranne che a se stesso.
Per percepire la bellezza in tutta la creazione dovete trascendere le forme esterne e passare ai significati, alle eterne realtà spirituali, dal momento che le forme sono limitate e limitanti, mentre le realtà spirituali sono Oceani, infiniti Oceani di soddisfazione. Arrivare a questi Oceani vi darà pace interiore. Nessuno può anticipare quell’infinito piacere. Possa Allah concedercelo.
Grazie per aver ascoltato: che la Pace e le benedizioni di Allah siano su ognuno di voi.
Pratica cantata DHIKR
Ripetere 100 volte: “Là ilàha illà Allàh”.
In arabo significa “Non c’è nessun Dio tranne Dio”.
Questa kalimah (formula) è il primo rifugio per il credente e affermandola entrerai in una fortezza divina: dichiarare l’Unità oltre la dualità, poiché Egli è il Tutto nel tutto.
E’ una preghiera nel suo senso più universale poiché si conforma al ritmo della vita. E’ il dhikr, invocazione o ricordo di Dio, che plasma e trasforma l’uomo fino al punto che egli stesso diventa preghiera, si identifica al dhikr, che diventa la sua reale natura. La tecnica non mira ad una semplice conoscenza, ma ad un apprendimento esistenziale e, comunque, non è detto che l’esecuzione della tecnica porti consequenzialmente all’esperienza dell’unione con Dio: questa è dono divino.
Azione simbolica – Silenzio
Comunità buddista – ‘La Pagoda’
Una decisione importante
Majjhima Nikaya, 19
Il Beato disse: <O monaci, prima del mio risveglio, mentre ero ancora un aspirante al risveglio non perfettamente risvegliato, pensai: “E se io dividessi i miei pensieri in due categorie?”. Così, o monaci, misi da una parte i pensieri di attaccamento e desiderio sensoriale, di malevolenza e di violenza, e dall’altra i pensieri di rinuncia, di non malevolenza e di non violenza>.
<O monaci, quando un pensiero di attaccamento o di desiderio sensuale sorgeva in me, che dimoravo nella pratica, diligente, ardente e risoluto, così ragionavo: “Questo pensiero di attaccamento o desiderio sensuale è sorto in me. Esso conduce alla mia afflizione, all’afflizione degli altri, all’afflizione mia e di altri. Impedisce lo sviluppo della saggezza, promuove il dispiacere, non conduce al nibbana”. Allorche consideravo: “Questo pensiero conduce alla mia propria afflizione”, esso si pacificava in me. Quando consideravo: “Questo pensiero conduce all’afflizione di altri”, esso si pacificava in me. Quando pensavo: “Conduce all’afflizione mia e di altri”, esso si pacificava in me. Quando pensavo: “Impedisce lo sviluppo della saggezza, promuove il dispiacere, non conduce al nibbana”, esso si pacificava in me; e tutte le volte che in me sorgeva un pensiero di attaccamento, lo abbandonavo, lo allontanavo, lo mettevo a tacere>.
L’abbandono di se stesso alle creature
Śantideva Bodhicaryavatara: Introduzione alla pratica del risveglio cap. 3
10. Tutte le mie incarnazioni future, tutti i miei beni, tutti i miei meriti passati, presenti e futuri io li abbandono con equanimità, perché si inveri la salute di tutte le creature.
11. Il nirvana è l’abbandono di tutto; ora il mio cuore aspira al nirvana. Onde, visto che debbo tutto abbandonare, meglio allora che io lo doni alle creature.
12-16. Io mi do in balìa di tutte le creature. Mi colpiscano pure, mi oltraggino, mi coprano di polvere! Giochino pure col mio corpo, lo deridano, ci si divertano. Io ho dato loro il mio corpo e tutto il resto mi è indifferente. Oh, mi facciano pur fare tutto ciò che a loro torni gradito! Soltanto, io non voglio essere causa di nocumento per alcuno. Il loro cuore è irritato e maldisposto verso di me? Ma io spero che proprio questo possa servire a mandare a effetto il bene di tutti! Coloro che mi calunniano, mi nuocciono, mi scherniscono, possano questi e ogni altro ottenere il risveglio!
17-19. Io voglio essere un protettore per coloro che non ne hanno, una guida per i viandanti, un battello, un ponte, un passaggio per coloro che vogliono raggiungere l’altra riva, una lampada per chi ha bisogno di lampada, un giaciglio per chi ha bisogno di un giaciglio, uno schiavo per chi ha bisogno di schiavi, la pietra delle meraviglie, il vaso dell’abbondanza, una formula magica, un’erba che guarisce, l’albero dei desideri, la mucca dell’abbondanza!
20-21. La terra e gli altri elementi servano alle molteplici esigenze delle creature sparse per lo spazio infinito: proprio così possa io essere utile, in molteplici modi, a tutte le creature che occupano lo spazio, fino a tanto che non saranno tutte liberate!
Azione simbolica – Silenzio
Himalayan Yoga Institute
da Swami Rama: Yoga – La Scienza Sacra
Il mondo intero è mosso dall’ego: affermate di amare Dio, ma in realtà adorate il vostro ego. A chi credete di rivolgervi mentre pregate? All’ego. Per chi pregate? Per l’ego. Per quale motivo vi nutrite? Per l’ego. Continuate a ripetere: ”Io faccio questo, Io faccio quest’altro” e con queste parole non fate altro che rafforzare il vostro ego, lo stesso ego che vi ha separato dal Tutto. Inconsapevole di un’esistenza superiore, l’ego cresce sempre più forte e finché non raggiungerete la consapevolezza della Realtà, continuerete a pensare di essere tutto ciò che esiste. Questo atteggiamento è dettato dall’ego che tende a separarvi dalla totalità dell’esistenza e non aiuta a vedere oltre. L’ego può regalare alcuni sprazzi di conoscenza, ma esclusivamente entro i limiti che ha costruito intorno a se stesso.
L’ego ha due aspetti, superiore ed inferiore. L’ego che vi aiuta a superare i vostri limiti è chiamato ego superiore. L’ego che vi limita, costruisce intorno a voi una barriera per separarvi dal tutto, impedendovi di essere esposti ai livelli più alti della coscienza, è quello inferiore. Sottoporre l’ego a una resa è un compito molto arduo. La resa non significa sottomettere il proprio ego d altre persone. Non è possibile avere fede, né sottoporre l’ego alla resa, senza comprendere la realtà dell’ignoto. Si vuole affidare l’ego all’ignoto, alla Realtà che è il centro della Verità e della consapevolezza.
Quando pregate “io appartengo a Te, lascia che Ti serva con tutta la mia forza, la mia mente, le mie azioni e le mia parole, senza interessi personali”, in questo caso l’ego è utile. Affidare l’ego al Supremo significa accettare la Realtà e la consapevolezza superiore. Arrendersi non significa rinunciare all’ego. Abbandonare l’ego significa essere costantemente consapevoli della Realtà interiore, della realtà Divina. Non vi sentirete più separati dal tutto. Se l’ego può separarvi dal tutto, significa anche che può collegarvi con il tutto, purché sia ripulito con cura e reso consapevole della Realtà. Quando l’ego smette di essere un problema, voi non siete più soggetti a provare emozioni negative, e non desiderate possedere qualcosa che già non vi appartiene. Quando imparate a espandere l’ego individuale nella coscienza superiore, il medesimo ego diventa uno strumento che accresce la vostra consapevolezza della Realtà esistente al di là delle barriere che voi stessi avete creato. Questo è l’ego superiore. Quindi potrete affermare: ”Io sono Tuo e Tu sei mio. Io riconosco che esisto grazie a Te”.
Dopo aver attraversato l’oceano, Hanuman tornò dal Dio Rama e questi lo interrogò:” Hanuman, come hai fatto ad attraversare l’oceano? Nessuno è in grado di farlo. E poi l’isola è piena di persone malvagie e potenti. Come hai fatto ad andare laggiù, ricevere tutte le informazioni sulla prigionia dell’adorata mia moglie Sita e, tornare indietro?”.
Hanuman spiegò:” Ho saltato così e poi ho fatto così…..”
L’atteggiamento egocentrico di Hanuman colse di sorpresa i presenti che si meravigliarono molto. Ma Hanuman subito dopo aggiunse:” Tutto questo è successo in virtù della grandezza del Dio Rama”.
Non è raccomandabile sviluppare l’ego a partire dall’orgoglio, ma bisogna coltivare l’ego nel sentimento della resa, affinché possa brillare.
Gli yogi affermano che l’atto di ego più estremo è rappresentato dall’abbandono dell’ego.
Arrendersi significa “essere consapevoli della Realtà”. L’ego deve diventare consapevole di essere soltanto un agente e non il proprietario. Consentendo all’ego di diventare il vostro proprietario, causate la vostra stessa rovina. L’ego rende contratta la vostra personalità e vi separa da tutto. Non vuole lasciarvi crescere, non vuole che diventiate una sola cosa con la Realtà.
Per tale ragione, la via più breve consiste nel tagliare la testa all’ego ed essere sempre presente, nel qui ed ora.
La vera Gioia non può mai essere raggiunta soddisfacendo l’avidità, ma solo attraverso la resa del sé individuale al Sé universale.
Azione simbolica – Silenzio
Comunità islamica
dal Corano, Sura 1 – Al-fātiḥa (la Aprente)
1. Nel nome di Dio, il Clemente, il Compassionevole 2. Sia lodato Dio, il Signore dei mondi 3. il Clemente, il Compassionevole 4. Colui che possiede il giorno del giudizio 5. Te adoriamo, Te chiamiamo in aiuto 6. Guidaci alla diritta via, 7. la via di quelli che hai colmato di grazia, non quelli che ti fanno adirare, non quelli che errano.
dal Corano, Sura 25 – Al-Furqân (Il Discrimine)
20. Prima di te non inviammo alcun Messaggero che non mangiasse cibo e non camminasse nei mercati. E designammo alcuni come tentazioni per gli altri. Persevererete? Il tuo Signore tutto osserva. 21. E coloro che non sperano di incontrarCi dicono: “Perché non sono stati fatti scendere angeli su di noi, [perché] non vediamo il nostro Signore?”. Hanno riempito di orgoglio le anime loro e travalicato i limiti dell’arroganza. 22. Il Giorno in cui vedranno gli angeli, in quel Giorno gli ingiusti non avranno nessuna buona novella, sarà detto loro: “Rifugio inaccessibile!”. 23. Abbiamo giudicato le loro opere e ne abbiamo fatto polvere dispersa. 24. In quel Giorno le genti del Paradiso avranno il miglior rifugio e il più bel luogo per riposare. 25. Il Giorno in cui le nuvole del cielo si apriranno e scenderanno di discesa gli angeli, 26. in quel Giorno la vera sovranità [apparterrà] al Compassionevole e sarà un Giorno difficile per i miscredenti. 27. Il Giorno in cui l’ingiusto si morderà le mani e dirà: “Me disgraziato! Ah, se avessi seguito la via con il Messaggero! 28. Guai a me, me disgraziato! Se non avessi scelto il tale per amico! 29. Sicuramente mi ha sviato dal Monito, dopo che mi giunse”. In verità, Satana è il traditore degli uomini. 30. Il Messaggero dice: “Signore, il mio popolo ha in avversione questo Corano!”. 31. Ad ogni profeta assegnammo un nemico scelto tra i malvagi. Ti basti il tuo Signore come guida e ausilio!
Azione simbolica – Silenzio
Associazione Internazionale per la Coscienza di Krishna
da A.C.Bhaktivedanta Svami Prabhupada: La Bhagavad-Gita Così com’è
VERSO 66
sarva-dharman parityajya
mam ekam saranam vraja
aham tvam sarva-papebhyo
moksaysiyami ma sucah
TRADUZIONE
Lascia ogni forma di religione e abbandonati a Me. Io ti libererò da tutte le reazioni del peccato. Non temere.
SPIEGAZIONE
Il Signore ha descritto varie forme di conoscenza e di metodi religiosi, la conoscenza del Brahman Supremo, la conoscenza dell’Anima Suprema, la conoscenza dei differenti varna e asrama (specialmente quello del sannyasa), la conoscenza del distacco, del controllo della mente e dei sensi, della meditazione, e così via. Ha esposto, in differenti modi, differenti forme di religione. Ora, riassumendo la Bhagavad-gita, il Signore chiede ad Arjuna di rifiutare tutte queste vie, per abbandonarsi semplicemente a Lui, Sri Krishna. Con questo abbandono Arjuna sarà libero dalle conseguenze di tutti i suoi atti colpevoli, poiché il Signore in persona gli promette di proteggerlo.
La Bhagavad-gita spiegava precedentemente, nel settimo capitolo, che soltanto colui che si è liberato dalle conseguenze dei suoi atti colpevoli può cominciare ad adorare il Signore, Sri Krishna. Si potrebbe quindi credere che finché non si è liberi da tutte le conseguenze dei propri peccati, sia impossibile incamminarsi sulla via dell’abbandono al Signore. A questi dubbi il verso risponde che anche colui che non è ancora libero da tutte le conseguenze dei suoi peccati riceverà questa grazia semplicemente abbandonandosi a Krishna. Non c’è alcun bisogno di fare grandi sforzi per liberarsi da soli dalle conseguenze dei propri atti colpevoli. Senza esitazione si deve accettare Krishna come il salvatore di tutti gli esseri. Con fede e con amore ci si deve abbandonare a Lui.
Il metodo di sottomissione a Krishna è descritto nell’Hari-bhakti-vilasa (11.676):
anukulyasya sankalpah
pratikulyasya varjanam
raksisyatiti visvaso
goptritve varanam tatha
atma-niksepa-karpanye
sad-vidha saranagatih
Secondo la via devozionale, è sufficiente seguire quei principi religiosi che conducono verso il servizio di devozione al Signore. L’uomo può compiere questo o quel dovere, secondo la sua posizione nell’ordine sociale, ma se compiendolo non diventa cosciente di Krishna, tutte le sue attività saranno state vane. Tutto ciò che non conduce alla perfezione della coscienza di Krishna dev’essere evitato. Bisogna aver fede che in ogni circostanza Krishna ci protegge da qualsiasi difficoltà. Non occorre preoccuparsi come mantenere in vita il corpo: Krishna provvede.
Dobbiamo sempre sentirci senz’aiuto e considerare Krishna come l’unica base del nostro progresso nell’esistenza. Infatti, non appena ci s’impegna con serietà nel servizio di devozione al Signore, in piena coscienza di Krishna, si diventa purificati da ogni contaminazione generata dalla natura materiale. Esistono differenti forme di religione e differenti vie di purificazione, come lo sviluppo della conoscenza, la meditazione nel sistema dello yoga mistico, e così via, ma chi si abbandona a Krishna non ha bisogno di sottostare a tutte queste pratiche. L’abbandono a Krishna gli eviterà di perdere tempo, gli permetterà di superare i frutti di tutti gli altri metodi e di liberarsi dalle conseguenze di tutte le sue colpe.
Tutti dovrebbero sentirsi affascinati dalla bellezza di Krishna. Il nome stesso di Krishna significa “infinitamente affascinante”. È molto fortunato colui che prova attrazione per la forma di Krishna, bella e onnipotente. Esistono diversi tipi di spiritualisti: alcuni sono attaccati all’aspetto del Brahman impersonale, altri a quello dell’Anima Suprema, ma colui che è attratto dall’aspetto personale di Dio, la Persona Suprema, e soprattutto chi è affascinato dalla Persona Suprema nella Sua forma di Krishna è certamente il più perfetto. Il servizio di devozione offerto a Krishna, in piena coscienza, costituisce dunque la parte più confidenziale della conoscenza, l’essenza stessa della Bhagavad-gita. I karma-yogi, i filosofi empirici, gli yogi e i devoti sono tutti considerati spiritualisti, ma il puro devoto, colui che ha una devozione pura per il Signore, è il migliore di tutti. Qui le parole ma sucah, “non aver timore, non preoccuparti, non esitare”, sono piene di significato. Infatti, si potrebbe esitare davanti alla possibilità di rifiutare ogni altra forma di religione per abbandonarsi a Krishna, ma tale paura sarebbe priva di fondamento.
Azione simbolica – Silenzio
Preghiera finale (in piedi)
Riempiamo il nostro cuore di compassione
(tempo di silenzio)
Dobbiamo dunque essere davvero uniti gli uni agli altri.
(tempo di silenzio)
Dobbiamo essere consapevoli della fonte dell’essere comune a tutti noi e a tutte le cose viventi.
(tempo di silenzio)
Evocando la presenza della Grande Compassione, dobbiamo riempirci il cuore della nostra compassione per noi stessi e per tutti gli esseri viventi.
(tempo di silenzio)
Preghiamo perché tutti gli esseri viventi si rendano conto che sono tutti fratelli e sorelle che si nutrono tutti alla stessa fonte di vita.
(tempo di silenzio)
Preghiamo perché noi stessi cessiamo di essere causa di sofferenza gli uni per gli altri.
(tempo di silenzio)
Decidiamoci a vivere in modo da non privare altri esseri viventi di aria, acqua, cibo, rifugio o della possibilità di vivere.
(tempo di silenzio)
Con umiltà, consapevoli dell’esistenza della vita e delle sofferenze che ci circondano, preghiamo perché la pace regni nel nostro cuore e nel mondo intero.
Amen.
da: “Preghiera della pace” di Thich Nhat Hanh
Musica conclusiva(seduti)
Comunità Monastica di Camaldoli
Monastero di Camaldoli, 23 maggio 2015