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Le nostre due facce, al lavoro e a casa – le riflessioni di Marco Lazzeri da Lo Zefiro

Care amiche e cari amici,

propongo una riflessione sull’universo femminile e del suo doversi rapportare con quello maschile. Quello che segue è un brano edito su una pagina FaceBook nel giorno contro la violenza sulle donne, scritto da un’amica che racconta un momento di vita in famiglia.

A proposito di violenza sulle donne… ripenso a mia madre, a me e alle mie sorelle, umiliate, prevaricate, oppresse da un padre/marito padrone.

Un giorno mi portò nella scuola in cui insegnava musica, ad una quarantina di km di distanza dal nostro paese, e scoprii una cosa che mi lasciò di stucco: i suoi allievi, ragazzini di scuola media, lo guardavano con adorazione, gli correvano incontro nei corridoi, lo salutavano festosi e stringevano la mano a me, che avevo la stessa loro età… lui sorrideva, dava carezze, mi presentava, scambiava battute scherzose con tutti.

A lezione lo vidi maestro amabile e dolcissimo, attento, paziente e premuroso come non avrei mai immaginato potesse essere…

All’uscita, nel salutarci una ragazzina mi si avvicinò e mi disse: “come sei fortunata ad avere un padre così… chissà com’è bello essere sua figlia!” Io non riuscii a risponderle nulla, guardai lui che era un altro a me sconosciuto, capii allora che aveva una doppia vita: poteva essere malvagio o meraviglioso, dipendeva dal contesto in cui si trovava e dai punti di vista di chi gli stava intorno, o forse solo dalla parte che in quel momento recitava, non so.

Ecco, guardando i post di oggi su FaceBook mi torna quella sensazione…

Anche con mio padre non mi è stata estranea questa sensazione di doppiezza nel vissuto in famiglia e all’esterno. Una dualità dove il maschio nella cornice familiare non riesce a trovare la tenerezza, l’affetto e la gioia del vivere insieme, ma è più attratto da un atteggiamento serioso, scomodo, irraggiungibile, che lo mette forse al sicuro, al riparo da scomode condivisioni con gli altri membri della famiglia, da un confronto aperto e un ascolto attento, dove con il dialogo e la dolcezza ci si può trovare non difesi da armature impenetrabili che mettono allo scoperto fragilità e bisogni che non ci si possono concedere, obbligati in una competizione di ricerca di potere. L’essere maschio in questa prospettiva arcaica e spero superata, anche se la trovo spesso presente, è un vissuto davvero pesante. Vorrei parlare adesso con mio padre di questo e del suo non detto, ma ormai è morto da trent’anni e posso solo dialogare in solitudine cercando di vedere in lui i traumi che abitano anche me.

Questo lavorio interiore prevede un cammino personale, certamente nel mio caso assistito dalla meditazione e dal silenzio che facilita un accesso alle memorie profonde e al recupero di quella sovranità emozionale che è sempre presente ma sepolta da detriti e macerie di dolori di mie parti che non hanno avuto voce per esprimersi e sono solo potute star male.

Grazie a tutti

Marco

“Quando l’anima ha la fortuna di incontrare il Bene – ma non è Lui stesso a venire a lei, è piuttosto la sua presenza a farsi manifesta – [...] allora all’improvviso vede comparire il Bene in sé stessa. Fra loro due non c’è più ostacolo di sorta e insieme fanno una sola cosa”.

Plotino

 

SITO WEB : http://www.cmif.altervista.org

 

 

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