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Lo Zefiro, la solidarietà di Marco Lazzeri

“Per una scodella d’acqua rendi un pasto abbondante; per un saluto gentile prostrati a terra con zelo; per un semplice soldo, ripaga con oro; se ti salvano la vita non risparmiare la tua; così parole e azione del saggio riverisci; per ogni piccolo servizio da’ un compenso dieci volte maggiore: chi è davvero nobile conosce tutti come uno solo e rende con gioia bene per male”. M. K. Gandhi

Care amiche e amici,

seguo volentieri gli incontri di meditazione interreligiosa che si svolgono a Borgo San Lorenzo (vedi foto in evidenza)

Sono incontri con un numero di persone non elevato ma hanno per me e anche per altri che sono presenti una gradevolezza e un’intensità palpabile, ne usciamo arricchiti da momenti autentici vissuti insieme e più freschi e riposati, come del resto accade anche negli incontri di Firenze perché questo è uno dei doni che fa la meditazione specialmente se condotta in un gruppo. A Borgo però c’è anche un elemento particolare e proprio suo: la presenza di ragazzi di colore provenienti da varie parti dell’Africa. Sono persone che si trovano in case di accoglienza della zona, ospitati da famiglie e centri che li hanno accolti al loro arrivo in Italia dopo aver superato le trafile burocratiche di assegnazione.

Provengono da vari stati africani e sono quasi tutti dei rifugiati. Mi hanno raccontato che hanno attraversato il deserto e il mare con mezzi di fortuna, percorso comune a tutti e sanno a cosa vanno incontro ancor prima di partire. Sono dei veri e propri miracolati perché quelli che arrivano sono molti meno di quelli che non riescono a superare tutte le traversie. La maggior parte muore nel deserto, non in mare. “Non in mare? Allora quanti….?” Che ne so io cosa significa attraversare il deserto a piedi per settimane, navigare in mare aperto per giorni su un canotto o su un’imbarcazione inadeguata perfino a galleggiare nel porto. Di cosa può essere capace di fare uno scafista ad altri essere umani? Come ci si sente a essere molto meno che schiavi, perché lo schiavo vivo ha un valore per lo schiavista; ma non un profugo, dopo aver pagato la traversata, se muore subito è un guadagno maggiore e una seccatura in meno. L’etica del rispetto dell’altro, del riconoscere la dignità e la sacralità del vivente non ha spazio nel mondo della superbia e della cupidigia che non vede lo splendore del creato. Tutto così diventa orrore. Io non so cosa siano le prigioni e i campi di concentramento libici dove si vive per mesi, cosa accade, a cosa si sia sottoposto, senza riparo, senza difesa e senza alcun diritto o rispetto. Meno che numeri meno che bestie. Come si vive quando la mia vita ha valore residuo zero? Che ne so io di questo mondo? Arrivare in Italia significa davvero essere stati nella mano di Dio, e Lui pregano, spesso insieme e nella paura, nell’angoscia di poter morire da un momento all’altro e non sempre questa è la sorte peggiore…

Sono persone che si sono aiutate e tenute per mano, quando potevano, e ognuno per sé quando non si poteva fare altro, che hanno condiviso situazioni che io non conoscerò forse mai di persona. Per molti la loro fede e l’aiuto reciproco sono stai i soli mezzi di sopravvivenza. Molti sono Musulmani, alcuni Cristiani. E me li trovo davanti sulle sedie che ringraziano e si inchinano riconoscenti per un piccolo gesto di saluto, di accoglienza, per un sorriso. Sono eroi che non aver perso fiducia nel prossimo … Si condivide una preghiera e una piccola frase. In un inglese improbabile ho detto loro che in questi incontri possono imparare da noi la mediazione e siamo noi che da loro possiamo imparare ad amare l’altro. Hanno sorriso e uno sguardo dolce è scivolato verso terra. Evidentemente sapevano bene ciò cui accennavo. Li vedevo come nuovi Magi che arrivano da Oriente non per adorare un salvatore ma per portare in dono un messaggio di pace e di perdono a chi ne ha smarrito il senso, in una società malata di solitudine e con orizzonti esistenziali troppo limitati, opulenta, ricca fuori e povera dentro, viziata e pretenziosa, competitiva fuori misura e senza prospettive alte, consumistica e incapace di servizio e rispetto. Certo ci sono anche aspetti positivi: persone buone e profondamente etiche, attente, evolute e con ideali. Non ci sono solo male e povertà interiore anche nel nostro mondo. Gli aspetti di cui ho detto sono radicati in molti e soprattutto favoriti da un sistema che vuole consumatori compulsivi e non persone libere, responsabili, radicate e centrate su se stesse.

Guardandoli anche il mio sguardo è scivolato verso terra e li ho amati.

Grazie a tutti.

Marco

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