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Intenzione&volontà: Adhitthana – Corrado Pensa

Corrado Pensa sottolinea in questa nota tratta da le Tre angolazioni  sulla consapevolezza(v. sotto  www.)  l’importanza di portare ripetutamente alla mente-cuore la nostra motivazione. Ciò cui applichiamo frequentemente la nostra attenzione creerà una inclinazione nella mente. Da qui la necessità di alimentare adhittana, la nostra capacità di determinazione (che la tradizione buddhista indica come una virtù) ad alimentare l’aspirazione a raggiungere la liberazione per noi stessi e per il bene di tutti gli altri – bodhicitta.

Nota: adhittana compare nei Testi Theravada; bodhicitta in quelli Mahayana

 

In genere, tutte le volte che si accenna all’eventualità che il quotidiano, invece di essere un ostacolo alla pratica ne possa diventare, al contrario, un potente alimentatore, chi legge o ascolta si sente contento e rassicurato. Il che è comprensibile, a patto di non nascondersi le difficoltà dell’impresa. La quale si fonda su vari requisiti. Vorrei sottolinearne questa volta uno in particolare, a causa della sua importanza: la vitale necessità di portarci alla mente-cuore periodicamente la nostra motivazione, il nostro impegno spirituale. Ricordiamo, al riguardo, le memorabili parole del Buddha:

 O monaci, qualunque cosa un monaco pensi e consideri frequentemente, quella cosa diventerà un’inclinazione della sua mente .

E ricordiamo, anche, che la capacità di determinazione (adhittana) è una virtù (parami) che si è invitati a coltivare al pari delle altre. Il potere dell’intenzione è spesso richiamato dal Buddha, tanto più quando si tratta dell’intenzione più importante, l’intenzione della liberazione. In pratica a volte la presa di rifugio è la cosa più indicata, altre volte può essere il ribadire lentamente a se stessi l’aspirazione a raggiungere la liberazione per il bene di tutti (bodhicitta). Se poi questi modi classici ci creassero difficoltà, potremo certamente ricorrere a modalità più personali, della cui congenialità siamo più sicuri. L’essenziale è alimentare sistematicamente l’intenzione fondamentale. Naturalmente se siamo nati e cresciuti in ambienti antireligiosi, oppure siamo stati circondati da ambienti religiosi con i quali siamo però entrati precocemente in conflitto, può darsi che l’idea di formulare fervidamente (e uso questo avverbio con assoluto rispetto) la nostra aspirazione centrale non ci piaccia. Sennonché mi pare abbastanza irrilevante che la cosa ci piaccia o non ci piaccia: infatti solo l’esperienza pratica oggi, qui e ora, del formulare con adesione interiore il nostro impegno può farci comprendere quale è il nostro rapporto con questa specifica forma di lavoro interiore.

Da Corrado Pensa in http://digilander.libero.it/Ameco/sati993/corrado.htm www.gianfrancobertagni.it/materiali/meditazione/trepensa.htm

Negli insegnamenti dei maestri contemporanei si sottolinea l’importanza della pratica dell’adhitthana. Dice Corrado Pensa a proposito: ” l’interesse e la fiducia per la pratica della meditazione stanno alla base della capacità di prendere e riprendere la determinazione di lavorare tutte le volte che ci capita. Nel lavorare sempre più in questo modo, a prescindere dai risultati, e come se si generasse uno slancio del cavaliere, il gusto di lavorare nella difficoltà, nella sofferenza: ogni momento di adhittana  è un piccolo risveglio che può portare, con il tempo, un vero e proprio abbrivio positivo.  È questo il senso della pratica della determinazione, della risolutezza” cit. La tranquilla passione p. 194 – tratto da RvB I,1326-7

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