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Quando una parola è etica – Tae Hae sunim istruzioni di ottobre ’15

Istruzioni per la pratica di Dharma: ottobre 2015  (2559 E.B.)

All’interno dell’ottuplice sentiero vi sono tre stadi che si riferiscono al comportamento etico. Essi sono retta parola, retta azione e retti mezzi di sussistenza. Sulla retta parola il Buddha disse: ”Cos’è la retta parola? Astenersi dal mentire, astenersi da parole che seminano discordia, astenersi da parole ingiuriose, astenersi da chiacchiere oziose. Questa è la retta parola.”

Le quattro forme di parola non etica sono: 1. La parola falsa (mentire, esagerare, dare per vera una supposizione) 2. La parola maligna (diffamazione, pettegolezzo, parole che causano discordia, fraintendimenti, sospetti) 3. La parola aspra (volgarità, sarcasmo, umiliare, critica sprezzante, aggressione verbale) 4. La parola futile (parole inutili, chiacchere vane e stupide, vaniloquio). Il motivo nascosto dietro la parole calunniose e pettegolezzi è in genere l’invidia, il risentimento suscitato dalla rivalità. Altri fattori motivanti possono essere la volontà crudele di ferire o vendicare, guadagnare simpatie e mostrare di essere superiore. A volte si parla anche solo per imbarazzo nel mantenere il silenzio, senza avere realmente qualcosa da dire.

Esattamente si dovrebbe dire “la retta comunicazione”. Oggigiorno si comunica molto via messaggini, email ecc.   La consapevolezza significa anche:

- ascoltare con attenzione cosa dicono gli altri; molte volte persone che discutono su qualche argomento non ascoltano veramente, perché non vogliono capire le intenzioni dell’altro, e così si spreca tempo ed energie indiscussioni inutili

-  mantenere le promesse; se uno poi non può fare quello che aveva promesso, deve farlo sapere;

- rispondere se qualcuno chiede qualcosa gentilmente;

- incoraggiare e ringraziare coloro che fanno cose buone; è importante parlare anche di cose buone e belle, non     solo criticare e lamentarsi.

Dobbiamo essere consapevoli del modo e dei motivi del nostro comunicare. Purtroppo anche tra i buddhisti ci sono persone che fanno “promesse da marinaio” o parlano in un modo petulante, perfino con i monaci.

Per la pratica del mese di ottobre consiglio di fare attenzione soprattutto alla comunicazione. Il praticante potrebbe ogni tanto leggere le seguenti parole del Buddha e riflettere: “Oggi ho praticato la retta parola, o ho fatto errori creando sofferenza agli altri?”

Parole del Buddha (Anguttara-nikaya x.176) :«Ecco, uno evita la falsa parola e si astiene da essa. Egli dice la verità, è devoto alla verità, affidabile, meritevole di fiducia, non ingannatore degli uomini. In un’assemblea, tra molti uomini, tra parenti e congiunti, in compagnia, alla corte del re, chiamato a dare testimonianza di ciò che sa, non sapendo risponde: ‘Non so’, sapendo risponde ‘So’; non avendo visto risponde: ‘Non ho visto’, avendo visto risponde ‘Ho visto’. Egli non mente deliberatamente, né per proprio vantaggio, né per vantaggio altrui, né per un vantaggio quale che sia.»«Ecco, uno evita la parola divisoria e si astiene da essa. Ciò che ha udito qui non ripete là per causare discordia; ciò che ha udito là non ripete qui per causare discordia. Così rende concordi coloro che sono divisi, e coloro che già sono concordi incoraggia. La concordia lo rallegra, nella concordia si diletta, e con la parola egli diffonde concordia.»«Ecco, uno evita la parola aspra e si astiene da essa. Egli dice parole cortesi, piacevoli a udirsi, amabili; parole che giungono al cuore, dilettevoli, amichevoli e piacevoli.»«Ecco, uno evita le parole oziose e si astiene da esse. Egli parla al momento giusto, in accordo coi fatti, parola di cose salutari, parla del Dharma e della disciplina; le sue parole sono un prezioso tesoro, pronunciate al momento giusto, ragionevoli, misurate e assennate.»

 

 

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