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Meditare con Tae Hye sunim, luglio-agosto ’17

Indicazioni per la pratica di Dharma – luglio-agosto 2017 (2561 EB):

Una pratica naturale

Con consapevolezza possiamo notare se la nostra pratica spirituale è viva e naturale, o se cerchiamo di costringerci a un modello stereotipato.  Di solito ognuno vive nel suo piccolo mondo e ripete quasi meccanicamente i modi di sentire, pensare e reagire. Facilmente questo atteggiamento schematico della vita continua anche nella pratica del Dharma.  Quando la mente e il cuore diventano semplici e dunque sensibili, possiamo imparare qualcosa da tutti i fenomeni intorno a noi, dal “sutra cosmico”: mutevolezza, insoddisfazioni grossolane e sottili, le cause dell’insoddisfazione, cause ed effetti, la luce del puro essere quando la mente è silenziosa – tutte queste cose sono presenti nella nostra vita quotidiana se noi semplicementeosserviamo con mente aperta cosa succede momento per momento. Così saremo capaci di imparare anche dai nostri errori.

Per la pratica in estate consiglio il seguente:

1  Praticare la meditazione seduta e camminata regolarmente  - quando possibile, anche nella natura, nel parco o davanti al mare.  Nel silenzio mentale notare pensieri e sensazioni che sorgono e lasciarli andare, uno dopo l’altro.

2  Essere attenti e notare se la propria pratica è naturale, non forzata.  Alcuni quesiti su cuiriflettere:  la postura seduta in meditazione è adatta al mio corpo, non troppo molle ma neanche innaturalmente rigida?  In quale punto del corpo sento più chiaramente la respirazione?  Nella mia pratica prevale un’atteggiamento di osservazione serena, o ci sono aspettative, irrequietezza o emozioni forti?  Sono capace di vedere i miei errori e difetti, per esempio egocentrismo, oggettivamente, e imparare da essi senza sensi di colpa angoscianti?  Oltre alla meditazione, quanto ho bisogno di letture e studi su testi di saggezza per capire meglio il Dharma?  Ho forse qualche senso di superiorità, pensando di essere migliore degli altri; o forse invece complesso di inferiorità? Sono capace di ascoltare altre persone, senza subito giudicarle e senza dare o imporre i miei consigli quando non sono stati chiesti?  La mia interazione con i fratelli e sorelle nel Dharma è schietta e amichevole, rispettando caratteri ed opinioni diversi?  Il mio modo di vivere, p.es. la mia dieta, è semplice e naturale, o ci sono cose a cui potrei rinunciare o cambiare per vivere in un modo più salutare?  Per concretizzare le proprie osservazioni il praticante può scrivere in un taccuino le esperienze e le intuizioni che ha notato durante la giornata.

3 E’ consigliabile ogni tanto camminare con presenza mentale e con mente non giudicante, in città, nel luogo di vacanze o anche nella natura: semplicemente camminare, guardare, ascoltare, senza valutare ciò che è bello o brutto, piacevole o spiacevole. Stare senza attrazioneo avversione.

Nel Tuvataka-sutta, “Discorso della celerità” (Sutta-nipata 4:14) il Buddha si esprime su una persona che sta camminando sulla Via della liberazione:

 

“Recide completamente

la radice dell’illusione: ‘Sono colui che pensa.’

Sempre presente mentalmente,

pratica a dominare le brame.

 

Quella verità che egli apprende,

la apprende dentro di sé e fuori,

e non se ne sente orgoglioso;

se così non fosse, i saggi non la chiamerebbero liberazione.

 

Per questo motivo non considera se stesso

migliore, inferiore o uguale agli altri.

Venendo in contatto con molte cose,

non discute del proprio sé.

 

Interiormente calmo, il monaco (il praticante) non cerca

una pace che dipenda da cose al di fuori di se stesso.

Per colui che è interiormente placato

nulla vi è da afferrare o respingere.”

 

 

 

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