Nella pratica meditativa ci sono tre aspetti essenziali: a) calmare la mente, b) essere consapevoli osservando  cosa succede dentro e fuori di noi, c) liberarsi dalle zavorre mentali e dagli ostacoli (ignoranza, attaccamenti, avversioni). 

Si può calmare la mente praticando qualche metodo di concentrazione (samatha). Quando la mente è abbastanza calma, si può più facilmente osservare il corpo, le sensazioni, i movimenti della mente e vari tipi di fenomeni. Questo tipo di meditazione è detto vipassanā in lingua pali. Con vipassanā vediamo con chiarezza la natura dell’esistenza, l’impermanenza e mutevolezza di tutti i fenomeni fisici e mentali. 

I fenomeni non esistono indipendentemente, non hanno essenza propria; esistono solo in connessione con innumerevoli altri elementi della realtà. Anche noi non abbiamo un “io” fisso dietro i nostri pensieri. Quello che noi chiamiamo “io” è solo illusione creata dai pensieri e dalle identificazioni che cambiano ogni momento. Praticando vipassanā si acquista comprensione, un’esperienza  diretta di come le cose sono, senza affidarsi a opinioni o teorie.

Vedendo la natura dell’esistenza comincia il processo di liberazione. Qualche volta il meditatore può accorgersi che è sparito per esempio il rancore, l’ansia o qualche paura. Chi ha l’abitudine di polemizzare e criticare gli altri, realizza che quel modo di parlare viene dall’egocentrismo, dall’inclinazione a mostrare di essere superiore. Il meditatore riflette su come vivere in un modo saggio e non è più schiavo di abitudini insane.

Gli illuminati hanno sperimentato la grande liberazione, ma se pratichiamo sinceramente, tutti noi possiamo avere piccole liberazioni. Meno attaccamenti ad opinioni, a voler avere sempre la meglio sugli altri; sentire ciò che è di mia proprietà come più condivisibile, avere più disponibilità e gentilezza e meno pensieri/parole di recriminazione se non abbiamo riconoscimento per ciò che facciamo per gli altri.

Parlare meno di se stessi, fino a non parlarne affatto, salvo se necessario, lasciare spazio all’ascolto degli altri con mente libera e senza fretta di dover per forza “aiutare”. Sono solo alcuni esempi, l’elenco potrebbe andare avanti all’infinito, anzi invitiamo a notare i personali passi avanti che si possono sentire come scioglimento di blocchi, ansie, conflitti interiori per lasciar posto ad un senso di pace e leggerezza.

Per molti praticanti all’inizio è difficile calmare la mente. Quando essi siedono con pensieri confusi che sgorgano a fiumi, la mente è caotica. Quindi prima è consigliabile dedicarsi a stabilizzare il corpo e la mente. Si può fare in questo modo: 

Cominciare ripetendo silenziosamente “inspirando ed espirando calmo il corpo.”

Quando si sente la calma che si espande in ogni parte del corpo, ripetere 

“inspirando ed espirando calmo la mente. Possa essere equilibrato/a. Possa essere in pace.“ 

Restare con queste frasi finché non si sente tranquillità nel corpo e nella mente. 

Quando il senso di tranquillità diventa una spaziosa equanimità, si può cominciare a praticare la consapevolezza delle sensazioni, pensieri, immagini ecc.  Ricordare che tutte le cose create sorgono e scompaiono: gioie, dolori, eventi piacevoli e dolorosi, persone, animali, nazioni e intere civiltà. 

Lasciamoci essere in mezzo a tutto ciò che è impermanente.

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