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Orienteering: Icona II, Cattura del Bue

Con questo Quadro n. 2 riprende il nostro ‘tuffo’ casuale di quest’opera che usualmente si articola in 10 dipinti. Appassionati come siamo di Cammini meditativi non potevamo che metterci la prova…ecco che ora dal sacchetto delle magie esce appunto il n. 2. Dove siamo? Che cosa scorgiamo in questo Quadro? Come lo vive il pellegrino lì dipinto e come lo vivo io? Quali passi fare? Ecco che ora l’Icona n. 2 ci porta in questo luogo ed inizia la nostra…ricerca!

Il gioco meditativo dell’Orienteering ci aiuta ad essere presenti in ogni momento del Cammino…perchè non vi partecipate? Inviate i vostri testi a info@lapagoda.org - Oggetto: Orientereeng n. 2. Si può partecipare anche al precedente: vedi Orienteering 9 agosto.

Dopo queste impressioni personali,  mi siederò ai piedi dei Maestri Shubun e Sesshu  (XV sec.) che in poesia e in prosa mi daranno i loro insegnamenti-guida.

Eccomi ora atterrare nell’Icona n. 2……

L’immagine della Cattura è circolare ed emerge dal quadrato quasi a ricondurci visivamente alla scoperta che nella solidità del quadrato, comune a quella già vista al n. VII, si cela il dinamismo della vita, la ricerca del Bue.

Come mai nasca in noi l’impulso alla ricerca del Bue? Forse deriva da una insoddisfazione innata. Siamo alla ricerca, più o meno consapevole, dell’altra  faccia della realtà. Ci sentiamo ‘composti’ da poche ‘tessere’ sconnesse e siamo alla ricerca di quelle più celate che ad esse ci connettono per acquisire una visione più ampia. Anche se assai spesso trascuriamo il cemento che le tiene assieme!!!

Questa insoddisfazione  esistenziale ci spinge a cercare questa ‘metà’ di noi stessi e non solo. Sul mio sentiero esistenziale scorgo dei segni inusuali, delle orme, simili a quelle che lasciano i miei piedi, ma più grosse e non ben definite. Le guardo, sembrano davvero quelle di cui mi hanno parlato i maestri o gli amici, quelle di un bue.

Il mio sguardo  comunque si fissa al suolo, si concentra e una ad una le segue. Di questo ’qualcosa’ da catturare, di quella pace interiore da ritrovare, vedo solo dei segni che si susseguono. Come catturare quel ‘bue” ancora sconosciuto nella sua forma? Mi hanno detto che serve un laccio e così  ne tengo uno tra le mani. Si risveglia in me l’entusiamo, il coraggio di sfidare le ombre sconosciute della paura. Mi sono fatto più deciso.

Attorno a me rimane solo il sentiero, tutto il resto si allontana, l’attenzione concentrata lascia il resto nelle ombre e nelle nebbie. Guardo solo la terra e cammino. Alla mia destra e alla mia sinistra lascio un paesaggio che perde consistenza, ora imponente e lontano con le radici posate su nebbie invalicabili ora piccolo e oscuro  aldilà di voragini  insuperabili.

 

I MAESTRI SHUBUN e SESSHU (XV sec.)

ICONA II      Vedere le tracce

con i Testi originali

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Ai bordi dell’acqua, sotto gli alberi,
   numerose le tracce intorno.

Le profumate erbe calpestate sono sparse qua e là, lo vede

Il bue lasciato libero può correre sulle alte montagne
e nelle gole più profonde.

Le sue narici sono rivolte al cielo, come può nascondersi?

Secondo i testi canonici, i Sutra, la giusta condotta passa attraverso l’intima conoscenza della dottrina. Le tracce sono evidenti. L’uomo incomincia a capire che tutti gli oggetti sono fatti del medesimo oro e vi è identità tra i diecimila esseri e se stesso. Non avendo indagato il giusto e lo sbagliato, come può discernere il vero dal falso? Non è ancora penetrato in questa porta, per questo si dice che ha visto le tracce.

a cura di Rodolfo Savini

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