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Sorgente di gioia – Anne Cushman, riflessioni

La sorgente della gioia – riflessioni a cura di rs

L’invidia può sembrare insita nella natura umana, ma in profondità vi è mudita, la gioia per il bene degli altri.  

di Anne Cushman – www.yogajournal.com/wisdom/1157

 Anne apre e chiude il suo articolo con due parole che riguardano lo stesso evento visto però a distanza di qualche tempo. In questo intervallo temporale è accaduto qualcosa, ha coltivato con continuità la meditazione di mudita. E’ questa una meditazione che concerne la capacità di vivere la gioia verso gli altri e verso noi stessi. Ci parla di sé, allorchè legge di un giornalista che ha scritto un racconto su un argomento a lei congeniale. In un primo momento ha un “naturale” senso di perdita, ha subito un furto: “Oh guarda! Perché non ho scritto io questo libro!” Quando, dopo tempo, gli ricapita sotto mano, le viene spontaneo invece il pensiero: “Oh, che notizia meravigliosa! Sono veramente contenta che qualcuno abbia scritto questo racconto”.

E’ avvenuto un cambiamento. Si è accorta – e questo è proprio il compito della meditazione – di un  nostro limite. Riteniamo che la felicità abbia un certo “volume” e se qualcuno se ne prende una parte allo stesso tempo la sottrae a noi. Da ciò la “lotta” interiore ed esteriore per “riaggiustare” le proporzioni.

Anne, in un suo soggiorno a Dharamsala, in India, ha sentito il Dalai Lama parlare a proposito di mudita: “E’ logico – diceva –  che condividere la gioia è un bene. Se io fossi felice solo per ciò che mi riguarda, avrei indubbiamente delle limitate opportunità per esserlo. Se invece sono felice anche per tutto ciò che di bene accade agli altri, la mia gioia sarebbe senza fine”.

Mudita da un lato è tradotta come gioia simpatetica, altruistica. Esprime l’attitudine ad osservare e sentire nell’intimo il carattere frenante dell’invidia e della gelosia, virtù negative che emergono nell’io davanti ad una relazione che lo mette a confronto con qualcosa di altro da sè. Una esperienza, un incontro, un evento vengono soppesati con il bilancino dell’io. Da un altro lato, in senso più ampio, può anche essere una energia che emerge da noi stessi anche senza una condizione esterna, anche senza un deliberato sforzo. E’ la mente stessa che non si esime dal fornire spunti. Perché questo non accada occorre sapersi lavare e dissetare alla fontana della generosità e dell’altruismo, alla sorgente stessa della gioia.

Non è solo nei confronti degli esseri viventi che la virtù di mudita si illumina e illumina, ma anche nei confronti delle oggetti, delle cose, della natura. Diviene uno stato del cuore e della mente. E così davanti ad un bellissimo paesaggio, possiamo restare intrappolati nei pensieri di sempre, così come, al contrario, in una situazione difficile e caotica di traffico cittadino può esser colta una scintilla di gioia che ravviva la giornata.

Thich Nhat Hanh viene portato ad esempio proprio per la sua attitudine a condurci in questo reame di gioia, di mudita, già a partire dai più semplici incontri dei nostri sensi con i loro oggetti, il vento che tocca la pelle, il profumo che il naso sa cogliere e così via. Questa è la strada maestra lungo cui si muove il sorriso di mudita.

Ma che cosa capita quando invece sentiamo il tanfo di rifiuti lasciati da giorni per strada? Mudita deve farsi da parte per lasciare il campo aperto alla compassione. Sarà proprio la compassione (karuna) ad avvertire il lacerante taglio prodotto dalla superficialità, dall’egoismo, dall’ignoranza. Chiediamoci se prima che la rabbia prenda il sopravvento può tutto questo essere avvolto dalla benevolenza (metta) verso l’insensibilità, il gravoso fardello di sofferenza che produciamo direttamente o che subiamo passivamente. Ecco allora che la rabbia aggressiva e reattiva, viene smussata dall’equanimità (upekkha) che sa dare il giusto peso, che vede le cose così come sono. Allora, sull’onda di questa fiducia rinata, mudita torna ad accarezzare la vita. Ridà colore a ciò che si era inscurito.  

Fai conto sulla mia benedizione”, così la madre di Anne si esprimeva nei suoi confronti e così ora lei inizia ogni pratica meditativa su mudita. E’ dal suo stesso animo che emerge questo impulso, che altri spesso negano a se stessi, serrati nei loro propri giudizi. La gioia, se non è accompagnata dalla gratitudine, non riesce a camminare. Sono proprio gioia e gratitudine che aprono il mondo che già vediamo ad uno spazio totalmente diverso.

Come insegnate di yoga, Anne non soffoca  la bellezza e la gioia delle posture con un giudizio sulla qualità della performance, ma le fa vivere come un telescopio dalle infinite lenti che colgono la straordinarietà di un corpo-respiro-…-mente, così come è, fermo nel momento presente, la foto di mudita. Ogni sensazione si sviluppa nell’altra e sempre la stessa si arricchisce di colori e sapori. Tutto scivola nella leggerezza del tempo. Per questo Anne, stupita, fa l’inchino, il namaste, alla gioia, a mudita a questo potenziale che può solo fluire, con gratitudine in ogni direzione.

La gioia che Anne vuole condividere con noi, ha una radice amara, è nella perdita di un figlio, è nell’oscurità di questo punto nero, che è riuscita a far riemergere la gioia di vivere appieno l’esistenza. Ciò che rende la gioia brillante è proprio il focolare che nel nostro cuore consuma la sofferenza, che non riconosciamo o che rifiutiamo. La sensibilità alla gioia è la stessa che al dolore e dall’esperienza di entrambe non possono che svilupparsi quelle Divine Dimore di cui si è parlato, compassione, benevolenza, equanimità. Tra esse la voce di mudita è quella che incoraggia al sorriso materno che è insieme un abbraccio, un soffio di pace senza confine. Che cosa possono fare quelle invidie e quelle gelosie relegate nella corazza dell’io-noi? Possono fare molto, possono produrre molta sofferenza, ma ora divengono un sale che inevitabilmente si scioglie nelle grandi mani dell’oceano, nella grande accoglienza di un sorriso che non dice nulla, se non quello che è.

Con concretezza siamo ricondotti da Anne alla promozione di un collega, a quella coppia che si tiene per mano, a quel giovane che fa le posture di yoga alla perfezione, a quel babbo che incoraggia il figlio nelle sue prime bracciate in piscina o a quella maestra che porta i piccoli a spasso con le manine salde ai nodi della corda, a quella macchina che si ferma per farti passare e quanto ancora!

Allora si capisce perché davanti a quella rivista Anne si dica “Oh, che notizia meravigliosa! Sono veramente contenta che qualcuno abbia scritto questo racconto”.

Sull’autrice:  come scrittrice e insegnante di yoga e meditazione buddista si è particolarmente interessata a cogliere la connessione tra spiritualità e vita quotidiana. I suoi studi l’hanno condotta ad approfondire i temi inerenti la comparazione tra le religioni. Si è dedicata in particolare allo studio dello Zen. Nei suoi insegnamenti sa avvalersi della meditazione vipassana, come delle profonde conoscenze di diverse tradizioni  yoga.

www.annecushman.com/

A cura di Rodolfo

 

 

 

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