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Il risveglio della saggezza; la realizzazione della vacuità – di Aurora Maggio, n° 4 ultima parte

In seguito agli 84000 insegnamenti esposti dal Buddha Sakyamuni sono sorte varie scuole, poiché il Risvegliato, grazie alla sua saggezza suprema, li ha esposti tenendo conto delle varietà di facoltà e inclinazioni dei discepoli. Il Grande Veicolo (sanscr. mahayana), nato in India, a livello di trasmissione dei lignaggi dei maestri e di arricchimento di commentari di grandi eruditi si è grandemente sviluppato in Tibet, dove è stato sintetizzato negli insegnamenti del sentiero (tib. lam) graduale (tib. rim) che, in sintesi, evidenzia i tre aspetti:

  • l’attitudine di voler emergere definitivamente dall’esistenza condizionata, permeata dalla sofferenza, ossia la rinuncia
  • il pensiero di voler ottenere lo stato dell’illuminazione con l’aspirazione ad essere di beneficio per tutti gli infiniti esseri, la mente chiamata bodhicitta
  • la saggezza che ha la comprensione corretta della natura della realtà, ossia la visione della vacuità di esistenza intrinseca e del sorgere dipendente dei fenomeni.

La pratica spirituale ha bisogno del metodo: per evitare di creare sofferenza a noi stessi e agli altri prima c’è la pratica dell’evitare tutte le 10 azioni dannose* di corpo, parola e mente, si crea così una base per sviluppare i tre addestramenti superiori dell’etica, della concentrazione e della saggezza, e quindi generando il desiderio altruistico si praticano le sei perfezioni**. In questo modo si ottiene una grande purificazione, un grande accumulo di energia positiva e si sviluppano le nostre grandi potenzialità, anche in relazione al beneficio degli altri esseri.

Tuttavia abbiamo bisogno anche del secondo sostegno del sentiero, ossia l’ottenimento della saggezza, necessaria per recidere alla base le radici dell’esistenza condizionata da karma e afflizioni.

Grazie all’addestramento nelle perfezioni di generosità, moralità, pazienza, sforzo entusiastico e concentrazione si ottiene una mente sempre più pacifica, luminosa e flessibile, che permette di sopprimere le oscurazioni afflittive (odio, attaccamento, confusione, orgoglio, malevolenza ecc.), quindi ogni afflizione ha degli antidoti efficaci (amore, equanimità, concentrazione, compassione, ecc.) ma parziali. Infatti alla radice delle oscurazioni afflittive abbiamo le oscurazioni alla conoscenza, in sintesi l’ignoranza che impedisce la chiara visione del modo in cui esistono il mondo e i suoi abitanti, il cui antidoto è la saggezza, un antidoto totale. Questa ignoranza è la radice delle afflizioni, che si sviluppano proprio perché essa si contrappone alla natura pura, serena e luminosa della mente, la oscura sovrapponendo caratteristiche artificiose.

Il meccanismo è semplice da esporre quanto difficile da realizzare: tramite i poteri sensoriali abbiamo una visione diretta delle cose, non concettuale, valida se è non difettosa per qualche handicap, su cui però immediatamente la coscienza concettuale sovrappone una concretezza, una vera esistenza completamente errata.

Per applicare l’antidoto bisogna prima di tutto capire come la coscienza caratterizzata dall’ignoranza opera, qual è il modo in cui apprende il suo oggetto osservato. L’ascolto del dharma, la lettura delle scritture ci aprono nuovi orizzonti sul modo di vedere le cose, ma il metodo effettivo consiste nella contemplazione e riflessione, nell’analisi introspettiva della propria mente, nel verificare cosa vi accade.

La meditazione principale per capire come esistono i fenomeni consiste nel cercare la loro identità. Per esempio come esiste un tavolo? Esiste per delle caratteristiche proprie, insite, inseparabili e immutabili? Senza la percezione di un tavolo abbiamo un ‘tavolo’? Cosa è che chiamiamo tavolo e che vediamo concreto e solido di fronte a noi? Se separiamo le sue componenti possiamo ancora chiamare ‘tavolo’ l’insieme delle sue parti? Si può dire che è vera, concreta, un’esistenza di qualcosa che muta continuamente e che è il frutto di cause e condizioni? Il tavolo è tale perché svolge le sue funzioni specifiche, ma se cambio la funzione dell’oggetto che cosa diventa? La parola ‘tavolo’ in fin dei conti non è solo un’etichetta nella mia lingua? È l’imputazione di un nome, che applico alla mia immagine mentale di un oggetto? Per sommi capi queste sono le principali domande che dovremmo porci per svolgere l’indagine.

Ugualmente per quello che riguarda la persona. Cosa identifica la persona, dove la troviamo se la cerchiamo? Nell’insieme delle sue parti? Nella forma? Nella coscienza? Nel nome? Come esiste, se esiste veramente, l’io a cui sono così attaccato?

Il grande erudito Nagarjuna (1° secolo d.c.) nelle sue opere che espongono la Perfezione della Saggezza ha esposto meravigliosamente queste analisi ed ha formulato la Madiamika, la via di mezzo, avvisando di non cadere nell’estremo della vera esistenza e nemmeno nell’estremo opposto della negazione nichilista.

La visione estrema della vera esistenza è negata dall’analisi che realizza la vacuità dell’esistenza intrinseca, per caratteristiche proprie, dalla loro parte, dei fenomeni fisici e mentali. L’estremo opposto, la negazione dell’esistenza, è confutato dall’esposizione del sorgere dipendente.  Quindi se verifichiamo il modo di esistenza della realtà a livello ultimo, ossia dopo aver svolto un’analisi profonda, scopriamo che gli oggetti della percezione, i fenomeni, non reggono all’analisi, troviamo la loro vacuità. Tuttavia, se li osserviamo con la prospettiva della realtà convenzionale, essi hanno una base su cui possono essere imputati, svolgono delle funzioni e come tali sono esistenti, nella loro varietà, fluidità e interdipendenza.

Si tratta di un soggetto che ha bisogno di tempo per essere realizzato, perché l’ignoranza da eliminare non è una non-conoscenza, bensì è un modo di comprensione opposto alla realizzazione corretta, una sovrapposizione di qualcosa, cioè l’esistenza veramente stabilita, un attributo che per natura non esiste, ma ci appare.

L‘osservazione della natura, l’introspezione della propria mente e del suo funzionamento ci conducono gradualmente a svelare la meravigliosa vacuità dei fenomeni, che tuttavia esistono e funzionano. Come lo spazio è la base su cui poggiamo e agiamo, così dalla vacuità sorgono le varietà e i modi. Grazie infinite ai Maestri che ci aprono gli occhi della mente.

Note:
*Le dieci azioni immorali sono l’uccisione, il furto, la sessualità sconveniente, la menzogna, l’offesa, la calunnia, il parlare a vanvera, la bramosia, la malevolenza e le opinioni errate
** Generosità, moralità, pazienza, sforzo entusiastico, concentrazione, saggezza – si veda articolo 26apr20 “Il sentiero” n° 3

 

 

 

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