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La gioia compartecipe, l’ottobre con Tae Hye sunim

Indicazioni per la pratica di Dharma  – ottobre 2017 (2561 E.B.):  “Gioia compartecipe”

Il Buddha ha parlato delle quattro dimore divine (brahma-vihāra) o stati mentali sublimi che sono: benevolenza, compassione, gioia compartecipe ed equanimità.  Spesso i buddhisti parlano della compassione verso gli esseri sofferenti.  Tuttavia non dobbiamo dimenticare le cose positive che ci sono nella nostra vita e nel mondo.  Ricordare queste è coltivare gioia compartecipe (muditā).  Muditā riguarda ciò che è gradevole e già presente; pertanto non è un augurio in vista dell’ottenimento di qualcosa, bensì l’auspicio che il bene continui ed aumenti.  Muditā è l’antidoto per invidia, rivalità, pessimismo, ingratitudine e tristezza.

Per la pratica nel mese di ottobre consiglio:

Fare ogni tanto la contemplazione della gioia compartecipe in cinque fasi (ogni fase circa 3-5 minuti): prima pensando a una persona cara; poi a se stessi, a una persona neutrale, quindi a una persona difficile e infine a tutti gli esseri.  In questo modo:

1. Penso alle cose buone nella vita di una persona cara: le sue buone intenzioni, le sue qualità positive, il suo successo nel lavoro… Spero che questa persona cara possa mantenere le cose buone e vederne il valore.

2. Ricordo e gioisco di tutte le cose positive nella mia vita, ad esempio la casa, la famiglia, i momenti felici con gli amici, la salute e la possibilità di praticare il Dharma.

3. Rammento e gioisco delle soddisfazioni di una persona neutrale: dei piaceri materiali, sociali e spirituali nella sua vita.  Auspico che sia in grado di mantenerli e che le sue buone aspirazioni aumenteranno e lo renderanno felice.

4. Penso a una persona difficile, una con cui sono in conflitto o che mi ha offeso. Senza invidia, mi rallegro delle cose buone nella sua vita e auspico che possa mantenerle. Sono consapevole anche delle sue buone qualità. Spero che la sua comprensione cresca e che i conflitti verranno superati.

5. Gioisco delle cose positive nella vita di tutti gli esseri umani ed animali: la sicurezza, l’alimentazione, tutto ciò che è buono per loro. Spero che possano mantenerle e apprezzarle.

Infine, sono grato a tutte le persone che aiutano i sofferenti in diverse parti del mondo. Sono anche lieto della bellezza della natura. Sono consapevole del fatto che il mondo non è solo sofferenza, ma anche gioia, bellezza e bontà.  Invece di abitualmente criticare gli altri penserò di più alle loro qualità positive.

La vera gioia empatica sorge naturalmente quando il nostro ego si scoglie.  Non è una gioia camuffata, un sorriso artificiale senza cuore, senza schiettezza. La coltivazione di muditā dà energia alla pratica stessa e genera quella freschezza che ci spinge a meditare senza stanchezza.  Possiamo ricordarci delle fonti di felicità anche nei momenti di difficoltà nel corso della giornata.

Questa pratica ci fornisce elementi ispiratori per rendere la vita, alla lunga, meno pesante.

 

Se vuoi dormire più serenamente,

quando poggi la testa sul cuscino pensa alle persone a cui sei grato,

o alle occasioni in cui hai aiutato gli altri e ti sei sentito bene con te stesso.

Ti riscalderà il cuore, regalandoti un sonno più sereno.

(Haemin Sunim: “Quando rallenti, vedi il mondo”. Mondadori 2017)

 

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