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Occidentali’s karma nelle parole di Rodolfo Savini.

Un Sanremo rivisitato a La Pagoda da Rodolfo

Il dubbio si insinua tra ogni scelta, è lo spazio di confine tra qualcosa cambia. Dal fatto più insignificante al più coinvolgente il nostro quotidiano è segnato da questi salti decisionali. Spesso non si notano, ora si colorano di entusiasmo, in altre circostante di una passiva inerzia.

La meditazione buddhista suggerisce di fare di questi momenti una occasione per intensificare la nostra pratica. Ad ogni cambiamento c’è un seme che sta maturando ed in questo seme è celata la potenzialità del nostro comportamento a venire.

Se il piccolo seme di quello stato d’animo o di quel pensiero non viene colto sul nascere, già dopo pochi istanti sarà molto più ardo plasmarlo. La conseguenza è che se ne diviene vittima, al pensiero è sufficiente un piccolo varco per invadere la mente con una rete di distrazioni, di pensieri che non ci appartengono. Qualunque sia la loro tenacia queste radici portano con loro quei germogli che pesano sulla coscienza: chi sono? che cosa devo fare? Assieme all’essere o dover essere, al senso della mia natura e dei principi etici che mi guidano, vi si aggiunge, segno della fragilità dei nostri giorni, il non-essere, il voler lasciare una vita in cui non ci si riconosce. Prende forma l’incertezza, si consolida il dubbio.

Sono dinamiche che potenzialmente maturano nella rinascita umana, non penso che una formica si ponga questi problemi …. lei sa che cosa fare. Per noi è una scelta sempre più pervasa dalle sensazioni, dall’emotività, dalla razionalità. Spesso la percezione di queste dimensioni esistenziali costituisce qualcosa che ‘diamo per scontato’, che trova la sua risposta nel conformismo sociale, nella non-scelta, nella protezione del gruppo, nel pensiero collettivo, anzichè esprimere la connessione con una  nostra rielaborazione esistenziale.

Queste riflessioni assai spesso perdono il loro equilibrio e scivolano nel chiacchiericcio tra un caffè e l’altro, tra una cliccata e l’altra di internetteologi senza forma. Sembra che la capacità critica, sentendosi incapace di mettere ordine in se stessa, rinunzi ad immergersi negli intrecci indistricabili della nostra interiorità accontentandosi di quelle risposte che il sentire comune gli fornisce già preconfezionate. Allora emerge chiaro lo sconforto per cui è meglio … lasciar perdere, rinunciare ad ogni riflessione. “È così, è sempre stato così!”, è il fiume di una esistenza che scorrendo mostra diversi volti sempre però … con le stesse espressioni, con i sorrisi e i pianti che lasciano un sigillo comune.

Certo che fare appello ad un po’ di saggezza potrebbe servire, ma dove trovarla? A cominciare da qualche decennio addietro l’Oriente ha pervaso l’Occidente con i suoi antichi modelli di vita. Così è per lo yoga, come per altri stili di vita quale ad esempio il buddhismo. Ci si ferma però alle immagini stereotipate che vorrebbero un Oriente fatto a nostra misura. Della saggezza orientale rimangono per lo più le parole, che si vestono di forme appariscenti.

Ecco che consuetudini che il Buddha ha consegnato all’umanità più di 2500 anni fa si ripropongono in Occidente talvolta, sia chiaro non sempre!!!, come un conformismo spoglio della propria essenza. La nostra società non ha i ritmi lenti dell’India, corre e correndo perde per strada qualcosa. Ci rimane addosso l’abito ma non la sostanza. Eccoci allora parlare di yoga, di questa sapienza o quest’altra, di induismo e buddhismo, contentandoci di condensarne il sapere in una forma, nell’ennesimo fanatismo; accanto ad un fanatismo esteriore pervaso dalla sfiducia nella politica, ne sta emergendo un altro interiore nella forma di una sapienza in saldo che si acquista con quell’abito o con quel mantra.

Ci sembra di aver fatto un gran passo avanti nella comprensione del nostro essere e del nostro dover-essere, nella nostra natura e nella nostra etica-morale eppure sappiamo bruciare tutto, si mangia ma non ci si nutre, si consuma ma non ci si arricchisce. In Oriente lo yoga ci mostra chiaramente i rischi insiti in una mente resa instabile da molteplici e variegati desideri e propone con fermezza un’esperienza individuale alimentata dalla propria pratica.

In più testi occidentali si traducono queste fluttuazioni, questa instabilità della mente (in cui spesso neanche il dubbio può attecchire) con l’immagine di una scimmia che salta da ramo ad un altro senza saperne il perchè, mossa da una curiosità che rimane tale, che non sa più assimilare la ricchezza nutritiva celata in ogni esperienza, il senso del suo essere, del suo esserci. Siamo nudi pur sentendoci vestiti, ci sentiamo ricchi pur essendo poveri, sapienti pur navigando nel fiume del samsara, di un divenire cieco seppure stimolante per le ombre variegate con cui spaventa o affascina.

In Oriente il karma indica la conseguenza che ogni nostra azione porta sempre con sè e che diviene a sua volta un fattore condizionante del nostro successivo comportamento. È l’effetto di una responsabilità individuale ora trasgredita (un karma pesante), ora accolta ed affrontata (un karma leggero).

In Occidente parallelo a questo vi è un karma collettivo dovuto proprio, da un lato, alla nostra insoddisfazione collettiva. Le caste indiane rallentavano il tempo, molti dubbi non venivano ad essere, molte ansie non accompagnavano l’individuo dato che il più delle scelte erano già predefinite dall’appartenenza ad un specifica casta. Il buddhismo, pur opponendosi al sistema castale, alimentava la quiete del raccoglimento e della consapevolezza nell’immagine stessa del sorriso che sfiora il volto imperturbabile del Buddha seduto nel Loto. Da un altro lato dal fatto che ora la natura risponde al nostro atteggiamento nei suoi riguardi. Anche la natura comincia a parlare e ad agire e sappiamo fin troppo bene che cosa ciò voglia dire, anch’essa comincia a produrre un suo karma, il karma ambientale.

L’Occidente è pervaso dall’ansia di fare, di un fare proiettato in una dimensione altra, verso un semplice “avere di più” o da quella di una paura che minaccia questi “averi”. In ogni caso il tempo stesso diviene “ansioso”, la fretta lo contraddistingue. Il nostro quotidiano non è pervaso dai ritmi cadenzati dalle stagioni, dal sorgere e dal tramontare del sole, dal giorno e dalla notte. In Occidente la mente corre più rapida e così è del nostro agire. Non solo la mente come una scimmia salta di qua e di là, ma anche il “nostro” tempo fa lo stesso. Pur tranquillo nella sua natura siamo riusciti a farlo “saltare”, la scimmia non ci dà scampo, ora scompare ora ricompare e con essa il non-senso del nostro esistere.

Abbiamo alle spalle l’opposto della pace e del contentamento, cioè della gioia nel poco ma portiamo con noi il cattivo odore dell’insoddisfazione che sembra placarsi con i profumi dell’apparenza. È il samsara, siamo nel mondo sfuggevole dell’illusione.

Abbiamo sempre i nostri miti ma ci divertiamo a dissacrarli nel susseguirsi logorante di un consumo continuo. L’interlocutore scompare, l’umanità si dissolve nell’odore asettico di un computer. Al cospetto dell’onda irrequieta del samsara siamo tutti poveri, i singoli come i popoli, drogati dal possedere, da valori che si incrinano, incapaci di aprire le vele a quel karma leggero fatto di rispetto, condivisione e corresponsabilità, manca il sorriso rimane la derisione.
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Questi valori verranno anch’essi gettati nella macina del samsara, di un tempo che ci sfugge e da cui nulla sfugge. Ogni momento potranno essere ripescati da chi li riconosca e ne riconosca la preziosità. Allo stesso modo potrebbero restarvi quale cibo nelle fauci di un consumismo canticchiato per strada. Potrebbero essere calpestanti con la noncuranza di un ballo senza cuore. Non si logorano, ma si lavano, non scompaiono nell’indifferenza del tempo, ma si purificano dal sovrappiù con cui l’ignoranza li riveste.

Riconoscenti per il suo insegnamento le scimmie vengono ai piedi del Buddha per offrirgli il miele da loro raccolto e dimenticato dall’uomo nel chiacchiericcio dell’irresponsabilità.

 

Sanremo, 7-11 febbraio 2017  vinto da Francesco Gabbani con la canzone “Occidentali’s karma”

Essere o dover essere
Il dubbio amletico
Contemporaneo come l’uomo del neolitico.
Nella tua gabbia 2×3 mettiti comodo.
Intellettuali nei caffè
Internettologi
Soci onorari al gruppo dei selfisti anonimi.
L’intelligenza è démodé
Risposte facili
Dilemmi inutili.
AAA cercasi (cerca sì)
Storie dal gran finale
Sperasi (spera sì)
Comunque vada panta rei
And singing in the rain.
Lezioni di Nirvana
C’è il Buddha in fila indiana
Per tutti un’ora d’aria, di gloria.
La folla grida un mantra
L’evoluzione inciampa
La scimmia nuda balla
Occidentali’s Karma.
Occidentali’s Karma
La scimmia nuda balla
Occidentali’s Karma.
Piovono gocce di Chanel
Su corpi asettici
Mettiti in salvo dall’odore dei tuoi simili.
Tutti tuttologi col web
Coca dei popoli
Oppio dei poveri.
AAA cercasi (cerca sì)
Umanità virtuale
Sex appeal (sex appeal)
Comunque vada panta rei
And singing in the rain.
Lezioni di Nirvana
C’è il Buddha in fila indiana
Per tutti un’ora d’aria, di gloria.
La folla grida un mantra
L’evoluzione inciampa
La scimmia nuda balla
Occidentali’s Karma
Occidentali’s Karma
La scimmia nuda balla
Occidentali’s Karma.
Quando la vita si distrae cadono gli uomini.
Occidentali’s Karma
Occidentali’s Karma
La scimmia si rialza.
Namasté Alé
Lezioni di Nirvana
C’è il Buddha in fila indiana
Per tutti un’ora d’aria, di gloria.
La folla grida un mantra
L’evoluzione inciampa
La scimmia nuda balla
Occidentali’s Karma.
Occidentali’s Karma
La scimmia nuda balla
Occidentali’s Karma

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