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Così lontanto Così vicino, lettura de La Pagoda all’incontro interreligioso di Camaldoli 8giu19

 Queste che seguono sono le letture che abbiamo preparato per la Veglia di Pentecoste  al Monastero di Camaldoli l’8 giugno 2019 su tema “Così lontano, Così vicino” – Per una riflessione sulla Veglia: si veda articolo del 20 giugno 2019

dal Lanka-avatara Sutra, il Sutra della discesa (del Buddha) a Lanka. Passi dei cap. II e III (ca. 412-433 d.C.)

Rispondendo alle domande del Bodhisattva Mahamati il Buddha disse: La falsa-immaginazione insegna che cose come luce ed ombra, lungo e corto, nero e bianco, sono differenti e devono essere discriminate; ma esse non sono indipendenti l’una dall’altra; esse sono solo aspetti  diversi dell’unica cosa, esse sono termini di relazione e non di realtà. Le condizioni dell’esistenza non si escludono reciprocamente; in essenza le cose non sono due, ma un’unità. Anche il Nirvana e il Samsara sono aspetti di un’unica cosa, perché non si può escludere il Nirvana dove c’è il Samsara, e il Samsara dove c’è il Nirvana. Ogni dualità è falsamente immaginata.    

In un testo del Monaco buddhista giapponese  Hakuin  (1686-1769) si legge:

Quando ti comporti in modo inconsapevole, si apre la porta dell’inferno; quando sei attento e consapevole, si apre la porta del paradiso. La mente è sia paradiso che l’inferno, perchè la mente ha la capacità di diventare sia l’uno che l’altro. Ma la gente continua a pensare che tutto esista in un luogo imprecisato all’esterno.  

 

Così riporta il prof. Riccardo Venturini – p. 74 Ri-legature buddhiste:

Se ci domandiamo ora quale posto abbia il sacro nella spiritualità buddista non possiamo non ricordare l’aneddoto che si riferisce alla conversazione di  Bodhidharma, primo patriarca dello zen con l’imperatore cinese Wu di Liang che chiese a Bodhidharma:  “Dall’inizio del mio regno ho fatto costruire molti templi, ho fatto trascrivere tanti libri, ho aiutato numerosi monaci; quale pensi che sia il mio merito?” – “Proprio nessun merito, Maestà!” rispose seccamente Bodhidharma. “Perché?” chiese, stupito, l’imperatore. “Tutte queste opere sono di un ordine inferiore – rispose in modo significativo Bodhidharma – le quali possono far sì che il loro autore rinasca nei cieli e sulla terra. Esse però recano ancora le tracce del mondo, sono come le ombre che accompagno gli oggetti. Malgrado le apparenze esse non sono altro che delle irrealtà. Il vero atto che procura merito è  pieno di sapienza pura, è perfetto e misterioso, la sua vera natura è fuori dalla portata dell’umano intelletto. Essendo tale, nessun opera di questo mondo può condurre ad esso”. Allora l’imperatore Wu chiese a Bodhidharma:  “Qual è il primo principio della santa dottrina?”  “È il vasto vuoto, Maestà, e nulla vi è in esso che sia da chiamarsi santo!” rispose Bodhidharma. “E allora chi è colui che ora mi sta dinanzi?”.  “Non lo so, Maestà!      

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