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Il retto sforzo, la retta intenzione: passi tratti da “La Rivelazione del Buddha” vol. I

I termini più frequenti che si ritrovano nel buddhismo theravada, quello degli “Antichi”, per parlare dell’impegno a ‘crescere’, a divemire più liberi dai vincoli del samsara sono, per esempio, l’intenzione (samkappa), lo sforzo (vayana), l’ atteggiamento diligente (appamatta) e la determinazione-risoluzione (adhitthana). . I primi due sono definì come “retti”, vale a dire retta intenzione e  retto sforzo. Selezione di passi ad opera di  Rodolfo Savini

Leggiamo a proposito di questi termini dei passi tratti  da  La Rivelazione del Buddha (RvB) vol.  I

Il grande discorso sui fondamenti della presenza mentale p. 368.   E cos’è, o monaci, la retta intenzione? L’intenzione di rinunciare alle cose mondane, l’intenzione di evitare la malizia, l’intenzione di non nuocere, questa è chiamata o monaci retta intenzione”. Nella nota 21 a pag. 373 si legge: ” Si noti che il termine samkappa indica il proposito cosciente e deliberato di compiere un’azione. Alla retta intenzione se ne contrappone una ‘non salutare’ che consiste nell’intenzione di godere degli oggetti del desiderio, l’intenzione di comportarsi con malizia, l’intenzione di nuocere. Nel Majjhima Nikaya 117  si ha una definizione di sammasamkappa:  ”La retta intenzione consiste nell’investigazione, nell’analisi, nell’intenzione, nella attenzione focalizzata ed estesa, nella concentrazione mentale e nell’attività vocale, di colui che ha ottenuto una mente nobile, priva di influssi impuri, e che segue e coltiva il nobile sentiero ”

Iv p. 368 : ” E che cosa è, o monaci, il retto sforzo? Qui, o monaci, in questo insegnamento, acciocché  non prendano vita stati mentali non salutari e dannosi non ancora sorti, egli sviluppa la volontà, si sforza, alimenta l’energia, applica la mente e si impegna.  Per abbandonare quegli stati mentali non salutari e dannosi che sono ormai sorti, egli sviluppa la volontà, si sforza, alimenta l’energia, applica la mente e si impegna. Acciocché prendano vita quindi stati mentali meritori non ancora sorti, egli sviluppa la volontà, si sforza, alimenta l’energia, applica la mente, si impegna.  Per stabilizzare quindi stati mentali meritori che sono sorti, per allontanare da essi la confusione, per farli aumentare, maturare, potenziare e perfezionare, egli sviluppa la volontà, si sforza, alimenta l’energia, applica la mente, si impegna. Questo è chiamato o monaci il retto sforzo”.  Si legge  nella nota 4 a pag. 394 ” ‘Diligente – appamatta’, ‘ardente’ e ‘risoluto’  sono tre aggettivi che vengono ripetuti in vari discorsi per sottolineare il convergere del retto sforzo e della fiducia”.

Le domande di Milinda – p. 159. “ il re disse: Venerabile Nagasena, voi mi diceste: ‘Affinché questa sofferenza possa essere interrotta e un’altra non sorga. È con questo scopo, sire,  che noi dobbiamo abbandoniamo il mondo. Questo accade in virtù di uno sforzo il precedente? Forse non si dovrà esercitare lo sforzo di momento presente?’ L’anziano Nagasena rispose: ‘Sire, lo sforzo nel momento presente è inutile, lo sforzo precedente è utile’. ‘Fatemi un esempio’ disse il re. ‘ cosa ne pensate, sire? Se voi foste assetato scavereste un puzzo o costruirete una cisterna per dire: ‘Berrò’?’ Il re: ‘No venerabile’. ‘Analogamente, sire,  lo sforzo nel momento presente è inutile, lo sforzo passato è utile’. ”

Sul termine adhitthana sempre ivi  nota p. 1326-7: Adhitthana, determinazione, risoluzione. È una delle dieci perfezioni (parami)  e indica il fermo  proposito di praticare l’Ottuplice sentiero.  Soprattutto negli insegnamenti dei maestri contemporanei si sottolinea l’importanza della pratica dell’adhitthana: “L’interesse e la fiducia che la pratica della meditazione stanno alla base della capacità di prendere e riprendere la determinazione di lavorare tutte le volte che ci capita.  Nel lavorare sempre più in questo modo, a prescindere dai risultati, è come se si generasse lo “slancio” del cavaliere, il “gusto” di lavorare nella difficoltà, nella sofferenza:  ogni momento di aditthana è un piccolo risveglio che può portare, col tempo, un vero e proprio abbrivio positivo. È questo il senso della pratica della determinazione, della risolutezza” Corrado Pensa, Le tre angolazioni sulla consapevolezza 

 

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