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30-1°gen19, come il Buddha sulla Via di Francesco. Diario cammino 27dic-1gen’19. Da La Pagoda al Santacittarama

SECONDA PARTE

30 dicembre
Che ne dite…ci saremo alzati al suono della sveglia? Un nebbione cancellava il paesaggio come un sipario che non si apre…e in più freddo e umido!!!
Siamo giunti a valle … ed ecco il risultato! A tutto questo si aggiunge un percorso stradale dapprima sulla trafficatissima provinciale e poi, dopo aver svoltato a dx verso Anghiari, su una più tranquilla strada secondaria ma questo non migliora lo stato d’animo e la nebbia persistente lo peggiora.
Lungo la provinciale il via vai delle macchine aveva in qualche modo ridotto il peso della nebbia, ma una volta presa la strada per Anghiari non c’era più scampo.
Il lago, che doveva in qualche modo aprire lo sguardo alla bellezza della vallata, era scomparso e ciò che restava del paesaggio … era la monotonia dell’asfalto!
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Nulla di più demotivante per il pellegrino gettato in un ambiente così uniforme e monotono! Forse tutto questo poteva mettere alla prova e sondare la ‘qualità’ del viandante, se veramente sapeva fare del proprio passo, di ogni suo passo, un tesoro: un omaggio al corpo in movimento e al condensare la meta nel ‘qui e ora’. Virtù che in realtà si erano un po’ indebolite dato il fascino cui il paesaggio ci aveva abituato fino a quel momento.
Solo dopo l’innesto con la strada che viene da Caprese, poco avanti, abbiamo potuto svoltare a sx per entrare, seguendo più le indicazioni bianco-rosse del Cai che quelle che delimitavano la ‘Proprietà privata’, lungo una carrareccia che ci avrebbe accompagnato fino ad Anghiari.
La proprietà privata abbraccia il piccolo borgo di Albiano, ormai da lungo abbandonato. Un cartello, che sembrava apposto di recente, alludeva a un ‘Lavori in corso’ che effettivamente sembravano al loro inizio.
Si fa uno spuntino al bordo di un parapetto lungo una reglia, poi si prosegue, si attraversa la Motina e dopo un’oretta si giunge ad Anghiari.
Ma dov’è Il paese? Anche qui la nebbia era tale da averlo del tutto cancellato! Giunti a casa mia – ehm… risiedo ad Anghiari! – saliamo con le ultime forze al secondo piano. Ci gustiamo un the e, rinviando a dopo la doccia, ci si tuffa con energia rinnovata nella nebbia alla scoperta del paese…che davvero si nasconde!
Giunti in centro non ci facciamo mancare il timbro sulle credenziali prima di proseguire verso la Croce e in particolare verso l’insegna marmorea  che ci riconduce al nostro percorso: “Il Buddha sulla ‘Via di Francesco’ “.
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Questa insegna ricorda infatti che San Francesco, di ritorno da La Verna, si fermò proprio in questo luogo è vi appose una Croce. Siamo nel 1224 e da qui via via si edificò la Chiesa omonima.
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Poco lontano, nel paese alto, un attraente scorcio su Anghiari che la nebbia risparmiava alle nebbie della vallata. Un giro per i vicoli, per le mura sino poi a ridiscendere alla Stazione di Anghiari.
Finalmente la doccia segna la svolta nella giornata. Ci siamo potuti dedicare allo yoga e alla meditazione, come si dice, … alla grande!!! Le ossa ne avevano bisogno dopo essersi bevute non so quanta umidità.
Una cena davvero ‘casalinga’ prima di prendere la via…per fortuna breve!…verso le camere da letto!!!

31 dicembre
Il percorso verso Monterchi è più breve. Ce la prendiamo con comodo dedicando il giusto tempo alla meditazione e allo yoga. Nonostante un persistente filo di nebbia, si poteva apprezzare di più il paesaggio e questo, più si andava avanti nella giornata, più si schiariva.
Siamo passati lungo la vecchia Stazione e poi, imboccata la carrareccia in Volterrena oltre il Cimitero si è giunti alla provinciale per Arezzo.
Una volta attraversata, una strada secondaria ci porta sul crinale da cui si scorge Sansepolcro e sulla dx si volge per Turicchi. Tra boschi e prati, con una vista da entrambi i versanti, si giunge al Santuario di S. Maria di Petriolo.
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Ammirare la vallata dalla collinetta della Croce è un bisogno inderogabile: il Tevere, i suoi centri abitati, le sue campagne sono davvero attraenti. Una foto si stampa nell’animo di chi sa contemplare questa spaziosità.
Poco avanti si volge a dx e, sempre lungo una strada asfaltata, si scende alle propaggini di Fighille da dove poco avanti si risale a Citerna. Non sempre si seguono le indicazioni Cai, più che altro per la nostalgia dei tanti percorsi podistici lì svolti. Solo in un tratto si gira a dx e, lasciando l’asfalto, si segue una carrareccia Cai che giunge su al Convento delle Monache benedettine del “SS. Crocefisso e di Santa Maria”.
Il luogo è così ameno che suoniamo al campanello del Convento per chiedere se lo si può visitare. “Aspettate, ora arrivo”, l’attesa è comprensibilmente lunga…dalle stanze calde, usualmente abitate, si passa al freddo della chiesa che ci ricorda quella di Pieve S. Stefano.     Ci apre suor Maria che ci dedica tutta la sua accogliente premura per illustrarci le particolarità del luogo, gli affreschi sulle pareti ma soprattutto l’immagine del Crocefisso davanti a cui San Francesco si sarebbe raccolto in preghiera. Lei stessa, nel passarvi davanti, si inchina con devoto rispetto.
Non si poteva lasciare questo luogo senza una domanda: “Avete una cappella ‘calda’ in cui pregare prima di riprendere il nostro cammino?”. Gli occhi di suor Maria si illuminano di un senso di comunione più intensa: “Certo, seguitemi nell’oratorio”. Apre una porta a doppi vetri e si accede ad un ambiente caldo e raccolto dove usualmente le suore si riuniscono per i loro tempi di preghiera.
Ci sediamo, anche suor Maria si siede con noi “Rimango volentieri con voi, pregare non fa mai male!”.
Chiedo a suor Maria se posso, in questo ambiente così protetto, recitare due preghiere: “Certamente!”. Suor Maria mi si avvicina ancor più per dirmi che lei ha conosciuto il Dalai Lama a Milano tempo addietro durante un incontro interreligioso riservato ai monaci. Già allora era rimasta affascinata dal suo messaggio e sapere che anche noi pregavamo a tal modo la inducono a chiederci “Conoscete Raffaello di Firenze anche lui buddhista?  È con lui che ho a lungo parlato”. “Certo che lo conoscono! Anche se non di persona!” … tramite lui e tramite il Dalai Lama la “porta” della meditazione si apre. Così escono fuori la preghiera di fratel Carlo “Padre mio, io mi abbandono a te…” e poi il Discorso sulla benevolenza, il Karaniya Metta Sutta:”Ecco ciò che dovrebbe fare chi pratica il bene…”. Nulla più ricco di un dialogo interreligioso in un ambiente in cui le pareti vibrano di quiete. Ci accompagna al portone che si aprirà più volte, ora per un cappello, ora per un guanto…sembra che ci si voglia fermare da suor Maria.
Eppure il cammino prosegue salendo quel poco che ci conduce a Citerna. Una sosta nella piazzetta che crea, in una giornata fattasi chiara e luminosa, un quadro indimenticabile del paesaggio. Si gira il paese lungo la via principale, poi si scende nella galleria del percorso medi0vele dove, nell’arco tra una colonna e l’altra, si apre il versante verso  Santa Maria Tiberiana.
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Proseguiamo verso Monterchi, lungo la stradina che si incontra sulla dx, appena lasciato il paese. Giunti in valle, si guardano gli orari alle palette per tornare a La Pagoda.
Il nostro “primo itinerario” verso il Santacittarama è stato compiuto. Il prossimo anno si proseguirà da Monterchi per il “secondo tratto” e vedremo quando sarà…lungo!!! Distratti da queste considerazioni ci lasciamo passare il bus sotto al …naso! Quel che è un disappunto diviene in realtà un’occasione:”Perchè non si va su al museo di Piero della Francesca?” e perchè no?! Si salgono i pochi scalini (…ormai siamo collaudati!) verso il centro e visitiamo la mostra della Madonna del Parto.
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Un video ne illustra con chiarezza le diverse specificità, ma sedersi davanti all’opera è qualcosa di diverso. Le tende aperte dagli angeli ci aprono alla visione della Madonna. Lei, con riservatezza, pone una mano sul grembo ormai gravido, l’altra al fianco. Sa aspettare.
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Il nostro cammino, silenzioso e lento, ci riporta al bus su cui saliranno, assieme a noi, tante emozioni. Un cambio bus a Le Ville ci dà modo, seduti per l’ennesimo the-pellegrino, di conoscere Sergei. Seduto al tavolo nel retro tra un bicchiere di vino e una sigaretta accesa attende … senza attendere alcunché. Nel sedermi gli dico se è a conoscenza che in un luogo pubblico non si fuma. Con tranquillità spegne la sigaretta e si scusa.
Capisco che la sua sigaretta è come il bastone che mi ha sorretto lungo il percorso. Accoglie un cioccolatino che gli offro. Questa volta non dobbiamo perdere il bus. Prima di uscire chiedo a Sergei se possiamo farci una foto assieme, “Volentieri!”.
Nell’uscire dal bar sento in quante forme siamo pellegrini su questa terra sconosciuta. Alle 18.00 arriviamo a La Pagoda, è un momento in più per fermarsi e osservare, commossi.

1 GENNAIO 2019
La sera del 31 un misterioso evento … ci sembra di essere lì da non so quanto…! Avevamo già lasciato il necessario per la nostra Festa Buddhista e così è stato.
Si sono poste sull’altare tante candeline e mentre i passi del Dhammapada, uno dei più toccati testi buddhisti sull’etica, venivano letti, ci accendevano una dopo l’altra. Tutto l’altare era una luce.
Intanto già avevamo preparato, posate a terra, altrettante candeline che assieme disegnavano “PAGODA 2019”. Si accendono tutte…tranne l’ultima.
Un momento di Meditazione ci guida verso mezzanotte e allora ecco anche l’ultima candelina accendersi. Dalle finistre luci e botti giungevano, quest’anno particolarmente intensi. Si partecipa emotivamente a questo momento.
Da una breve meditazione sgorgano alcuni passi dalla benevolenza mai dimenticati “Che tutti gli esseri possano essere liberi dalla sofferenza, sereni e in pace”. Con questo messaggio, tra la gioia condivisa di questo momento, giunge la notte profonda e con essa l’anno passato lascia già il posto al 2019.
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Il regalo più bello però deve ancora arrivare. Il primo dell’Anno giunge la Comunità del Bangladesh che con Cerimonie e Preghiere arricchiscono di una sacralità inaspettata questo Nuovo Anno.
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