Nell’ascesi, il cuore gioioso ride – note a margine “Silenzio e ascolto” Camaldoli 2-4 giugno’17
L’incontro sul tema “Silenzio e ascolto” ha visto la presenza di due Relatori, Padre Guidalberto Bormolini e il monaco buddhista Ven. Osvaldo Thupten Tharpa. Le parole sono stimoli su cui poggiano le nostre domande e i nostri passi. Ora, nel testo sotto riportato, ho fatto tesoro delle parole di Padre Bormolini per sviluppare una rielaborazione personale di questi spunti. Spero davvero che da più lati possa vibrare, attraverso l’ascolto, la ricchezza che le parole ci donano. Rodolfo Savini
La preghiera profonda
La preghiera profonda ha le proprie radici nel corpo stesso dell’uomo, è la preghiera del cuore. Nei segreti del cuore la preghiera attinge le proprie risorse, il corpo è il tempio dello spirito. Dal Seicento in poi si è sviluppato un atteggiamento razionale che si è liberato dall’ascesi propria del Medioevo che però vediamo riemergere, seppure in forme diverse, ai nostri giorni.
Uno dei primi aspetti della pratica ascetica concerne il corpo. Dai segreti del corpo la spiritualità emergere sottoforma di gesti del corpo, di posture e di movimenti funzionali a predisporre lo spirito alla contemplazione. Vi erano asceti che dedicavano al corpo fino a mille genuflessioni al giorno come Celestino V a metà del Trecento, anche nel buddhismo tibetano la pratica delle genuflessioni ha fino ad oggi una grande rilevanza.
Secondo aspetto della pratica contemplativa è l’attenzione al cibo cui tutti i padri hanno prestato attenzione. Questa tensione ha in sé sia uno scopo etico sia un ritorno al tempo della creazione. La disciplina sul mangiare e il bere è vista come un sostegno alla preghiera.
Un terzo aspetto inerente la pratica dell’ascesi è l’arte del dormire a terra. Accanto a te, dice San Girolamo (m. 420), dorme Dio. È un modo per allontanare gli spiriti negativi. Talvolta il dormire per terra nel cimitero era vista come una pratica curativa. Anche tra i precetti buddhisti vi è quello di dormire per terra.
Un quarto aspetto concerne la veglia notturna. Si tratta sia di non dormire sia anche, nelle ore del sonno, recitare col cuore la preghiera mantrica. Dormo ma il mio cuore veglia. Taulero (XIV sec.) aggiunge che è meglio dormire che stare desti con una mente pervasa da pensieri.
Il quinto aspetto fa riferimento alla pratica dei bagni freddi. Molti monaci, soprattutto nel monachesimo celtico, erano soliti recitare 150 salmi immersi nella acqua fredda dall’ombelico in giù.
Alcuni testi sulla ascesi, p.es la Filocalia (XVIII sec.), parlano del calore prodotto dalla preghiera per grazia divina. Il calore non va fatto scendere sotto l’ombelico ma va ricondotto al cuore. Nella Filocalia si parla l’abilità di ricondurre il calore della preghiera al cuore. Devozione e pratica ardente hanno il comune scopo di rendere l’asceta luminoso. Si tratta di un’ascesi gioiosa in un cuore che ride.
Esicasmo – la Preghiera del cuore (dal IV sec. in poi)
L’Esichia coinvolge il corpo, la mente e la psiche. È una disciplina dei pensieri e delle passioni. Essa concerne una stretta connessione tra il mondo visibile e quello invisibile. I pensieri e le passioni si personalizzano e la scelta diviene attiva, una vera e propria lotta contro i pensieri negativi.
Con l’aiuto del Maestro il monaco localizza nel corpo il luogo in cui si celano i demoni e si esercita a prevenirne l’attività. La cella del monaco diviene luogo di difesa dai demoni. Questi ultimi si personalizzano nelle forme pertinenti ad ogni specifica cultura. È importante individuare il luogo in cui risiedono i demoni, è un cuore superficiale quello che permette ai demoni di annidarvisi. Non puoi negare l’esistenza dei demoni ma puoi contrastarne l’energia.
Vengono proposti alcuni metodi.
Il primo è cercare di sceglie pensieri positivi così da instaurare una lotta tale da cacciare quelli cattivi.
Il secondo prevede di constatare dove mi conducono tali pensieri e sapere che cosa accade se li seguo.
Il terzo afferma che, dato che i pensieri negativi disorientano, occorre reagire trovando espedienti come per esempio quello di materializzare i demoni in modo tale da potere parlare con essi.
Quarto punto. I demoni operano all’interno del cuore attraverso molteplici tentazioni. Il monaco cerca di mimarne con l’attenzione l’attività per vedere il danno che essi producono.
Il quinto consiglia di riportare su un taccuino il loro modo di operare.
Sesto. Occorre discernere i pensieri e a quelli nocivi occorre porre una specifica domanda: Sei dei nostri? O fai parte dei nemici?
Tutti questi espedienti alludono, come si diceva, ad una relazione con i demoni che si esprime in una vera e propria lotta. Abbiamo alcuni esempi. Creare durante il giorno dei cestini uno bianco e uno nero. Se prevale quello bianco si mangia, si prevale quello nero non si mangia. Un altro modo consiste nella vigilanza continua. Un altro modo ancora è quello di “infuocare il cuore” cosicché possa arderli.
I pensieri sopravvivono attaccandosi alla nostra mente e al nostro cuore, la scelta di ogni pratica consiste nell’evitare che ciò accada. Le passioni non sono un prodotto della natura esse vanno educate ricostruendo il proprio “Cuore di luce” mediante una preghiera incessante, il ricordo continuo di Dio. Il monaco smuove la cenere per trovarvi, soggiacente, il fuoco divino capace ancora di accendersi. Il cuore è l’altare divino. I Padri del deserto (IV sec.) vivono la stessa vita di Cristo. Aspirano a spiritualizzare, a divinizzare il corpo così da renderlo accessibile all’amore di Dio. Smaterializzandosi si vestono di luce e impediscono, così facendo, alle passioni di dimorare in loro. Il cuore, il respiro e il mantra sono alcuni strumenti funzionali a presentarsi nudi al cospetto della luce divina.