Nota al Caffè filosofico del 13mar16 “Chi è l’altro” parlare assieme per ascoltarsi di più
CAFFÈ FILOSOFICO – CHI È L’ALTRO. 13 marzo 2016
Spunti e temi emersi – da vedere e rivedere quanto prima: potrebbero essere una traccia da mettere sui siti per indicare “praticamente” il modo di interazione al Caffè.
Nell’altro mi rispecchio, vedo la parte nascosta di me, il mio io sconosciuto. Questo già accade dal semplice punto di vista del corpo. Spesso guardiamo e troviamo l’altro sempre secondo una specifica ottica e ci orientiamo sempre in tale direzione.
Vedere la mia parte nascosta da SOLO o tramite gli ALTRI?
L’altro è la parte nascosta di noi. Ma questa parte nascosta di me la posso trovare anche da solo, per esempio, dando per via prioritaria attenzione a me stesso e da questa base posso aprirmi agli altri? O invece è necessario l’altro per riconoscermi per suo tramite, come riflesso in uno specchio? E se questo altro non collabora, che faccio di me?
Anche un libro può essere “l’altro” in cui rispecchiarmi, ma in talp caso la relazione te la gestisci tu e questo è ben diverso da una relazione viva. Comunque sia anche un libro può costituire un valido mezzo che ci può essere di aiuto. La relazione con una persona è una ricchezza. Molto dipende da noi, dalla nostra capacità di stare con ciò che c’è. Se entro in un bar saluto e nessuno mi risponde ciò non mi deve turbare, da parte mia donare un saluto, un sorriso è sempre un bene.
Tramite l’altro posso ritrovare la mia identità. Le religioni, nel loro sviluppo, possono essere di aiuto a trovare quel terreno comune dell’Essere in cui riconoscersi parte di una totalità?
L’altro ci completa, mi permette di vedere lo spiacevole e il piacevole che c’è in noi.
Conoscere l’altro è porsi in relazione sotto diversi punti di vista p.es emotivo, mentale. Ma oggi si parla di questi neuroni specchio che mi fanno entrare in una relazione empatica, uno soffre e io condivido questa sofferenza, uno è gioioso e io condivido questa gioia. Ma non può accadere che il mio comportamento si sviluppi reattivamente in senso opposto?
Noi possiamo apprendere dalla somiglianza, dalla congenialità degli eventi, ma anche dal loro opposto.
Onestà con se stessi
IO sperimento la RABBIA e la esprimo nei confronti di qualcuno. Se c’è una relazione d’affetto l’altro accoglie questa stato d’animo e te lo restituisce placato. Ma in assenza di un tale affetto, la mia rabbia genera in modo reattivo una risposta anlor più rabbiosa ed entro in un circolo cieco.
Noi abbiamo bisogno dell’altro. Se noi siamo mossi da un desiderio centrato sull’altro rimaniamo insoddisfatti. Il bisogno richiede dunque una riflessione interiore. Non è sano fondarsi sul bisogno, può ingenerare un meccanismo di pretesa/ripicca. Il bisogno può fondarsi da un lato sull’autostima, vale a dire che non mi aspetto dall’altro il senso della mia identità, dall’altro lato sull’amore per l’altro, vale a dire che tra amore e bisogno vi è uno stretto intreccio.
Al bisogno si connette il sentimento che ingenera un particolare stato d’animo.
Il bisogno può essere inglobato come parte centrale di una terapia interattiva di comunicazione. In tal caso si presenta connotato da un si ero impulso ad entrare “in relazione”.
Il passato è trascorso, il futuro non è ancora giunto e il presente è TROPPO CORTO
Mi posso muovere verso l’altro spinto da un fattore di curiosità, ma può esserci anche invadenza. La paura della solitudine può indurmi ad avvicinarmi all’altro, ma la stessa paura dell’altro può indurmi, al contrario, a rinchiudermi in abitudini ormai sperimentate.