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“Zefiro” di Marco Lazzeri – come fare informazione interreligiosa, l’esempio di Firenze

“Dimmi chi escludi e ti dirò chi sei”. Don Andrea Gallo – prete di strada

Care amiche e cari amici,

tempo fa parlavo riguardo a questo notiziario con un amico, Alessio, che mi diceva che secondo lui non si capiva bene l’intento e la mia posizione verso la pratica interreligiosa, come se volendo dare voce a tutti alla fine non avessi un’identità precisa.

Raccolgo questo consiglio, ringraziando Alessio, per fare una breve riflessione e per condividere quello che al momento è il mio sentire.

Lo Zefiro non è “mio” ma di tutti i lettori, è anche vero che comunemente le recensioni e la redazione del notiziario sono fatte da me e penso sia bene fare chiarezza. Devo dire che il mio concetto di interreligioso è nella pratica dell’incontro personale più che nell’aspetto sapienziale, è nel condividere momenti di silenzio più che in conferenze accademiche, è nello stare nella “base” con persone semplici e in ricerca come me più che con leader riconosciuti. Dico questo, per una mia latente propensione anarchica, ben sapendo e condividendo che l’aspetto culturale e di studio sia molto importante e non debba essere trascurato, cosa che anche io cerco di fare con saltuaria continuità. Secondo me la pratica interreligiosa non è solo nel parlare con altre tradizioni. Penso sia ricercare ad esempio il Cristo, se sono cristiano, nella chiesa e con le persone del mio credo, ma anche in una moschea o in una sinagoga e danzando e cantando canti induisti o dei nativi americani, recitare i mantra tibetani come preghiera a Cristo. Se non lo trovo in questi ambiti, temo che ciò che in cui io credo sia alla fine un’immagine costruita dalla mia parte egoica che contribuisce al senso di separativisi dall’altro, che non diventa mio fratello. Sempre mantenendo il radicamento nella propria identità (non andando verso un confuso sincretismo), credo che questa pratica sia utile per non identificarmi in una icona, in una immagine predefinita, che poi diventerebbe un idolo. Dio è uno, lo dicono molti, ma praticare questo concetto non è facile perché pretende di non avere attaccamenti e identificazioni. Se Dio è uno solo (e quindi Tutto è Uno), il Dio dell’altro è proprio quello in cui io credo … Questo, ed è solo una mia personale idea che può non essere condivisa, io penso che valga per ogni religione. Su questa base quindi accolgo tutti nello Zefiro perché il messaggio e il contribuito di ciascuno è indispensabile, non solo utile. D’altronde questo concetto è facile e ovvio nella visione del mistico (per lui l’interreligioso ha la bellezza di un grande viale alberato in primavera), meno per le religioni ben strutturate (per loro credo sia più simile ad una mulattiera).

Detto questo posso aggiungere che mi piacciono comunità come le Piagge o Libera, figure come Don Gallo, Panikkar, Etty Hillesum, Rūmī, Bonhoeffer per esempio, ma sono molti i maestri che prediligo. Seguo con entusiasmo gli sforzi di Mancuso per rifondare una teologia che recuperi secoli d’immobilismo della chiesa. Politicamente, più che di sinistra mi definirei antifascista. Non mi definisco cristiano, ma “me la faccio con tutti”, come diceva una persona che mi criticava, ed è vero e mi fece piacere che me lo disse. La cosa che alle volte mi meraviglia è che anche le persone stanno bene con me. Non litighiamo e preferisco guardare senza giudicare, se riesco. Non sono un capo che conduce (e quando l’ho fatto è stato un disastro o simile), penso di essere più affine ad un “facilitatore” che aiuta aiutandosi, ma non indico strade o mete. Non mi prendo carico degli altri anche perché non ho niente da promettere, perché niente mi appartiene. Non ho verità o certezze, pavento chi ne ha molte.

Sono lieto adesso che ci conosciamo meglio.

Grazie a tutti.

Marco

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