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MEDITAZIONE, istruzioni per l’uso di Massimiliano Foglini

MEDITAZIONE: istruzioni per l’uso.

di Massimiliano Foglini

 La meditazione serve essenzialmente a portare pace, amore e compassione nella nostra esistenza. Ci insegna a rimanere consapevolmente rilassati in mezzo a tutte le nostre esperienze, siano esse piacevoli e gioiose, o difficili e piene di problemi. Ci apre il cuore fino ad abbracciare tutto l’infinito; tutto viene compreso nell’apertura e nella saggezza di una mente che medita.

In una mente libera, liberata da tutte le catene dei suoi schemi, dei suoi riferimenti, libera dall’illusione di essere qualcosa di separato da tutto il resto, non esiste più giudizio, confronto, dualità, confusione, ma semplicità, meraviglia, chiarezza. E’ per questo che meditiamo, per riportare la mente nel suo stato naturale d’essere, libera da qualunque condizionamento.

Quando iniziamo una seduta di meditazione, dobbiamo lasciare che il nostro corpo si rilassi completamente,  lasciare che la nostra mente diventi tranquilla come un limpido laghetto della foresta. Semplicemente seduti con la schiena eretta ma senza irrigidirci.

Per comprendere meglio questa posizione, possiamo usare l’immagine di un re o una regina che si siede maestosamente sul suo trono. Lasciamo gli occhi chiudersi lentamente e rimaniamo seduti ad ascoltare le sensazioni del nostro corpo.

Notiamo attentamente i suoni, i pensieri e tutte le percezioni che si presentano alla nostra coscienza; permettiamo a qualunque cosa di venire e poi andare, di sorgere e tramontare, nascere e morire come fossero delle onde di un vastissimo mare. Osserviamo il movimento di queste onde rimanendo sempre il più tranquilli possibile.

Prendiamo coscienza del nostro respirare. Lo percepiamo in qualunque maniera si presenti: l’alzarsi e l’abbassarsi dell’addome, la sensazione dell’aria che entra ed esce dalle narici, oppure nel movimento del petto o in qualunque altra maniera lo riusciamo a percepire. Ci ascoltiamo semplicemente respirare; determinatamente e delicatamente nello stesso tempo. Lasciamo che il respiro segua il suo corso, non cerchiamo di controllarlo, ma solamente di seguirne il movimento, il ritmo: lungo, corto, leggero, profondo.

Mentre facciamo questo, lasciamo che tutte le sensazioni, tutti i pensieri, tutte le altre percezioni vadano e vengano come onde in lontananza. Ogni volta che ci distraiamo, che qualche ‘onda’ distoglie la nostra attenzione dal respiro, riconosciamo semplicemente che tipo di onda ci ha distratto, ad esempio un ricordo, un dolore fisico, una sensazione, ecc. e lasciamo che se ne vada via. Poi, gentilmente, torniamo alla sensazione del respiro.

La buona riuscita di una meditazione non dipende da quanto tempo siamo rimasti consapevoli del respiro o da quante volte il pensiero ci ha distratto, ma dall’essere stati consapevoli e a nostro agio nell’andare e nel venire di tutte le sensazioni, sentimenti, pensieri, progetti e qualunque altra cosa succeda durante la seduta.

Tornando delicatamente e gentilmente alla sensazione del respirare, lasciamo alla nostra mente quello spazio necessario per far andare e venire tutte le cose. Come ci ricordano tanti illustri maestri di meditazione: ‘il modo migliore per controllare una pecora, è metterla a pascolare in un prato vasto e aperto’. Così per la nostra mente, la lasciamo essere vasta, aperta, infinitamente spaziosa. Notiamo il respiro e il sorgere e lo svanire dei pensieri. Torniamo sempre delicatamente al
respiro fino a quando non si presenterà un’altra cosa, tutto nell’ambito di una sconfinata e infinita presenza mentale.

Rimaniamo silenziosamente in ascolto di quello che ci sta succedendo: il respiro, il pensiero, i sentimenti, le percezioni … osserviamo attentamente il fluire delle cose. E perché farlo soltanto durante la seduta di meditazione?

 

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