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In ciò che è visto ci sia solo ciò che è visto, Tae Hae sumin gennaio ’21

Indicazioni per la pratica di Dharma: gennaio 2021 (2565 EB): Quiddità

Il Maestro coreano Haemin sunim scrive nel libro “Quando rallenti, vedi il mondo”:

“Quando la tua mente è rivolta verso l’esterno, è scossa dai forti venti del mondo. Ma quando la mente si rivolge all’interno, puoi trovare un equilibrio e dimorare nella calma. Le persone chiedono: Come posso sgombrare la mente quando medito? Più ci provo, più i pensieri sembrano riemergere.” Ciò è del tutto naturale, perché cercare di ripulire la mente è di per sé un pensiero. Non cercare di sbarazzarti dei tuoi pensieri, non funzionerà. Invece, sii testimone di un pensiero che appare. Sii testimone di un pensiero che scompare. Nel momento in cui ne diventi consapevole, la mente si placa e diventa limpida.”  

Molte persone hanno idee sbagliate sulla meditazione. Alcune persone pensano che non dovrebbero esserci pensieri durante la meditazione o che si dovrebbe sforzarsi di ottenere un qualche tipo di estasi. La pratica della meditazione buddista è realistica. È’ essenziale calmare la mente e osservare le cose come sono. La parola tathatā, tradotta spesso come “quiddità” o “talità”, significa precisamente la vera natura delle cose quando i nostri pensieri, immaginazioni e sentimenti non distorcono la realtà.  

Il Sutra del Cuore dice: “Non c’è ottenimento… e nulla vi è da ottenere”. Questo insegnamento del non-ottenimento significa che non si ottiene nulla aggiungendo nuove qualità alla propria personalità e quindi “decorando” il proprio ego. Lo sviluppo spirituale non è  ottenere qualcosa, ma liberarsi dagli ostacoli, diventare più semplici.     La mente umana tende a complicare tutto. Quando la mente è complessa e contraddittoria, anche le relazioni umane, i sistemi sociali, le ideologie e le religioni allo stesso modo si fanno complessi e contraddittori.

L’insegnamento del Buddha era molto diretto e semplice, ciononostante anche i buddisti hanno creato dottrine complesse, metodi di pratica complicati e gerarchie. Se non siamo semplici, non possiamo essere sensibili agli alberi, agli animali, al vento, a tutto ciò che accade intorno a noi. 

Il Buddha esortò a vedere e sperimentare i cinque aggregati dell’esistenza e i sei oggetti dei sensi yathābhūtam, o “così come sono”, come parte di un processo di cambiamento incessante. Yathābhūtam significa la quiddità.   Esercizio consigliato Sia nella meditazione seduta che nella vita quotidiana, puoi inizialmente concentrarti sulla consapevolezza di qualsiasi aspetto della tua esperienza.

Spesso è più facile iniziare con la respirazione e in base ad essa procedere osservando sensazioni, emozioni, desideri, pensieri e così via. Vedi le sensazioni come sensazioni e i pensieri come pensieri, senza identificarti con essi.  

Il Buddha insegnò la chiara osservazione in questo modo: “In ciò che è visto ci sia solo ciò che è visto, in ciò che è udito ci sia solo ciò che è udito, in  ciò che è percepito ci sia solo ciò che è percepito, in ciò che è conosciuto ci sia solo ciò che è conosciuto.  È così che dovresti praticare.” (Udāna 1:10)      

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