Così lontano Così vicino, letture interreligiose alla Veglia di Pentecoste Camaldoli 8giu19
In un precedente articolo abbiamo riportato una presentazione del tema di questa Veglia 2019, in un prossimo articolo riporteremo i testi letti da La Pagoda. Qui abbiamo alcune parti tratte delle letture di altre tradizioni religiose. Purtroppo non siamo riusciti ad estrarre una parte dal testo letto dalla Comunità Sikh dato il forte messaggio mistico che trae forza da una estesa genealogia di Maestri. La loro presenza come quella di tutte le Comunità partecipanti è riuscita a trasmettere una fede e un messaggio di pace e condivisione, non tanto e non solo con i testi letti, ma con l’intensità spirituale della lettura e della presenza.
Un ringraziamento alla Comunità monastica di Camaldoli per la capacità di riproporre questo momento di incontro e di amicizia fraterna e spirituale assieme.
Sono qui presenti in ordine di lettura i testi della Comunità camaldolese, di quella Sufi, di quella indovedica/vaisnava degli Hare Krisha, di quella dell’Himalayan Yoga Institute e di quella della Comunità Ananda
Comunità cristiana cattolica di Camaldoli
Dalla prima lettera di san Paolo ai Corinzi (13, 1-13)
La carità è magnanima, benevola è la carità non è invidiosa, non si vanta, non si gonfia d-orgoglio, non manca di rispetto, non cerca il proprio interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell’ingiustizia ma si rallegra della verità. Tutto scusa, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta. La carità non avrà mai fine. Le profezie scompariranno; il dono delle lingue cesserà; la conoscenza svanirà. Infatti, in modo imperfetto noi conosciamo, e in modo imperfetto profetizziamo. Ma quando verrà ciò che è perfetto, quello che è imperfetto scomparirà. Quand’ero bambino, parlavo da bambino, pensavo da bambino, ragionavo da bambino. Divenuto uomo, ho eliminato ciò che è da bambino. Adesso vediamo in modo confuso, come in uno specchio; allora invece vedremo faccia a faccia. Adesso conosco in modo imperfetto, ma allora conoscerò perfettamente, come anch’io sono conosciuto. Ora dunque rimangono queste tre cose: la fede, la speranza e la carità. Ma la più grande di tutte è la carità.
Comunità islamica – tradizione sufi
Nel poema “Il verbo degli uccelli” si parla di uccelli che volano alla ricerca del loro misterioso re che abita ai confini del mondo, il mitico Simorgh.
“Osservando più attentamente si accorsero che i trenta uccelli (si-morgh) altro non erano che Simorgh medesimo, e che Sīmorgh era i trenta uccelli: ne furono tutti stravolti e sbalorditi né poterono comprendere che cosa fossero divenuti. Infatti volgendo nuovamente lo sguardo verso Simorgh, videro i trenta uccelli (si-morgh), e quardando ancora se stessi rividero lui. E se guardavano da una parte e dall’altra al contempo null’altro appariva che un unico Simorgh. O meraviglia: questo era quello e quello era questo! Quando mai nel mondo si era assistito a un simile prodigio?” Liberati da ogni aspetto egoico comprendono dunque che la visione della Realtà suprema coincide con la visione di loro stessi. “E gli uccelli si annullarono eternamente in Lui: l’ombra si dissolse nel sole, e così sia”.
Emerge nel poema la stretta analogia fra la montagna e il cuore, dove il cuore è il centro interiore dell’essere ed è li che la presenza divina trova la sua naturale residenza poiché Dio non è altro e oltre la creatura ma – come ricorda il Corano – più vicino all’uomo della sua stessa vena giugulare.
”E, infine, mi fissai lo sguardo nel cuore, ed ecco, là io Lo vidi, in nessun altro luogo che là, Egli era! E per vero, così perplesso, stupefatto ed ebbro ne fui che un atomo solo dell’essere mio più non si vide
io più non ero”.
Tradizione monoteista indovedica/vaisnava
Associazione Internazionale per la coscienza di Krishna
Un’antica leggenda indú racconta che un tempo gli uomini erano dei, ma abusarono tanto della loro divinità che Brahma decise di togliere loro la Potenza Divina e nasconderla dove non l’avrebbero mai trovata. Dove nasconderla? Gli dei si riunirono in consiglio. Dissero: “La seppelliremo in fondo alla terra”. “Non basta- disse Brahma -l’uomo scaverà e la ritroverà”. Allora proposero di inabissarla in fondo all’oceano. ” No-disse ancora Brahma-prima o poi l’uomo esplorerà i fondali marini e la riporterà in superficie. Ecco cosa faremo – concluse la nasconderemo profondamente in lui stesso, perché non penserà mai di cercarla proprio li”. L’uomo è andato su e giù per la terra, ha scalato le vette più alte, ha costruito astronavi per scendere nei crateri lunari, si è tuffato nei mari più profondi con sommergibili e batiscafi…cercando affannosamente qualcosa che invece è sempre stato racchiuso in fondo al suo cuore.
Tradizione indù – Himalayan Yoga Institute
Il termine tradizione implica la storia, ma l’eternità non ha storia. La storia è un’onda nell’oceano senza rive dell’eternità. lo e voi non abbiamo storia, perché io e voi non siamo nati. Perché io siete onde nell’oceano di luce, un’onda che incontra un’altra onda nello stesso oceano. Non è possibile tracciare con una matita mare. Voi e io siamo due onde in un oceano di luce e questo si chiama amore. Amore la consapevolezza di essere due onde di luce compagne. La parola yoga significa unione, cioè amore. L’eterno amore divino non ha storia e l’oceano non può essere misurato contandone le onde; anche la luce dell’universo voi non moriremo. lo sono un’onda nell’oceano di luce. Voi linea di divisione tra due onde del non può essere misurata contando le sue onde e le sue vibrazioni. Yoga significa vivere in ogni momento con questa consapevolezza.
Le tradizioni sono limitazioni della coscienza e l’eternità non ha imitazioni. Quando gli antichi testi sanscriti parlano di creazione, non dicono: “Dio ha creato il mondo e Dio distruggerà il mondo”, ma: “Dio è diventato mondo e riassorbirà il mondo”. Dio diventa me e Dio diventa voi. E questo io e voi sarà riassorbito come le onde vengono assorbite nell’oceano. Vivere in questa consapevolezza senza tempo e senza spazio è yoga.
da Swmi Veda Bharati “Insegnamenti italiani”
Comunità di Amanda
“O Padre Divino, Tu sei appena dietro la mia preghiera: perché, allora, sembri così lontano? Tu palpiti nei miei sentimenti; la Tua presenza riluce attraverso il velo dei miei pensieri. Eppure sembri così lontano! Vieni, Padre! Solleva il Tuo velo! Vieni Padre, vieni! Ascolta la voce della mia preghiera. Voglio conoscerTi per parlare con Te, per sentirTi parlare con me. Voglio pregarTi e sapere che ascolti la mia preghiera. Mostrami la via che conduce a Te“
“Prega Dio e in questo modo: “Mio Amato Infinito, so che sei più vicino delle parole di questa preghiera; più vicino persino dei miei pensieri più vicini. Dietro ogni mio sentimento inquieto, possa io sentire la Tua preoccupazione per me e il Tuo amore. Dietro la mia consapevolezza, possa io sentirmi sostenuto e guidato dalla Tua coscienza. Dietro con il mio amore per Te, possa io di venire sempre più profondamente consapevole del Tuo amore”. Se preghi continuamente Dio in questo modo, se Lo preghi con tutta la tua sincerità, sentirai all’improvviso la Sua presenza come una grande gioia nel tuo cuore. In questa gioia traboccante scoprirai che Dio è con te, e ti appartiene“
Tratto da Come essere felici, Ananda Edizioni.