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Dal piccolo, per guardare oltre – Marco Lo Zefiro

Queste sono le righe che il nostro amico Marco Lazzeri de Lo Zefiro, Notiziario interreligioso di Firenze, ha apposto al numero di settembre e di cui noi de La Pagoda ne facciamo tesoro.

Care amiche e cari amici,
questa estate come sicuramente molti di voi ero in piscina, una piccola piscina all’aperto, affacciata su un panorama campestre. Un bel posto, simile a quello della foto. Avvicinandomi ho notato che l’acqua non era immobile ma con piccole onde che nascevano proprio dall’interno dello specchio d’acqua. Mi sono avvicinato e ho visto insetti che erano caduti in qualche modo in acqua e si agitavano perché non riuscivano ad uscire, mentre altri erano già annegati e quindi immobili. Ho avvicinato la mano ad uno di quelli che annaspavano e appena l’ho messa in contatto con il corpo dell’animale ho sentito evidente la stretta delle zampette che afferravano la possibilità di un approdo, di uscire da una situazione di grande difficoltà. Mi è sembrata la stretta di quando si trova un appiglio di salvezza. Pur così piccolo sentivo in lui la grande forza generata dalla disperazione e dalla speranza. Si è attaccato al mio dito e l’ho messo sul bordo della piscina. Grondante, distendeva le ali per asciugarsi al sole e riprendersi. Dopo un poco è riuscito a prendere il volo ed è sparito in un attimo nell’aria, libero. Di nuovo in corsa, nella vita che si riapriva all’esistere, in un’altra possibilità offertagli. Mi sono sentito felice, come consapevole di un aiuto che ha dato frutto. Tutto molto piccolo, minuscolo, quasi insignificante, certo, ma non per l’insetto, per lui era vita vera. Ho fatto la stessa cosa con gli altri in difficoltà e non potevo non pensare vedendo quegli esseri così piccoli, alle persone che annegano purtroppo tuttora in mare e alle quali è negato aiuto, non graditi perché non utili, visti come scarti indesiderabili perché troppi e inutilmente costosi. Vedevo quelle mani affioranti dalle onde e che poi scompaiono, rifiutate. Chi si crede padrone della vita e di poterne disporre per suo uso e profitto, è anche colui che decide se far sopravvivere o lasciar morire. Chi si crede dio per un momento, dovrà accogliere la verità nascosta nel suo essere, che si manifesterà quando la vita fuggendo da lui non concederà tempo per trovare un primario luminare in grado di allungarla di un solo istante, mentre la disperazione di chi ha sofferto per sua mano sarà davanti ai suoi occhi, bagnati dalle lacrime del terrore della solitudine, ma purtroppo ormai sarà tardi per tutto. Leggevo infatti in grandi libri di sapienza che nel momento della fine si rivede in pochi lunghissimi istanti tutta la vita e ogni più piccola azione rievoca il sentire profondo, adesso divenuto consapevole, che l’ha generata.
E’ l’amore che può salvare, se non so amare almeno che mi eserciti ad amare per… mio egoismo! Perché solo da lì credo possa venire del bene, solo da lì può nascere un senso. Come essere spirituale rivestito di materia, ho la possibilità di interagire con quella materia solo per cogliere opportunità di aiuto e servizio a favore degli altri, il resto lo perderò in quanto inutile vanità.
Grazie a tutti
Marco

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