Baul a La Pagoda, l’Uomo del cuore. Riflessioni a margine – incontro 23nov18
Mi sono fatto così prendere dall’emozione di aver qui a La Pagoda per la terza volta Satyananda Das Baul e Hori Dasi che, al di là di una presentazione razionale ed esplicativa, ho cominciato ad esaltare la musica Baul, le comunità contadine nella regione di Calcutta in cui i menestrelli di Dio diffondevano la loro musica senza confini, la capacità che hanno di aprire la porta senza porte.
Ho usato un linguaggio che ha riecheggiato solo nell’animo di chi era disposto a coglierlo. Altrimenti… “Ecco l’invasato di turno che pretende di coinvolgerci! Voglio vedere davvero che cosa vi trova di interessante in questo musicista vestito un po’stranbo da arlecchino!”
L’amica, più razionale, che mi accompagnava in questa presentazione ha recuperato il discorso e lo ha reso … più comprensibile. Dalla lettura di qualche passo di Tagore sui Baul non sono riuscito a trarne il succo che mi aspettavo. Insomma, mi sono così fatto prendere che ogni parola … mi sembrava incapace di comunicare la ricchezza della musica di Satyananda.
Può essere difficile cogliere la potenza che Satyananda trasmette con ogni canto e danza. Io l’avevo conosciuto ed ero sicuro di ritrovarla, tant’è che nell’invitarlo gli precisai che La Pagoda non è tanto frequentata, che non si aspettasse un grande uditorio. ”Anche se siamo solo noi, tu, Hori ed io è una ricchezza averti qui, che ne pensi?” e di risposta “Io canto al Moner Manush, all’Uomo del Cuore!”.
Lo spazio del Tempio de La Pagoda vive nel silenzio meditativo, la mente si volge verso la quiete e dalla quiete si apre a contemplare il passato, il futuro e il presente, gli affetti che pervadono la mente coltivando un senso di benevolenza e compassione. “Io faccio la stessa cosa con la musica” mi risponde Satyananda. Questo è il sigillo di una amicizia, di una condivisione che va oltre e dà forma e sostanza a quella mia presentazione un po’ da scostante dal comune sentire.
La quiete contemplativa e il canto che prende forma dal corpo davvero sanno comunicare un entusiasmo che, per chi sa guardare ed ascoltare, si incontra con il ruggito del leone che nel cuore ti dice: “Vai quella è la strada, quello è il cammino!”
La quiete e lo slancio musicale che inneggia al creato si incontrano nell’immagine dell’Uomo del Cuore, nel dare intensità e concretezza alla tua presenza qui e ora.
Guardando in trasparenza, nel ruggito del leone si scorge un sorriso, quello di una fiducia che ha trovato dimora nel corpo. Il sorriso brilla verso ogni cosa abbia un corpo e una forma …. “Che tutti gli essere siano felici, tutti chiunque essi siano. Vicini e lontano, nati e non nati….”. Così dice il Buddha. Ma così dice anche il musico Baul: “L’Uomo del mio cuore abita dentro di me. Ovunque io guardi, è lui. In ogni mio sguardo, nello scintillio della luce. Oh, non riesco a perderlo… Qui, là e dappertutto, ovunque mi giri, lui è proprio lì”.
Rodolfo Savini