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Orienteering: Icona VII Cattura del Bue

Nel loro susseguirsi i Dieci Quadri della Cattura del Bue sono un percorso con cui confrontarsi nella propria crescita spirituale. Quest’opera, pertinente alla tradizione Ch’an Zen cinese, è nata nel XI sec.  – la prima pubblicazione è di Ching Chu – ha avuto un grande successo tant’è che ne troviamo, tra l’XI e il XII sec., diverse rivisitazioni ad opera di importanti artisti e poeti . Le icone riportate sono frutto dell’artista Kuo-an Shih-yuan (XII sec.) anche se poi, smarritesi nel tempo gli originali, sono state riprese dal pittore giapponese Shubun nel XV sec. e dal suo allievo Sesshu. Ogni Icona è accompagnata da una poesia e da un commento in prosa per renderne più esplicito il significato. A queste facciamo riferimento.

Nel riproporvi queste Dieci Icone ci permettiamo di farle diventare dapprima un gioco di attenzione. Dato che rappresentano la via verso la Cattura del Bue, l’addomesticamento della mente,  in ogni Icona, presa a caso, vi si può trovare il quadro di un momento. “Caduti” in questo qui&ora dell’Icona VII ci chiediamo guardandola: “Dove siamo?” e prima di leggerlo nella poesia e nel commento dei Maestri o nelle diverse spiegazione che ne danno gli studiosi, vediamo che cosa ora i nostri “occhi” sanno scorgervi. Vi invitiamo ad inviarci la vostra lettura di questi Quadri!

A QUESTO SEGUIRA’ IL QUADRO di SHUBUN e SESSHU

 

ICONA n° VII  “Dove sono?” – Orienteering…spirituale!

Vi scorgo la figura di un uomo in preghiera. Raccolto seduto sulle ginocchia con le mai giunte. Il suo sguardo è verso l’alto. Alle sue spalle la propria dimora o  il Tempio da cui è appena uscito. E proprio questo ‘esserne fuori’ lascia intendere che il suo sguardo non è volto all’introspezione tra mura protette e sacre ma si espande attorno. Un albero – la circolarità dell’icona forse lo rende tale – inchina i suoi rami con morbide foglie verso di lui.  Anch’esso sembra partecipi allo stupore mistico dell’icona. Poco avanti ai suoi piedi la roccia sprofonda ma davanti a lui, lontana, erta, con la cima che sicura mira al cielo più alto vi è la montagna alla cui ombra si scorgono altre montagne. Una più bassa, l’altra sembra, nella finezza delle prospettive, molto più alta e possente, immagine di una preghiera che non si posa davanti al finito. Il sole splende basso sull’orizzonte allude al suo percorso, sia esso concluso o all’alba di una nuova giornata. Affascinante è, poco sotto alla roccia su cui vi sono Tempio e ricercatore, l’immagine di più montagne, dalle vette protese al cielo che si susseguono l’una dietro l’altra dando l’impressione di una potenza recondita e inafferrabile. Il ricercatore, sulla sua roccia non può che giungere le mani nel silenzio stupito della contemplazione di due facce del mondo. Montagne velate dai colori disciolti nell’oscurità sotto, montagne accese dal sole accogliente all’orizzonte. Immagine toccante dello yin e dello yang, della luminosità e dell’oscurità, di un cielo terso e un altro velato da nubi oscure. Il ricercatore, seduto sulla roccia, volge lo sguardo avanti a sè riconoscendo nella luce del crepuscolo il mistero del volgersi della vita.

I MAESTRI SHUBUN e SESSHU (XV sec.)

ICONA VII      Il Bue è dimenticato, l’uomo riposa nel Sé

con i Testi originali9875ACBD-C302-40EF-97B6-C0CA3C548131

La poesia e il testo in prosa

Il Bue lo ha portato all’antica Dimora,
ma ecco che il Bue già svanisce e l’uomo da solo risiede.

Alto splendente si leva il sole nel cielo
ed egli tranquillo continua a sognare.

Laggiù, sotto il tetto di paglia,
L’inutile frusta e l’inutile corda ha lasciato.

Nel Dharma non c’è dualità. Il Bue è la Natura primeva dell’uomo; questo ora egli ha compreso. Una volta presa la lepre, non c’è più bisogno del laccio; la rete è inutile quando il pesce è stato tratto a riva. Come l’oro separato dalle scorie, come la luna che esce dalle nubi, risplende in eterno un raggio di quella Luce.

 

a cura di Rodolfo Savini

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