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Essere consapevoli o pensare un pensiero – audiovideo – Gunaratana cap. 6 e 7

Essere consapevoli di un pensiero o pensare un pensiero. Nel primo il pensiero ha una trama sottile, tra la consapevolezza che osserva e il pensiero stesso c’è un senso di distanza. Il pensiero viene con leggerezza e con leggerezza va via. Nel secondo il pensiero è molto più pesante, risucchia la coscienza e ne prende il controllo, innesca una catena ininterrotta di pensieri senza intervallo tra loro.

La consapevolezza del respiro ci avvicina a tutti gli esseri viventi, sperimenta l’interconnessione con ogni esistente. Il respiro è qui, radicato nel momento presente, ci connette al ritmo della vita nel suo divenire. Non va controllato né regolato, va incontrato, è la sinfonia della vita. Una gentile e paziente determinazione ci riporta al respiro, alla semplice sensazione fisica del respiro. Non alimentare né sprofondare nella mente pensante, né irrequietezza, né torpore. Gli irritanti psichici (p. es. attaccamento, avidità, invidia, odio) sono pronti a fagocitare la mente ma così possono anche fare gli stati mentali chiari, belli e felici. Entrambi ci fanno perdere il contatto con il ritmo armonioso del respiro, ci lasciamo indietro o ci proiettano avanti. La meditazione di consapevolezza, vipassana, rieduca, a piccoli passi e tramite la pratica, la mente. Ci aiuta a coltivare una concentrazione, il samadhi, ferma ed energica ad una unica cosa, p.es. il respiro; la consapevolezza, sati, ci apre ad una vigilanza pura e luminosa.

Ven. Gunaratana La pratica della consapevolezza. Ubaldini, 1991 cap,6 e 7

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