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Senza aver imparato, senza aver capito, Marzo Lazzeri – Lo Zefiro

Lo Zefiro

Notiziario Interreligioso – Redazione: Marco Lazzeri Anno V/20

SITO : http://www.cmif.altervista.org 

iniziative etico-spirituali a Firenze e Provincia – cell. 335.6415395

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Parlare di Accoglienza con don Gigi – Monastero di Romena

“Faccio sempre ciò che non sono capace di fare, per poter imparare a farlo”.

Vincent Van Gogh

Care amiche e amici,

sabato scorso ero alla comunità di Morello sopra Sesto, un bel posto. Era loro ospite Gigi di Romena per un incontro sull’Accoglienza. Non so se lo conoscete, gli incontri con Gigi sono sempre particolari ed è bello ascoltarlo, un fiume in piena che ti inonda di immagini, sentimenti, riflessioni, spunti e spesso ti mette in contraddizione facendoti vedere gli inciampi, ma sempre con amore e tenerezza, con la forza di uno che vive vicino agli altri. Parlava delle difficoltà che ci sono in questo mondo sepolto in una agitazione ansiosa, che soffre di una frenesia innaturale e vuota. E’ come essere durante un terremoto, diceva. E quando c’è il terremoto dove scappo? il luogo più sicuro diventa d’improvviso la strada dove non c’è il pericolo che le pietre e i detriti del mondo mi schiaccino, dove posso sfuggire al seppellimento, io ancora vivo. In un mondo come questo devo tornare in strada, per strada, uscire dalle case troppo sicure, che sono diventate alla fine pericolosamente anguste, divise da tutto. Porte chiuse, serrature, cancelli, muri, televisioni, solitudine, separazione, ansia di sicurezza isterica per la paura dell’altro che non ho avuto il coraggio di incontrare. Lasciare molto di quello che ho accumulato, diventare leggero e agile. Solo l’essenziale serve – e non è nemmeno sempre facile riscoprirlo, così abituato agli attaccamenti – per poter intraprendere di nuovo il cammino, lasciare luoghi conosciuti e chiusi per incontrare il nuovo che è in me, che preme da dentro per uscire, con lamenti ineffabili. Il viaggio, dentro e fuori. Riscoprire l’essenziale che ha significato profondo, dove ritrovo la parte migliore, quella importante, il significato, un senso. La felicità di accontentarmi dell’abbondanza straripante che c’è nel poco. La ricchezza delle cose semplici che non hanno un costo ma che contengono un valore. Per la strada vedo meglio la direzione, incontro la gente come me, con me. La strada è ampia, aperta e c’è posto per tutti. E il cielo mi custodirà, quello no, non mi crollerà addosso.

Grazie a tutti.

Marco

Precedenti:

   “Esiste un’unica rivoluzione possibile ed è quella che si fa da soli, quella che avviene nell’individuo, che si sviluppa in lui con lentezza, con pazienza, con disubbidienza!”

Oriana Fallaci

Care amiche e amici,

questa bambina si chiama Hudea ha 4 anni ed è una profuga. Un fotoreporter nel campo di accoglienza le scatta una foto e lei istintivamente alza le mani in gesto di resa, pensa che l’uomo con quell’oggetto le voglia sparare. Mi viene in mente quella famosa foto di un bambino ebreo deportato, con le mani alzate davanti al soldato tedesco con il fucile. La situazione è diversa, ma la percezione del pericolo è simile. Il futuro non riserva felicità, gli occhi hanno visto tanto di quell’orrore e assurda violenza che non si può più sperare perché non c’era più speranza di pietà là dove l’uomo ha lasciato il posto al burocrate della morte, dove la compassione si è spenta davanti alla banalità del male programmato in sterminio pianificato. Con calma, al tavolino.

Quando guardi nell’abisso, l’abisso ti guarda dentro e tu sei l’abisso, sei parte di esso. Dove stiamo andando? Quale è il senso, quale sarà il domani? Se ci sarà poi un domani. Un domani nel quale forse non mi sarà dato nemmeno di poter morire; gli animali muoiono per impossibilità di adattamento, l’umano no, lui si adatta a tutto, ma muore dentro essendo condannato a vivere il “non umano”. Come nei campi. Di nuovo, ancora adesso. Senza aver imparato, senza aver capito. La parte sanguinaria di quella porzione di cervello ereditata dall’evoluzione rettile prende il sopravvento. E non può che uccidere perché non sa fare altro, per questo tipo di lotta si era evoluta, in un mondo dove l’amore non aveva accesso, perché non era stato ancora partorito.

L’ONU nel 2014 ha contato cinquanta milioni di profughi nel mondo. In un anno. I signori del dolore continuano a fare i loro affari, la logica del profitto ha i suoi effetti collaterali, ma il gioco non si cambia. E’ il migliore mondo possibile, dicono. Non ci sono alternative, dicono. E comunque non saranno loro a fornirle. E guai a pensare che sono fortunato a non essere così come quella bambina, a pensare che non sono anche io un profugo, che sono tra i favoriti del sistema. Chi si sente salvo è già perso. Chi non comprende che in una logica simile non si può salvare nessuno se non il profitto e il denaro, è già caduto. Nel giorno in cui sarà chiamato non riuscirà nemmeno ad alzare le mani come questa bambina e gli occhi non potranno trovare la dignità che è ancora nei suoi.

Grazie a tutti.

Marco

L’amore è la più saggia delle follie,

un’amarezza capace di soffocare,

una dolcezza capace di guarire.

William Shakespeare

 

Care amiche e amici,

la realtà dell’associazionismo e del volontariato in Italia è una delle espressioni più alte della disponibilità delle persone al bene comune ed è riconosciuta dalla Costituzione come una delle forme più importanti di impegno civile.

L’Associazione “Vivere l’Etica”, di cui sono presidente, si inquadra in questa realtà e sta cercando nuovi spazi di attività e aree in cui operare per rileggere e rilanciare l’etica quale aspetto fondante del vivere civile. Sentire il bisogno di aprire un dialogo, per riprendere le radici di un argomento così importante e trasversale nella vita civile, è già una implicita ammissione di una sua mancanza o insufficienza di presenza e vitalità su questo tema. Questa frattura e sfilacciamento del buon vivere comune è purtroppo una realtà con cui ci confrontiamo ogni giorno.

L’etica dovrebbe essere un assunto inalienabile nella gestione e nell’amministrazione della cosa pubblica; nel rapportarsi all’altro nelle svariate forme che riguardano le relazione umane, nel guardare al mondo e alle persone con rispetto, attenzione e amore; nel non arrecare danni all’ambiente naturale tali che portino a cambiamenti permanenti e irrimediabili, e che compromettano le future esistenze; nella trasparenza della formulazione di progetti sia economici che scientifici che possono portare cambiamenti importanti nella struttura organica del vivente. Deviare da queste regole del ben vivere e del volere il bene del prossimo (nel porsi responsabilmente verso tutti con le nostre azioni e intenti) presuppone la volontà di intraprendere iniziative senza consenso sociale ed etica condivisa, facendo passare cambiamenti radicali dalle incerte conseguenze camuffate da innocuo sviluppo economico o scientifico. La tecnologia in ambito della fisica, della biologia, delle nanotecnologie, della gestione ambientale e quant’altro hanno potenzialità realizzative inimmaginabili per la persona comune e la logica che si potrebbe affermare è che ciò che si può tecnicamente fare, si fa (se economicamente vantaggioso) senza preoccuparsi delle conseguenza nel lungo periodo. La logica diventa quindi quella di perpetrare scelte di sviluppo di portata epocale, ma i cui esiti o scopi rimangono oscuri, e quindi il focus è solo sul tornaconto economico o di potere da parte di gruppi ristrettissimi di operatori che attraverso una disponibilità enorme di capitali possono realizzare logiche di dominio e controllo sulle coscienze nonché di rapina e accaparramento delle risorse. L’avidità e la cupidigia diventano in questo contesto le regole vigenti.

Tutto questo presuppone dunque uno stravolgimento e un allontanamento progressivo dall’etica e dalla centralità che le compete, nella perdita di identità di quelli che sono i perimetri all’interno dei quali sta il lecito mentre al di fuori si trova solo arbitrio, prevaricazione e volontà di potere coercitivo.

Penso che purtroppo nel tempo si sono andati sommando vari fattori che complessivamente ci hanno portati a vivere in un momento come quello attuale dove si può parlare di “emergenza etica”. Si sono confusi i limiti assegnati all’umano, il bene e il male sono diventate espressioni sindacabili, la visione del futuro non evoca serenità e ottimismo, ma perplessità per l’incerto e la sensazione profonda è di essere ostaggio di forze non ben identificabili che hanno interessi oscuri e sconosciuti se non addirittura inconfessabili.

In questo panorama di incertezza l’Associazione “Vivere l’Etica” si propone di portare una voce di chiarezza nella ridefinizione del concetto di etica. Cercherà di dare un contributo al dialogo e attraverso una corretta informazione di quanto accade aiuterà le persone ad assumere un ruolo critico e ad avere la capacità di elaborare un’immagine nitida del presente allo scopo di poter prendere una posizione di buon proponimento verso la situazione attuale. Avere coscienza è il primo passo per una esistenza più consapevole.

Grazie a tutti.

Marco

 

 

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